domenica 10 maggio 2020

Gesù ha pregato per me.




Lo ha fatto “per” me, in mio favore. Ma lo ha fatto anche “per” me, cioè al posto mio, mi ha rappresentato davanti al Padre. 
Stavo pregando per alcune persone in situazioni difficili e di sofferenza. Ad un tratto ho avuto un pensiero, una sensazione, come se il Signore mi dicesse: “Figlio mio, devi sapere che questa tua preghiera –questa esattamente, per questa persona– l’ho fatta Io duemila anni fa, in una di quelle notti (come dice il Vangelo) che ho passato in preghiera, nella solitudine, parlando di te e di questa persona al Padre. Ti ho anticipato, anzi, sono Io che ho preparato questa preghiera ‘per’ te, affinché tu oggi potessi farla, affinché tu potessi condividere questa mia preghiera, che adesso è ‘nostra’… Vedi, in questo modo, questa tua preghiera serve innanzi tutto a fare comunione con Me. E poi, se fosse solo tua, che valore avrebbe? Invece, fatta da Me è divina, ha valore infinito ed è assolutamente efficace perché il Padre sempre mi ascolta (Gv 11,42). Insomma, sono Io che ho pregato ‘per’ te, allora, e ‘in’ te, adesso. 

Pablo  Martín  Sanguiao 

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