martedì 19 maggio 2020

PADRE PIO E IL DIAVOLO



Gabriele Amorth racconta... 


Padre Gabriele Amorth parla di Padre Pio 

Per ventisei anni, dal 1942 al 1968, l’anno della morte di Padre Pio, don Gabriele Amorth,  il sacerdote paolino che appare come il più autorevole fra gli esorcisti italiani, si è recato a  San Giovanni Rotondo, in pellegrinaggio dal santo del Gargano. Prima ancora di entrare in  questa “specializzazione” pastorale così difficile e straordinaria il sacerdote emiliano  esperto di mariologia si sentì attratto dalla figura del monaco del Sannio. Ventisei anni di  visite, di colloqui, di amicizia hanno lasciato un tesoro di ricordi e di esperienze. Un tesoro  a cui non potevamo non attingere, in questo nostro racconto su un aspetto tanto particolare  della vita di Francesco Forgione, tenendo conto anche della sensibilità «da specialista» di  don Amorth. 

È un destino: non appena si giunge a contatto con la vita di questo monaco si entra nella  saga. Sembrano episodi leggendari i racconti della prima infanzia, quando piangeva perché  non appena scompariva la luce si vedeva circondato da figure mostruose, quasi una  premonizione della presenza dell’Avversario con cui avrebbe lottato tutta la sua esistenza.  Sentiamo don Amorth: «Che Padre Pio, da bambino abbia avuto subito da lottare con il demonio è sicuro; anche se non possiamo indicare delle date precise. Però da quando è incominciato a entrare in una prospettiva di vita religiosa, da quando ha avuto quella famosa visione del gigante, a cui lui ha dato tanta importanza, fino alla morte, tutti i giorni è stato picchiato dal demonio. Tutti i giorni; tranne solo i primi giorni dopo aver ricevuto le stimmate visibili. Mentre quando le ha avute invisibili, ebbene anche in quel periodo, tutti i giorni era picchiato dal demonio. E tutti i giorni ha avuto delle apparizioni, o del Signore o della Madonna». 

Sono rivelazioni che possono apparire sconcertanti, in un mondo e in un ambiente  culturale come quello in cui viviamo, negatore «a priori» della possibilità di un’interferenza  concreta degli esseri spirituali nel mondo e nella vita di ogni giorno. Eppure don Amorth su  questo punto appare categorico: «Tutti i giorni. Una volta il demonio gli ha sbattuto la testa per terra, e gli hanno dovuto dare dei punti sull'arco sopraccigliare. Lo ha picchiato tutti i giorni». 

Sono rivelazioni che possono apparire sconcertanti, in un mondo e in un ambiente  culturale come quello in cui viviamo, negatore «a priori» della possibilità di un’interferenza  concreta degli esseri spirituali nel mondo e nella vita di ogni giorno. Eppure don Amorth su  questo punto appare categorico: «Tutti i giorni. Una volta il demonio gli ha sbattuto la testa per terra, e gli hanno dovuto dare dei punti sull'arco sopraccigliare. Lo ha picchiato tutti i giorni». 

«E poi gli inganni del demonio!» racconta l’esorcista. «E significativo soprattutto quello che ha avuto a Venafro, il demonio che gli appariva - gli è apparso sempre sotto forma spaventosa - ma là gli è apparso anche sotto forma del Signore, della Madonna; e anche questo ha continuato a farlo; gli è apparso sotto forma del suo superiore e del suo direttore spirituale, e gli dava degli ordini. E Padre Pio lì per lì rimaneva incantato. E poi andava a chiedere: ma è possibile padre, lei mi ha detto di fare così e così... No! Macché! Non ho mai detto questo. Si meravigliava, si stupiva; e qualche volta gli è apparso anche sotto forma di ragazze nude e provocanti, quando volevano tentarlo sulla purezza.» Il demonio è un puro spirito, «quindi non ha corpo, e se vuole rendersi sensibilmente presente deve assumere un corpo fasullo. 
Anche per gli angeli è la stessa cosa, perché sono angeli. Anche il demonio ha pur sempre la natura angelica. Noi vediamo l’esempio così bello, così tipico di san Raffaele che per poter accompagnare in viaggio il figlio di Tobia assume la forma fasulla di un giovane vestito da viaggio. E alla fine dice: a voi sembrava che io mangiassi, che io dormissi... tutto falso, era tutta una messa in scena, non aveva bisogno di cibarsi». 

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MARCO TOSATTI

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