LA NATURA DEL TEMPO E DELL'ETERNITÀ
L’ignoranza riguardo ai beni eterni e temporali
All’uso delle cose deve precedere la stima di esse, e alla stima la loro cognizione; la quale in questo mondo è tanto manchevole che non si eleva a considerare le cose celesti ed eterne, per le quali siamo stati creati. Non fa tuttavia meraviglia che conosciamo queste così poco, essendo esse tanto inaccessibili al nostro senso. Anzi le stesse cose che vediamo e tocchiamo sono da noi molto ignorate. Come possiamo comprendere le cose dell'altro mondo, mentre non conosciamo neppure quelle di questo mondo, in cui ci troviamo? A tal punto arriva l'ignoranza dell'uomo da non conoscere ciò che crede di saper meglio.
Tra fumo e polvere.
I mortali ambiscono e agognano tanto le ricchezze, le comodità, gli onori e tutti i beni della terra, perché non li conoscono. Aveva ragione San Pietro, quando insegnava a San Clemente Romano che il mondo è una casa piena di fumo, nella quale non si può vedere nulla; perché, come colui che si trova in tale casa non può vedere né ciò che sta fuori, né ciò che sta dentro perché il fumo gli impedisce di veder chiaro ogni cosa; così alla stessa guisa succede a coloro che stanno in questo mondo, i quali non conoscono né ciò che sta fuori del mondo, né ciò che sta dentro di esso e non intendono né la grandezza delle cose eterne, né la viltà delle cose temporali, ignorando ugualmente le cose del cielo come quelle della terra. Per mancanza di conoscenza diminuiscono la stima delle prime, dando alle cose temporali la stima che meritano le cose celesti e tenendo in tal poco conto queste, come si dovrebbe fare delle cose transitorie e caduche. Sono essi, dice San Gregorio, tanto lontani dalla verità, che tengono per patria l'esilio di questa vita, per luce le tenebre della sapienza umana e per soggiorno e dimora il corso di questo pellegrinaggio. Causa di tutto questo è l'ignoranza della verità e la poca riflessione su ciò che è eterno, per cui qualifichiamo i mali per beni ed i beni per mali. Per questa confusione del giudizio umano Davide pregò il Signore di dargli un maestro che gli insegnasse quali siano i veri beni, dicendo: Chi mi mostrerà i veri beni? (Ps. 4, 6)
Giacché gli uomini ignorano tutto e perfino gli stessi beni del mondo e tutto ciò che tengono di più fra le mani, ci succede quello che toccò ai figli d'Israele, i quali, vedendo la manna e tenendola fra le mani, non la conoscevano e si domandavano a vicenda che cosa fosse. A noi però manca perfino questa curiosità, perché non ci domandiamo neppure che cosa siano le ricchezze per le quali i mortali si espongono a tanti pericoli di morte.
Che cosa sono gli onori, per i quali i cuori umani si lacerano d'invidia e di ambizione? Che cosa sono i piaceri per i quali si sciupa tanta salute e si viene a perdere la vita? Che cosa sono i beni della terra che possiamo godere solo nel pellegrinaggio d'esilio di questa vita e che devono scomparire all'entrare nell'altra, come scomparve la manna all'entrare nella terra promessa? Con ragione Cristo Nostro Redentore nell'Apocalisse chiamò la manna una cosa nascosta, perché gli Ebrei, pur tenendola nelle loro mani, non la conoscevano. Così sono le cose di questa vita, nascoste cioè al senso, poiché sebbene le tocchiamo, tuttavia non le conosciamo. Ne confondiamo la stima, facendo temporali quelle che dovremmo tenere per eterne e, meno apprezzando queste, per stimare quelle che dovrebbero essere disprezzate. Mancando la conoscenza delle cose, ne mancherà pure la stima e per conseguenza si sbaglierà nel loro uso.
Ciò che succede nell'uso delle cose temporali si può riscontrare pure in coloro che mangiavano la manna. Infatti agli uni essa riusciva disgustosa e provocava il vomito; per altri essa aveva un sapore dolce ed era il cibo che più desideravano; tanta differenza v'è tra l'uso buono e cattivo delle cose. E il buon uso di tutte le cose dipende dalla loro conoscenza.
P. Gian Eusebio NIEREMBERG S. J.
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