domenica 7 giugno 2020

L’umiltà di Dio è il vero rimedio della superbia dell’uomo: umiltà del Verbo incarnato e sacrificato, sacramentato e profanato che scende all’ultimo posto per vincere l’orgoglio che mira al primo posto per soppiantare Dio.




Un segreto per conquistare il cuore del Signore.

L’umiltà di Dio è il vero rimedio della superbia dell’uomo: umiltà del Verbo incarnato e sacrificato, sacramentato e profanato che scende all’ultimo posto per vincere l’orgoglio che mira al primo posto per soppiantare Dio.

Se con un atto di orgoglio e di ribellione, il capo del mondo angelico e cosmico sprofonda nell’Inferno, con l’umiltà vissuta nella più totale ubbidienza a Dio, Cristo-Capo sale in Cielo fino al primo posto, alla destra del Padre per giudicare i vivi e i morti. Veramente l’umiltà è il più alto valore dell’uomo agli occhi di Dio.

Il Mondo è diviso in due città: la citta del bene, comandata da Cristo. E’ fondata sul rispetto, l’amore di Dio fino al disprezzo di me stesso con l’umiltà. E la città del male, comandata da Satana, fondata sull’amore, l’infatuazione dell’io fino al disprezzo di Dio con l’orgoglio (S. Apost. De Civitate Dei L. 14, cap. 28).

“Coepit Jesus facere et docere” (Att. 1,1). Gesù ha cominciato per praticare, prima di predicare, l’umiltà che tutto ripara e santifica, come la superbia tutto rovina. Ascoltiamolo parlarci della “cara (a Dio), santa (per l’anima), soave (per il prossimo) umiltà, nemica di Satana” (Poema 2°, p. 379).

“Benedite chi vi umilia, perché vi santifica” (Poema 10, p. 126). Ciò che mi umilia, mi santifica, anche la colpa!
In verità, l’umiltà è la pietra basilare della santità. In verità, vi dico, benedite chi vi umilia, perché vi dà il necessario per (conquistare) il vostro trono in Cielo.
E’ l’umiltà, che Io cerco!” (Quad. ‘44. p. 516). E’ fondamento e coronamento dell’amore, “lo sostiene e rende perfetto”. “Chi più si conosce, più si accusa” (Poema 5°, p. 382).

Il Signore: “Due cose assolutamente richiedo: amore e fedeltà alla verità, e umiltà sincera. Per questa sono ancora più inesorabile. La superbia, primo segno di Satana, mi allontana con disgusto” (Quad. ‘44, p. 516).

“Nulla è inutile, neppure le disfatte, le colpe: servono a formare l’umiltà. Senza umiltà, non si progredisce. Nei convertiti, la contrizione è in proporzione dei peccati. Li stritola sotto la macina del dolore e dell’umiltà. “Il mio peccato è sempre contro di me” (Sal. 50,5). Ciò tiene umile lo spirito. Quello del peccato è un ricordo buono, se unito alla fiducia nella Divina Misericordia e alla speranza. Le mezze perfezioni (o meno di mezze), si arrestano, si fermano, perché non hanno lo stimolo del rimorso di avere peccato gravemente e di dovere riparare, per farle procedere speditamente verso la vera perfezione. Certe anime innocenti stagnano come acque chiuse, immote, soddisfatte di essere limpide. Però, anche l’acqua più limpida finisce per corrompersi, se non si depura nel moto” (Poema 5°, p. 442).

“Il perdono, poi, non è mai negato all’umile di cuore! Nella sua umiltà, la Maddalena annulla il suo peccato. Tu, Fariseo, per la tua superbia raddoppi le tue colpe!” - “Non ho colpa!” - “Hai la colpa maggiore: sei senza amore”.

L’umiltà è il segno più netto della mia Dottrina”.

René Vuilleumier

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