1849-1861: TRA RIVOLUZIONE E RESTAURAZIONE
IV. Entra in scena il Piemonte
La Chiesa cattolica con cui sembra svanita, per il "tradimento" di Pio IX, ogni possibilità di collaborazione, diviene a partire dagli anni '50 il bersaglio diretto dell'offensiva delle società segrete 47. La guerra a Pio IX, ha il suo elemento propulsivo nel Regno di Sardegna, dove è asceso al trono Vittorio Emanuele II 48. Fin dal 1848 la lotta combattuta dai liberali nel Parlamento subalpino contro gli ordini religiosi, come ben documenta Angela Pellicciari, «costituisce il filo conduttore con cui spiegare le dinamiche della battaglia politica risorgimentale» 49.
L'ingresso del conte Giuseppe Siccardi al ministero della Giustizia e degli Affari ecclesiastici il 18 dicembre 1849, costituì una svolta politica decisiva nei rapporti tra il governo piemontese e la Chiesa. Fin dall'8 aprile del 1850, il nunzio pontificio Antonucci lasciò Torino, protestando contro la legge per la soppressione del foro ecclesiastico che segna l'inizio della violenta politica di persecuzione anticattolica da parte del governo piemontese. Approvata alla Camera e poi al Senato il 7 marzo 1850, la legge Siccardi venne controfirmata dal re il 9 aprile successivo. L'arcivescovo di Torino Luigi Fransoni, che vi si oppose, fu arrestato e costretto all'esilio nel maggio 1850 50. Il Papa si rifiutò di nominare un successore e la rottura divenne ufficiale.
Ministro dell'Agricoltura e del Commercio in quello stesso 1850, quindi passato alle Finanze, il conte Camillo Benso di Cavour 51 il4 novembre 1852, fu chiamato ad assumere la presidenza del consiglio dei ministri, che terrà quasi ininterrottamente, fino alla morte. Cavour aveva allora quarant'anni. Secondo l'ambasciatore austriaco, il nuovo ministro era un intrigante con la reputazione di non coltivare troppi scrupoli nelle sue faccende finanziarie personali 52 Di formazione cosmopolita, egli aveva fama di anglofilia, ma l'ambasciatore inglese ammetteva, riferendo a Londra, che possedeva un temperamento difficile ed arrogante ed inclinava politicamente verso la Francia 53. La politica di laicizzazione nel Regno di Sardegna, inaugurata dalle leggi Siccardi, venne da Cavour ripresa con energia 54. La formula Libera Chiesa in libero Stato, elaborata sotto l'influsso degli ambienti calvinisti ginevrini e del liberalismo anglo-francese, esprime una concezione dei rapporti tra Chiesa e stato antitetica a quella di Pio IX. Torino divenne grazie a lui la "capitale morale d'Italia" e il centro di aggregazione di un'unificazione italiana concepita in chiave radicalmente antiecclesiastica 55.
Nel 1849 Pio IX si è trovato di fronte Garibaldi, l'avventuriero esibizionista e senza scrupoli, e Mazzini, il "profeta" del terrorismo e della guerra civile. Il nemico che entra in scena nel 1850 è ben più temibile. Ha le maniere educate dell'aristocrazia piemontese e non si sporca le mani col sangue, ma è ineguagliabile nel tessere le fila di ogni manovra politica e diplomatica 56.
Il Pontefice ha stima dell'ingegno di Cavour e lo confiderà nel 1859 al fratello del ministro piemontese, Gustavo: «Se l'avessi avuto io per ministro non mi troverei in questi imbarazzi» 57. Cavour non rappresenta tuttavia le tradizioni del "Vecchio Piemonte", che sono incarnate dai suoi avversari nel Parlamento subalpino: il conte Clemente Solaro della Margarita, il conte Ignazio Costa della Torre e il marchese Vittorio Amedeo Sallier de la Tour alla Camera; il marchese Antonio Brignole Sale e il cavaliere Luigi Provana di Collegno al Senato, tutti eredi dello spirito delle "Amicizie", l'associazione cattolica fondata da Pio Brunone Lanteri per combattere la diffusione delle idee rivoluzionarie in Piemonte e in Italia 58. Lo spirito del "Vecchio Piemonte" è impersonato a Corte dalla regina madre Maria Teresa e dalla regina Maria Adelaide che mantennero sempre una viva amicizia col Papa ed esercitarono una benefica influenza sul sovrano sino alla loro morte nel 1855 59. Nel Regno Sardo, il Papa poteva contare infine su due sacerdoti molto diversi per ruolo e temperamento: don Giacomo Margotti 60 e don Giovanni Bosco 61.
Alla destra cattolica e conservatrice, si oppone nel Parlamento subalpino, un centro-destra liberale impersonato da Massimo D'Azeglio e una sinistra divisa nella corrente moderata di Urbano Rattazzi e in quella estrema di Lorenzo Valerio e Angelo Brofferio. Il principale nemico di Cavour resta però la destra contro-rivoluzionaria che ha il suo campione in Solaro della Margarita: per batterla egli trova un modus vivendi con la sinistra di Rattazzi, creando un "connubio" di maggioranza apertamente "progressista", che prefigura il ruolo del "centro" nella storia d'Italia: un centro che facendo appello ai valori moderati, avrebbe in realtà trasbordato il Paese sempre più verso sinistra 62.
Il 28 novembre 1854, Cavour, con il ministro Guardasigilli Rattazzi, presenta alla Camera dei Deputati un progetto di legge per la soppressione degli ordini religiosi sostenendo che essi esercitano un'influenza nociva non solo alle condizioni economiche e sociali degli stati, ma agli interessi della stessa religione 63, Pio IX il 22 gennaio 1855, in un'allocuzione concistoriale, critica duramente tutta la politica ecclesiastica piemontese, suscitando le preoccupazioni di Vittorio Emanuele, che in una lettera confidenziale del 9 febbraio gli promette di fare il possibile per far cadere il ministero Cavour e giungere ad un accordo con Roma 64. Nonostante le promesse del sovrano, la legge viene però approvata il 29 maggio 1855. Il 26 luglio Pio IX fulmina la scomunica maggiore su quanti l'avevano proposta, approvata e sanzionata 65. Da parte sua, don Bosco ricorda i castighi che nel corso dei secoli caddero su tutti coloro che, regnanti o sudditi, avessero tolti, venduti o comprati i beni consacrati a Dio, «avverandosi il terribile proverbio: la famiglia di chi ruba a Dio non giunge alla quarta generazione» 66.
Roberto De Mattei
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