LA BATTAGLIA CONTINUA 2
Il fenomeno più evidente del Vaticano II è di essere stato responsabile dell’attuale decomposizione del mondo ecclesiale. Certo, il mondo era già profondamente corrotto e la crisi che scosse la Chiesa è anche una causa della crisi che poi scosse la Chiesa. Però, i Concilii anteriori presero le misure necessarie, atte a porre fine alle crisi che poi hanno sempre riassorbito, mostrando una incomparabile vitalità soprannaturale con numerose salutari riforme che diedero vita alla fondazione di Istituti maschili e femminili, che poi hanno manifestato tanti frutti di santità, sotto la guida dello Spirito Santo e dello spirito di Gesù, Spirito di Santità!
Non così con il Vaticano II. Lo stesso Paolo VI, nel discorso del 15 luglio 1970, ebbe a dire:
«Un secondo aspetto che oggi attira l’attenzione di tutti, è la situazione presente
della Chiesa, paragonata a quella anteriore al Concilio (Vaticano II) in molti settori.
Fino ad ora, il Concilio non ci ha dato la tranquillità desiderata, piuttosto ha suscitato turbamenti e problemi».
Questa confessione di Paolo VI sa di scacco clamoroso!
Un altro teste, il card. Ratzinger, nel suo “Rapporto sulla fede” (1985) confidava a Vittorio Messori: «I Papi e i Padri conciliari si attendevano una nuova unità cattolica e invece ci si è avviati verso un dissenso che, per riprendere le parole di Paolo VI, sembra esser passato dall’autocritica all’autodistruzione. Ci si attendeva un nuovo entusiasmo, e invece ci si è persi nella noia e nello scoraggiamento; si aspettava un passo innanzi a un processo evolutivo di decadenza, sviluppatosi in larga misura col richiamo a un preteso “spirito del Concilio” che, in tal modo, lo ha vieppiù discreditato».
Già dieci anni prima, il card. Ratzinger aveva detto: «Bisogna affermare, a piena voce, che una riforma reale della Chiesa presuppone un abbandono, senza equivoci, delle vie erronee di cui sono ormai incontestabili le catastrofiche conseguenze» (p. 10). E parlando della crisi degli uomini di Chiesa, il cardinale dichiarava: «Sotto l’urto del postconcilio, i grandi Ordini Religiosi (ossia le colonne tradizionali della riforma sempre necessaria della Chiesa!) hanno vacillato, hanno subìto forti emorragie, hanno visto la riduzione dei nuovi ingressi a limiti mai raggiunti prima, e , oggi, ancora sembrano scossi da una crisi di identità (…). Sono spesso gli Ordini tradizionalisti più “colti”, e meglio equipaggiati intellettualmente, a subire le crisi più gravi» (p. 61).
A questo calo catastrofico di vocazioni nelle Congregazioni religiose, si deve aggiungere l’abbandono del sacerdozio e il matrimonio di preti, in proporzione che fanno credere di essere tornati ai tempi di Lutero.
La rarefazione delle vocazioni, tanto per il clero secolare e regolare, quanto per le Religiose, in ogni parte del mondo, si sono chiusi, e si continua a chiudere, Conventi, Seminari, Scolasticati e tirocinei. La secolarizzazione degli Ospedali, delle Cliniche, degli Asili, dei Dispensari, con il ritiro delle Religiose. L’assistenza alla Messa domenicale e del sabato sera, diminuita dappertutto. Lo scandalo dei “nuovi Catechismi” che distruggono la fede e seminano dubbi. Le “conversioni” cessate, o quasi, dovunque.
Riassumendo, si può dire che l’opera del Vaticano II fu e resta un’opera di distruzione. Lo stesso Paolo VI ha dovuto coniare una espressione per dire di “auto-distruzione della Chiesa”!
Mentre gli altri Concilii cercarono di riformare gli uomini di Chiesa, il Vaticano II, invece, ha osato riformare la Chiesa stessa!
Da ricordare che il “leitmotiv” di Giovanni XXIII e dei Padri conciliari, fu l’aggiornamento che Paolo VI condusse così profondo e radicale da fare una “nuova Pentecoste” che, nell’assisi del Vaticano II, nacque una “nuova istituzione” che venne chiamata “chiesa conciliare”, proprio per distinguerla dalla precedente istituzione. Così, si poté parlare di “riforma radicale”, imposta in ogni settore.
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La ragione profonda di tutti i cambiamenti e gli sconvolgimenti di cui abbiamo già parlato, furono preceduti dalla liquidazione generale dello “status-quo”, ormai inadatto ai nuovi orientamenti. Così fu anche per il Vaticano II con il suo “aggiornamento”, deciso dalla nuova Gerarchia, imponeva la liquidazione di tutto il passato. I vecchi otri della prima Pentecoste non potevano contenere il vino della “nuova Pentecoste”, quindi, tutto doveva essere svenduto, tutto doveva essere rinnovato.
Ora, però, questa “nuova chiesa” non è più la chiesa di Cristo e degli Apostoli. Difatti, tra le due chiese vi è una opposizione di contraddizioni su punti essenziali:
tutto il “materiale liturgico”: gli Altari, le balaustre, gli inginocchiatoi, i paramenti sacerdotali dei Vescovi, dei sacerdoti, tutti i messali, tutti i rituali dei Sacramenti, e questo perché, secondo i nuovi maestri, non esprimevano più la preghiera della Chiesa, la “Lex orandi, lex credendi”.
Inoltre, hanno svenduto tutti i manuali di insegnamento religioso.
I catechismi per bambini, per adolescenti, per gli adulti; i manuali dei Seminari, degli scolasticati, dei noviziati sono stati liquidati, perché non più adatti all’insegnamento della dottrina cattolica di sempre, ossia non più per l’ottica del Vaticano II.
2. il personale ecclesiastico e religioso sono considerati non più adatti per condurre l’aggiornamento per una nuova mentalità, per un nuovo spirito nel dare una nuova visione dei problemi.
Così, per l’adattamento del loro spirito tradizionale alla nuova ottica, i Religiosi e le Religiose si videro modificare le Costituzioni, le Regole e i costumi. Perciò, tutte le Congregazioni religiose, maschili e femminili, contemplative e attive, insegnanti e caritative, tutte han dovuto liquidare le costituzioni e la Regola e il costume ricevuto dai Santi Fondatori e approvati dalla Chiesa prima del Vaticano II.
3. il clero secolare precedente al Vaticano II è considerato, oggi, inadatto per la formazione avuta nei vecchi seminari, per cui è stato imposto una specie di riciclaggio per un modo nuovo di annunciare Gesù Cristo.
4. Per i Vescovi, l’“aggiornamento” è stato ottenuto sia col ricambio imposto da un arbitrario limite d’età, che ha permesso ai novatori un rinnovamento con la sostituzione di Vescovi progressisti non più legati alla tradizione dell’antica Chiesa, e inventando la “collegialità”, per limitare il potere di ogni singolo Vescovo.
Lo stesso accadde ai Cardinali anziani, che furono decapitati alletà di ottant’anni, per eliminare la loro influenza nell’elezione dei candidati tradizionalisti, nei Conclavi. Dopo tutti questi nuovi cambiamenti, non è più possibile negare il cambiamento profondo, radicale, operato dal Vaticano II; un cambiamento che manifesta tutta la rottura col passato della Chiesa, che costituisce un vero scisma, consumato dal tradimento dei Padri del Vaticano II.1
sac. dott. Luigi Villa
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