Richiami morali ed ascetici da non trascurare
Le visioni dei Santi sono un grande richiamo di amore a non fare la stessa fine dei dannati. Da rilevare, che visioni o "discese" all'inferno si moltiplicano, sembra, nel secolo XX, il secolo della maledizione, del peccato e dell'apostasia generale dalla fede; o "come stato autorevolmente e insospettabilmente definito "il secolo delle idee assassine", "il secolo del male", "il secolo dei martiri", "il secolo dei genocidi". Non è soprattutto in questo secolo che l'attaccamento alla vita terrena e alla carne e al sesso hanno raggiunto punte da capogiro? Esse, perciò, sono oltre tutto grandi richiami di un amore santo che non si dà per vinto. Richiami fecondi di applicazioni morali ed ascetiche per chi vuol capire. Vediamone almeno qualcuna.
1. Dette visioni sono richiami a non lasciarsi illudere da mode e correnti di pensiero che si allargano sempre più, fino a far credere vero quello che è solo una colossale menzogna. E cioè, a coloro che si illudono che Dio, essendo amore e misericordia infinita non dannerà nessuno all'inferno, le visioni dei Santi - anche di Santi che magari più hanno parlato di amore e di misericordia divina (si pensi soprattutto a Santa Faustina Kowalska) - ribadiscono le tremende verità dell'inferno. Sr. Faustina constaterà che i dannati visti da lei erano, in gran parte, quelli che non credevano all'inferno. I Santi fanno risuonare alto il monito che l'inferno esiste per davvero: illudersi è da pazzi. La semplice prospettiva di correre rischio di dannarsi, sempre possibile, dovrebbe spingere ad evitarlo con tutte le forze. E di fronte alla prospettiva di un naufragio totale si accetteranno pure tutte le sofferenze e le umiliazioni e le miserie, che può riservare il percorso terreno. I Santi dicono che è necessario persuadersi che questa vita che meglio si direbbe, secondo S. Agostino, una vita che muore o una morte che vive, non è la vita vera, ma solo un percorso per arrivare al porto della eternità. La Madonna lo dirà chiaramente a Medjugorje: "Molta gente sulla terra è ormai convinta che, dopo la morte, sia tutto finito. Ma questo è un grande errore. Qui siete solo di passaggio. Dopo la morte c'è l'eternità". È significativo che Dio e la Madonna facciano vedere a veggenti e a Santi, oltre al purgatorio e al paradiso, anche l'inferno. Non è un chiaro segno che tutta la vita - vissuta più a livello materiale o più a livello spirituale - ha come traguardo la vita eterna, che può diventare morte eterna? Oggi si crede così poco all'inferno, con quali conseguenze è facile immaginare. E sono non pochi ad insegnare o a seminare dubbi su questa tremenda e misteriosa realtà. Ma i Santi vi credevano - ce lo dicono le testimonianze addotte - e come! Mi piace, anzi, concludere questo punto con un'altra testimonianza di S. Giovanni Bosco, di cui pure qui si è parlato. Non tenendo conto della "ininterrotta tensione escatologica che emerge violenta dai Vangeli e che per quasi venti secoli ha dominato nella cultura cattolica, compendiata nei 'novissimi' - morte, giudizio, inferno o paradiso - (...) si ecclissa il sensus stesso del cristianesimo tradizionale, che ruotava attorno a queste quattro impressionanti meditazioni. Era talmente forte questa trepidazione del poi, che don Giovanni Bosco, il fondatore dei Salesiani, dedicava sei su sette delle meditazioni che proponeva ai suoi ragazzi durante la settimana alla contemplazione della morte, del giudizio di Dio e della dannazione eterna ...una sola al paradiso. Oggi i reverendi salesiani riderebbero di queste truculente ingenuità cui il loro Fondatore dava tanto rilievo". E tuttavia, con tutte le perplessità o obiezioni che può suscitare detto dogma, il meglio sarebbe sempre schierarsi dalla parte più sicura. E la parte più sicura non può essere quella degli intellettuali o presunti tali o quella dei viziosi e superficiali della vita. Forse non aveva torto Baudelaire. "Baudelaire, uno che di demoni se ne intendeva - ci dice Messori - voleva denunciare ai giudici di Parigi (per interesse personale mascherato, in modo truffaldino, da difesa della civiltà e da lotta contro la superstizione) i gazzettieri del suo tempo: Questi signori, i quali giurano che inferno e diavoli non esistono e che inveiscono contro chi ci crede ancora, hanno, con tutta evidenza, buoni motivi personali per farlo. Se non temessero nulla, riderebbero. Se si arrabbiano, è perché temono".
2. Dette apparizioni o visioni sono un richiamo a salvare soprattutto l'anima. Esse ci dicono implicitamente: a che serve possedere il mondo intero se si dovesse perdere l'anima? A Suor Consolata Betrone che, nella guerra 40-45, supplicava incessantemente perché mettesse fine all'orrenda carneficina soprattutto di giovani generazioni, Gesù le rispose: "Vedi, Consolata, se oggi Io concedessi la pace, il mondo ritornerebbe nel fango... la prova non sarebbe sufficiente... ". Quanto ai giovani inviati al macello: "Oh, non è meglio due, tre anni di acerbe, intense, inaudite sofferenze e poi un'eternità di gaudii; che una intera vita di dissolutezze e poi l'eterna dannazione? (...) Oh, quanta gioventù ringrazierà in eterno Dio per essere periti in questa guerra, che li ha salvati eternamente". Salvare prima di tutto l'anima propria e adoperarsi a salvare pure quelle dei fratelli. "L'anima è l'unica cosa - scrive P Faber - che meriti cura. Pensate un istante al significato di esser dannato, e dannato eternamente! Chi può approfondirne l'orrore? Chi può dipingersi adeguatamente la grandezza della rovina, la vastità della sciagura, gli insopportabili tormenti, l'irrimediabile ferocia della disperazione? Pure S. Teresa vide le anime umane quotidianamente affollarsi sulla soglia dell'inferno, e cadervi fitte come cadono le frondi per vento autunnale. Gesù stette tre ore pendente dalla sua croce per ciascuna di quelle anime perdute! Esse potrebbero ora essere tutte fulgidamente raggianti e belle nella corte celeste! Forse esse ci amarono, furono da noi riamate, e v'era molto di amabile in esse. Un dì furono generose, affabili, disinteressate; ma esse amarono il mondo e furono padroneggiate dalle loro proprie passioni; e benché non ci pensassero, crocifissero di nuovo Nostro Signore; ed ora sono perdute, dannate eternamente!"
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Padre Antonio Maria Di Monda
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