lunedì 3 maggio 2021

MARIA E LA SUA ARMATA

 


IL REDENTORE

Il mistero della Croce è intimamente connesso con la realtà umana del peccato. Dice san Paolo: « Pertanto, come per mezzo di un uomo il peccato entrò nel mondo e per mezzo del peccato la morte, e in tal modo la morte si estese a tutti gli uomini, perché tutti peccarono... Tuttavia non quale fu il delitto, fu il dono. Infatti, se per il delitto di uno solo tutti morirono, molto di piú la grazia di Dio e il dono che ci viene da un solo uomo, Gesù Cristo, sono stati riversati su tutti. E per il dono non avvenne come nel caso dell'uno che peccò, poiché il giudizio proveniente sfocia nella condanna, mentre il dono di grazia, partendo da molti peccati, sfocia nella giustificazione. Se dunque per la colpa di uno solo la morte regnò per causa di quello solo, molto piú coloro che ricevono l'abbondanza delle grazie e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Quindi come mediante il delitto di uno solo si ebbe la condanna su tutti gli uomini, cosí anche mediante la giustificazione di uno solo si ebbe la giustizia di vita su tutti gli uomini. Come, infatti, per la disubbidienza di un solo uomo tutti furono costituiti peccatori, cosí anche per l'ubbidienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti » (Rom. 5, 12-19).

Cristo, infatti, per poterci salvare ha dovuto pagare per tutti e pagare cosí terribilmente da sembrare incredibile, come Dio stesso profetizzò per mezzo di Isaia: « Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza, né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per trovare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattutto su di lui; per la sue piaghe noi siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo perduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di tutti noi. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprí la sua bocca; era come un agnello condotto al macello, come una pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprí la sua bocca.

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte?

Sí, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza, né vi fu inganno nella sua bocca.

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolore.

Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo e si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti e gli si addosserà la loro iniquità.

Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori » (Is. 53, 1-12).

San Matteo ci fa con estrema sobrietà il racconto della passione di Gesú: “Allora Pilato, dopo aver fatto flagellare Gesú, lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore, condotto Gesú nel pretorio, radunarono intorno a lui tutta la corte. Lo spogliarono e gli misero addosso un manto scarlatto; quindi intrecciarono una corona di spine, gliela posero in capo e gli misero una canna nella destra; poi, piegando i ginocchi davanti a lui, lo schernivano dicendo: "Salve, re dei Giudei!". E sputandogli addosso, prendevano la canna e gliela battevano sulla testa. Dopo averlo cosí schernito, gli levarono il manto, e gli rimisero le sue vesti e lo condussero a crocifiggere. Nell'uscire incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la croce di lui.

Giunti sul luogo detto Golgota, che significa cranio, gli diedero a bere vino mischiato con fiele; ma, assaggiatolo, non ne volle bere. Quando lo ebbero crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte.

E, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del capo posero scritta la causa della sua condanna: "Questo è Gesú il re dei Giudei". Furono crocifissi allora insieme a lui anche due ladroni, uno alla sua destra, l'altro alla sinistra. I passanti lo ingiuriavano e scrollavano il capo dicendo: "Tu che distruggi il tempio e lo rifai in tre giorni, salva te stesso! Se sei il figlio di Dio, scendi dalla croce!" Similmente i grandi sacerdoti, gli scribi e gli anziani lo beffeggiavano dicendo: "Ha salvato gli altri e non può salvare se stesso! Se è il re d'Israele scenda ora dalla croce e crederemo in lui! Ha confidato in Dio: lo liberi ora, se gli vuol bene; giacché ha detto: sono figlio di Dio". Nello stesso modo lo beffeggiavano anche i ladroni che erano stati crocifissi con lui.

Dall'ora sesta fino all'ora nona si stesero le tenebre su tutta la terra. E verso l'ora nona Gesú gridò ad alta voce: "Elí, Eli, lemà sabactaní!", cioè: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" Alcuni dei circostanti, udito questo dicevano: "Costui chiama Elia". E subito uno di essi corse a prendere una spugna, e, inzuppatala nell'aceto, la mise in cima ad una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: "Lascia, vediamo se viene Elia a liberarlo". Ma Gesú, dopo aver di nuovo emesso un forte grido, rese lo spirito » (Mt. 27, 26-50)

La passione di Gesú, purtroppo, non è finita. Egli continua la sua agonia sino alla fine del mondo. Il motivo è molto semplice: egli è il capo del Corpo Mistico, e soffre per gl'infiniti peccati commessi dagli uomini e per le sofferenze stesse degli uomini. Accanto alla sua croce c'è perennemente la sua SS. Madre Addolorata con l'anima trafitta dalla spada e, insieme, un gruppetto di amici fedeli che lo consolano avanti al Tabernacolo.


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