CON QUEL FARABUTTO?
Un pomerigggio, stanco di guidare la macchina in un lungo viaggio, approfittando del bel tempo, mi fermo vicino a una campagna dove un contadino zappava. Scendo dalla macchina, mi avvicino a quel contadino e, dopo poche chiacchiere d'occasione, gli dico:
- Lei va a Messa la domenica, qualche volta si confessa?
- Giammai!
- E perché?
- Io confessarmi con quel farabutto di parroco?
- Non c'è un altro prete in paese?
- No; c'è lui solo.
- Anche di medici ne avete uno solo?
- Sí.
- E se il farabutto, invece del parroco fosse il medico e lei cadesse ammalato, cosa farebbe?
- Me ne andrei nel paese piú vicino a cercare un altro medico.
- Giusto! Perché se perde la salute e la vita non importerebbe nulla al medico del suo paese. Ugualmente non importa nulla al suo parroco se lei ha perduto la salute dell'anima e il Paradiso. È lei che va all'inferno. Vada a confessarsi in un altro paese!
- Non ci avevo pensato! Lei ha ragione.
- Si ricordi pure che, ad andare in Chiesa, a confessarsi, a comunicarsi non fa un favore al prete, ma a se stesso, come quando zappa o quando mangia. Si ricordi, infine, che all'imputato non interessa se il giudice è un galantuomo o un farabutto; interessa solo venire da lui assolto. Peggio per il prete se è farabutto. Si farà i conti con Dio, che con lui sarà molto rigoroso. E adesso, buon pomeriggio.
- Grazie, padre, e a lei buon viaggio.
Di Padre Ildebrando A. Santangelo
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