giovedì 22 dicembre 2022

LA VERGINITA' DI MARIA, OGGI - SENTENZE DI MODERNISTI E PROTESTANTI

 


GLI ERRORI E I DUBBI DI OGGI 

Secondo i Modernisti la verginità di Maria "prima del parto" (ossia il concepimento verginale) dev'essere negata, perché sarebbe stata introdotta nella Chiesa nel secolo II, sotto l'influsso dei Doceti, i quali negavano la realtà dell'umanità di Cristo (così p. es. il TURMEL o ps. HERZOG, La Sainte Vierge dans l'histoire, Parigi, 1908); oppure perché, anziché un fatto storico, non sarebbe altro che un "mito", del quale han cura di indicare persino i vari stadi che avrebbe percorso (così p. es. H. KOCH, Virgo Eva-Virgo Maria, Berlin Leipzig, 1917; Idem, Adhuc Virgo; Tùbingen 1929). 

La teologia liberale o razionalistica, nega il concepimento verginale di Cristo non già per motivi di scienza biblica, ma unicamente perché ritiene impossibile qualsiasi prodigio. Per spiegare poi in che modo, per quale via, un tale concepimento verginale è penetrato nei Libri sacri del Nuovo Testamento, ha proposto due soluzioni: 1) esso è sorto - dicono - nell'ambiente palestinese, sotto l'influsso di Isaia, 7, 14: "Ecco che una vergine concepisce e partorisce un figlio..."; 

2) esso è sorto sotto l'influsso della mitologia pagana. La prima soluzione è stata sostenuta da Adolfo Harnack. S. Matteo infatti (1, 22) si rifà esplicitamente al celebre testo di Isaia del quale vede una realizzazione della nascita di Gesù. San Luca (1, 31) poi allude allo stesso testo di Isaia. È ben noto però come nell'Antico Testamento il testo di Isaia non fu affatto interpretato nel senso di un concepimento e di un parto verginale; una tale idea era del tutto estranea al giudaismo, e perciò non poteva venire dal giudaismo. Per S. Matteo infatti non è il testo di Isaia che lo guida alla comprensione della realizzazione del parto verginale, ma è la realizzazione del parto verginale che lo guida alla comprensione del testo di Isaia, il quale solo per ispirazione profetica divina (non già da miti orientali preesistenti) poté avere l'idea di un concepimento e di un parto verginale (secondo un'indagine di G. DALLING, Theologisches Worterbuch, V, 824-835, Is. 7, 14, è la testimonianza certa più antica di una tale idea). 

Altri razionalisti, messa da parte questa prima soluzione, danno la seconda, ossia, ritengono che il concepimento verginale sia stato originato da idee mitologiche pagane (ossia, dalla mitologia babilonese, egiziana, persiana, e, specialmente, greca). La storia delle religioni pagane, infatti, ci parla del mito dell'unione di qualche dio con qualche donna, dalla quale unione sono nati gli uomini grandi, divini (filosofi, re, imperatori, eroi, ecc.). Di qui l'idea mitica delle dee-madri. Così, per esempio, secondo il mito, sarebbero nati Platone, Pitagora, Alessandro, Augusto, ecc. Essi sarebbero figli di un padre celeste e di una madre terrena. Ciò posto, i cristiani di formazione ellenistica provenienti dal paganesimo - secondo i razionalisti - avrebbero ammesso una simile origine divina, una origine verginale anche per Cristo. 

Tra i Protestanti di oggi han negato in modo radicale il concepimento verginale H. von Campenhausen e M. Dibelius, luterani, nonché il razionalista Bultmann. Tutti e tre hanno influenzato alcuni cattolici. 

H. VON CAMPENHAUSEN (Die Jungfrauengeburt in der Theologie der Alten Kirche [Sitzungsbericht Heidelberger Akad. Wiss. phil.-hist. Klasse, 3] 1962) ha presentato un breve studio critico secondo il quale il concepimento verginale non sarebbe altro che uno sviluppo leggendario, estraneo a Paolo e a due degli Evangelisti (Marco e Giovanni), tardivamente sviluppato dagli altri due (Matteo e Luca) partendo da elementi che, all'inizio, erano differentemente orientali. Egli sottolinea il relativo silenzio dei primi Padri e ciò che potrebbe limitare le loro affermazioni, cercando tutte le vie per minimizzarle. 

MARTIN DIBELIUS (che ha influito non poco - come vedremo - su alcuni cattolici "progressisti") ha cercato di spiegare la primitiva fede cristiana nel concepimento verginale di Cristo da parte di Maria come uno sviluppo normale e una rielaborazione progressiva delle idee veterotestamentarie e giudaiche intorno all'origine di alcuni insigni personaggi della Storia Sacra, origine dovuta ad uno speciale intervento di Dio (Isacco, Sansone, Samuele, ecc.). Il giudaismo palestinese - dice Dibelius - afferma una tale idea, ma non arrivò fino all'esclusione dell'opera dell'uomo. Il giudaismo ellenista, invece, sotto l'influsso della versione del versetto 14 del capo VII di Isaia fatta dai Settanta e sotto l'influsso delle idee elleniche (sopra esposte), arrivò all'idea di un concepimento meraviglioso, per opera dello Spirito Santo di Dio nel seno di una Vergine, senza parlare di un padre umano. Un esempio di ciò il protestante Dibelius lo trova in San Paolo allorché descrive, nella lettera ai Galati, la doppia maternità di Sarà (moglie di Abramo): costei ebbe un figlio "secondo la carne", Ismaele; e un figlio "secondo lo spirito", Isacco. Certo - dice Dibelius – San Paolo sapeva che Isacco era figlio naturale di Abramo; non per questo però esclude l'idea che un eletto da Dio venga generato in modo meraviglioso in quanto che, in luogo del padre umano, entra in azione la forza dello spirito di Dio. Anche in Filone - rileva inoltre Dibelius - si incontra, in forma allegorica, l'idea che alcune insigni donne ottengono la fecondità mediante il meraviglioso intervento divino, senza intervento di alcun mortale. L'esempio di Paolo e di Filone – secondo Dibelius - giustificano la conclusione che il giudaismo ellenico conosceva l'idea del concepimento miracoloso di uomini santi sotto l'azione di Dio, con esclusione di padre umano. Ciò posto, qual è - si chiede Dibelius - il senso di tale affermazione? Con essa - dice Dibelius - non si intendeva affermare un fatto storico, ma si intendeva affermare un'idea teologica: il dominio assoluto di Dio, il quale dispone della vita dell'uomo e dirige provvidenzialmente l'apparizione degli uomini grandi predestinati a qualche missione. All'avvento del Cristianesimo - prosegue Dibelius - era quasi inevitabile che venisse applicata a Cristo una simile teoria, cioè: essere "generato secondo lo spirito". In tal modo fin dai primi anni del Cristianesimo, l'idea della origine verginale di Cristo ("secondo lo spirito") fu creduta e predicata come un "teologumenon" cristiano, prima di passare ad essere descritta, sensibilizzata e sceneggiata da S. Luca in una narrazione ("leggenda"), quale la possediamo oggi. Con l'espressione "teologumenon" si intende dire che i cristiani primitivi non sapevano in modo fisso come venne al mondo Gesù e che a loro neppure interessava saperlo. Con l'espressione: concepito "secondo lo Spirito", essi intendevano esprimere questa idea teologica: il supremo dominio di Dio sopra tutte le circostanze concrete che hanno accompagnato la venuta del Messia in questo mondo (cfr. DIBELIUS M., Jungfrauensohn und Krippenkind: Untersuchungen zur Geburtsgeschichte Jesu in Lukas-Evangelium: Botschaft und Geschichte, Gesammelte, Autsatze von Martin Dibelius, 1° vol., p. 1-78. J.C.B. Mohr-Tubingen, 1953, p. 18 ss., 25-35, 35-38, 36-39. Fu pubblicato per la prima volta nel 1932, nella collezione "Sitzungsberichte der Heidelberg Akademie der Steinmetzer Fr. X: Klasse Abh. 4"). 

Una discreta eco ha avuto anche fra i cattolici "progressisti", la cosiddetta "demitizzazione" proclamata dal protestante evangelico RUDOLF BULTMANN negli articoli pubblicati nel fascicolo VII dei Beitràge zur Evangelischen Theologie del 1941. Nel secondo di questi articoli (Neues Testament una Mythologie, ripubblicato nel volume Kerigma und Mythos, vol. I, Hamburg, 1954), Bultmann, parte dalla constatazione che una delle maggiori fonti di difficoltà incontrate dall'uomo contemporaneo (formatosi alla scuola della scienza e della tecnica) è dovuta al fatto che le varie confessioni religiose gli impongono una specie di "sacrificio dell'intelletto" (sacrificium intellectus) che, in realtà, non è affatto necessario, poiché il Nuovo Testamento espone il Kerigma divino in forma di mito, ossia, quel modo di rappresentare il divino come umano, l'al di là come l'al di qua (op. cit., p. 23, 1).  

I miracoli, secondo lui, non sono affatto qualcosa di eccezionale...: sono, elementi mitologici, i quali non possono essere credibili per l'uomo d'oggi. Conseguentemente, la predicazione del Nuovo Testamento, presentata in forma mitica, se si vuole che sia valida per l'uomo d'oggi, dev'essere "demitizzata", attraverso l'interpretazione esistenzialistica del mito. Tra questi "miti" vi è anche, ovviamente, il prodigio del concepimento verginale di Cristo. Anche questo "mito" perciò dovrebbe essere sottoposto al trattamento della demitizzazione: un tale prodigioso concepimento non esprimerebbe altro che la trascendenza del Figlio (la sua origine dal Padre) e la perfetta santità della Madre (la sua purezza morale totale), dimenticando – evidentemente - di riflettere che un tale concepimento verginale è un'esigenza sia della trascendenza del Figlio, sia della perfetta santità della Madre. 

P. GABRIELE M. ROSCHINI O.S.M. 


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