LE IMPOSSIBILITÀ
1. Niente di piú storico di Cristo
Chiunque riflette sull'Universo, resta sbalordito dinanzi all'incarnazione di un Dio. Possibile che un Dio, infinitamente piú grande dell'universo che già sembra infinito, abbia messo gli occhi su questo pulviscolo che è la terra e che l'abbia scelta quale teatro della sua esperienza umana e del dolore umano? Ma almeno vi fosse stato accolto con rispetto e devozione!
Possibile che per nascervi abbia scelto la famiglia piú povera, la stagione piú brutta, l'abitazione piú indecente e che per morirvi abbia scelto la maniera piú infamante e il supplizio piú doloroso!
Si spiega benissimo perché gli ebrei di questo si scandalizzavano e ne traevano motivo per non credere a Gesú, e perché i pagani prendevano per pazzi i cristiani che credevano e predicavano queste cose.
La ragione si ribella a dover credere a tutto questo.
Ma la questione non è se l'incarnazione e la crocifissione di un Dio siano ragionevoli o meno; la questione è un'altra: tutto questo è avvenuto o no? Non possiamo presumere che Dio abbia a ragionare come noi, né, tanto meno, di comprendere quali motivi hanno spinto Dio ad agire in un determinato modo, a meno che egli stesso ce lo voglia rivelare.
A questo punto il problema diventa unicamente storico.
Su Dio gli uomini si sono formati i concetti piú disparati e, spesso, piú assurdi. Moltissimi, dinnanzi all'immensità dell'Universo e all'oscurità dei suoi primordi e dei primordi della specie umana, sono giunti a negarne l'esistenza. E se Dio stesso non fosse intervenuto, saremmo rimasti per sempre nell'oscurità e nel dubbio. Ma egli è intervenuto nella storia, anzi, per nostra fortuna, si è fatto uomo in Gesú e in lui ci ha mostrato il suo volto e la sua natura: Dio è amore. (i Gv 4,16). Tanti relegano Gesú tra i miti, e paragonano il cristianesimo alle altre religioni. Costoro ignorano la storia o ignorano come la si fa. Uno di questi, Howard Murphet, nel suo libro Sai Baba, l'uomo dei miracoli, che sta avendo tanto successo nel mondo, paragona Cristo a Krishna e i miracoli di Cristo ai miracoli di Krishna e di Sai Baba, senza sapere che Krishna non è mai esistito e senza sapere cosa è il miracolo e cosa è il prodigio.
Non ci può essere storia senza documentazione. Lo storico deve essere imparziale e rigoroso come il giudice. Ora niente c'è di piú documentato di Cristo. Basta dare uno sguardo ai suoi tempi. I personaggi piú documentati di quel tempo sono: Augusto, di cui scrissero Plutarco 8o anni dopo, Tacito 102 anni dopo, Svetonio 105 anni dopo; e Tiberio, di cui scrissero: un contemporaneo, Vellaio Patercolo, Tacito e Svetonio 79 e 82 anni dopo. Di Cristo, invece, scrissero 8 contemporanei (Matteo, Giovanni, Giuda, Giacomo, Pietro, Paolo, Luca, Marco), dei quali i primi 5 furono addirittura testimoni oculari; e nell'arco di 15o anni dalla sua nascita, scrissero tanti altri storici, 15 dei quali sono ricordati nel nostro libro Certezze su Gesú. E quello che piú impressiona è che tutti questi scrittori si fecero ammazzare per testimoniare quanto avevano scritto, mentre degli scrittori della storia profana nessuno ha rischiato nulla.
2. Niente di piú sicuro della divinità di Cristo
Il problema, quindi, si riduce a vedere se Gesú ha dato prove sufficienti della sua divinità. Il primo dovere dell'uomo è di esaminare tali prove, perché Gesú le ha date. Per questo Gesú disse agli ebrei: « Se non faccio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le faccio, se non volete credere a me, credete alle opere, affinché sappiate che il Padre è in me, ed io sono nel Padre » (Gv 10,37).
« Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa del loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi fatto tra loro opere che nessun altro mai fece, sarebbero senza colpa; ma ora, anche dopo averle vedute, hanno odiato me e il Padre mio » (Gv 15,22).
« Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida! Perché se in Tiro e in Sidone fossero stati fatti i miracoli compiuti in mezzo a voi, già da gran tempo avrebbero fatto penitenza, cinti di cilizio e ricoperti di cenere. Perciò vi dico: nel giorno del giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno serveramente di voi » (Mt 11,21).
Ed agli ebrei, che dopo il miracolo della guarigione del cieco nato non solo non si convertono, ma si ostinano ad andare contro di lui, egli dice: « Se foste ciechi, non avreste colpa. Invece voi dite: "Noi vediamo". Il vostro peccato rimane » (Gv 9,41). Cosí rimane il peccato di quanti non vogliono esaminare i miracoli con i quali Dio garantisce la Chiesa cattolica. A questo punto a coloro ai quali restano dubbi sul miracolo resta solo da studiare diligentemente i miracoli con i quali Dio ha sempre garantito e continua fino ad oggi a garantire la Chiesa Cattolica.
Bisogna distinguere i miracoli dai prodigi. I prodigi possono essere: guarigioni di malattie funzionali, operazioni chirurgiche spettacolari, apporti, levitazioni, ecc., come quelli di Sai Baba, dei fachiri, dei prestigiatori e di uomini forniti di particolari doti psichiche, e, naturalmente, del diavolo.
I miracoli sono creazioni o annientamento di materia, ciò che può fare soltanto Dio: essi, per non venire confusi con gli apporti, debbono venire controllati nel corpo umano. Cosí, ad es., sono miracoli la scomparsa in un ammalato di masse tumorali e la creazione, al loro posto, di cellule e tessuti sani.
Dalla Chiesa vengono accettati quali miracoli e tali vengono dichiarati soltanto quelle guarigioni che hanno un supporto di carattere scientifico.
La constatazione dei miracoli di oggi ci dà la garanzia di miracoli di Cesú, senza dei quali non si può spiegare il trionfo del cristianesimo, venuto dalla tomba di un crocifisso. D'altro lato, i miracoli garantiscono la Chiesa cattolica; e siccome essi avvengono nella Chiesa Cattolica soltanto, i suoi avversari ricorrono all'espediente dei nemici di Gesú: li attribuiscono a Satana.
3. Niente di píú grande dell'Eucarestia
Dove, però, si oltrepassano i limiti della credibilità è nell'Eucarestia. La Chiesa insegna che quando viene celebrata la Messa, a due semplici parole del sacerdote celebrante, l'infinito Iddio scende nell'ostia e che in quella piccola ostia di alcuni centigrammi il Figlio di Dio viene a stabilirsi con l'intero suo corpo, con la sua anima, col suo sangue, con la sua divinità. Peggio ancora, egli è cosí presente in ognuna delle milioni di ostie che si conservano nelle chiese cattoliche del mondo. Com'è possibile questo? C'è da impazzire.
Ma anche qui il problema non è di vedere se è possibile o no, ma di vedere se Gesú è degno di fiducia o no; e, dato che egli è Dio, il problema diventa molto semplice: Gesú ha detto di trovarsi cosí presente nell'Eucarestia, o lo ha detto soltanto simbolicamente?
Per questo i Testimoni di Geova hanno cambiato il testo evangelico, dando alle parole di Gesú un significato simbolico. Ma i testi originali evangelici sono inequivocabili: « Or mentre mangiavano, Gesú prese il pane, lo benedisse, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse: "Prendete e mangiate: questo è il mio corpo". Poi, preso il calice, rese grazie e lo diede loro dicendo: "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue della nuova alleanza, il quale sarà sparso per molti in remissione dei peccati" » (Mt 26,26). Le stesse parole vengono riportate dai Vangeli di Marco e di Luca e da s. Paolo (i Cor 11,24).
E perché i suoi discepoli non avessero potuto avere dubbi su questo mistero, Gesú li aveva preparati con queste parole ancora piú chiare e inequivocabili: « In verita, in verità vi dico: se non mangerete la carne del Figlio dell'uomo e non berrete il mio sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Poiché la mia carne è veramente cibo, e il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui » (Gv 6,5z-56).
A questo punto la persona intelligente deve finire di ragionare col metro umano, deve piegare il capo e dire: « Signore, io credo! A te tutto è possibile! ». Per questo l'omaggio della fede è l'omaggio piú grande che l'uomo possa fare a Dio; e per questo l'uomo mediante la fede viene giustificato da Dio, e per questo « senza la fede è impossibile piacere a Dio » (Ebr 11,6).
Ed è per questo che, l'uomo piú ragionevole, o meglio l'uomo semplicemente ragionevole è l'uomo che ha fede e che dinnanzi alla parola di Dio, rinunzia di ragionarvi sopra e crede; per questo, infine « chi non crederà sarà condannato e chi sarà battezzato sarà salvo; chi non crederà sarà condannato » (Mc 16,16).
L'idea dell'Eucarestia poteva venire in mente solo a Dio; e, naturalmente, soltanto lui poteva attuarla. L'Eucarestia è al centro del pensiero di Dio, al centro di tutta l'opera della creazione e di tutto il mistero cristiano. Per questo Gesú, istituendo l'Eucarestia, la chiamò « mysterium fidei » ossia il piú grande mistero della nostra fede.
Il progetto di Dio è unico: esso, concepito dall'eternità, si svolge nel tempo: materia, galassie, Terra; e nella Terra gli uomini dovevano essere cosí come sono, cioè liberi, capaci di amare, di fare il bene e di fare il male; soltanto cosí avrebbe potuto verificarsi l'incredibile, cioè che il loro Creatore, il Creatore dell'universo, fattosi uomo, sarebbe stato messo da essi in croce, avrebbe cosí potuto dare la prova piú evidente del suo infinito amore, e avrebbe potuto attirarli e unirli a se mediante l'Eucarestia.
Gesú non ha istituito l'Eucarestia per dare un saggio della sua sapienza e della sua potenza infinita, ma per attuare il suo meraviglioso progetto d'amore. Ci dice il Vangelo: « Gesú, avendo amato i suoi, li amò sino alla fine » (Gv 13,1), e istituí nell'ultima cena, l'Eucarestia, quale memoriale e rinnovazione del suo sacrificio e quale mezzo necessario per la formazione del suo Corpo Mistico, ossia per riunire in uno, dopo averli purificati col suo Sangue, tutti i figli di Dio dispersi nella terra, unirli organicamente a sè e divinizzarli nel suo Corpo Mistico, che è la Chiesa; cosí come fa l'albero che assorbe con le sue radici gli elementi materiali sciolti nell'umidità della terra, li assimila e li trasforma in suoi fiori, in sue foglie, in suoi frutti.
Infine, con l'Eucarestia Gesú dà agli uomini il potere di risorgere tutti giovani, immortali, gloriosi come lui, e di renderli eternamente felici. L'Eucarestia è l'opera piú grande di Dio.
Ma come i cibi diventano carne dell'uomo soltanto quando da lui vengono mangiati e assimilati, e come quelli che non vengono da lui assimilati vanno a finire nella fogna; cosí gli uomini divengono Corpo Mistico di Gesú e raggiungono tale felicità eterna soltanto se fanno la santa comunione e se si sforzano di vivere in grazia, e di rendersi, almeno in qualche modo, simili a Gesú nel parlare, nel guardare, nell'amare, nell'agire, mettendo in pratica il Vangelo; mentre quelli che in nessun modo cercano di vivere cosí vanno a finire nella fogna dell'universo, che è l'inferno.
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