mercoledì 21 giugno 2023

LA FERITA D'AMORE

 


L'ARALDO DEL DIVINO AMORE

Il settimo anno, dopo la mia conversione, all'avvicinarsi dell'Avvento, una persona, cedendo alle mie importunità, rivolgeva tutti i giorni al Crocifisso questa breve preghiera:

« O Signore amatissimo, per il tuo Cuore squarciato, ti prego di trapassare il cuore di Geltrude coi dardi del tuo amore, affinchè, non potendo contenere più nulla di terreno, sia tutto compenetrato dalla sola virtù della tua divinità ».

Questa preghiera era una specie di sfida al tuo amore. Poco tempo dopo, e precisamente la terza domenica d'Avvento nella quale si canta l'antifona « Gaudete in Domino », mentre mi accostavo all'altare per ricevere la S. Comunione, sentii l'anima presa da un veemente desiderio che mi fece prorompere in queste parole: « Signore, confesso ché per i miei demeriti non sono degna di ricevere la più piccola particella de' tuoi doni, pure oso domandarli ardentemente alla tua bontà: in virtù dei meriti e dei desideri delle suore qui presenti, ti supplico di trafiggere l'anima mia col dardo del tuo amore ». Compresi tosto per l'infusione di una grazia interiore e per un segno esterno apparso sul Crocifisso, che la mia preghiera era esaudita. Ricevuto il S. Sacramento e ritornata al mio posto, mi accorsi che dall'immagine del Crocifisso, dipinta sul luogo santo, partiva come un raggio di sole che all'estremità, aveva la forma d'una freccia. Quel raggio scaturì dal fianco destro del Salvatore, si contrasse, indi si lanciò a guisa di saetta, sostando un istante, quasi per attrarre dolcemente a sè tutto il mio affetto.

Tuttavia le mie brame non erano ancora soddisfatte. Il mercoledì seguente, giorno in cui si commemorava la tua adorabile Incarnazione ed Annunciazione, mi unii alle preghiere comuni, quantunque le recitassi con poco fervore. Ad un tratto ti vidi apparire davanti a me, infliggendo una ferita al mio cuore con queste parole: « Tutte le affezioni tue si concentrino in me, compiacenza, speranza, gioia, dolore, timore si raccolgano e si stabiliscano qui, nell'amor mio! ». Ricordai allora quanto avevo udito altre volte, cioè che le ferite abbisognano di lavacro, d'unzione, di fasciatura. Come potessi fare ciò non me lo insegnasti allora in moda preciso, ma me lo chiaristi più tardi, per mezzo di un'altra persona, la quale, ne sono certa, era abituata ad ascoltare il tuo dolce colloquio d'amore con maggior delicatezza e perseveranza di me. Essa infatti mi consigliò di onorare con una costante divozione l'amore del tuo Cuore trafitto sulla Croce, attingendo a quella sorgente di carità, l'acqua della vera divozione che lava qualsiasi offesa; mi disse di prendere, nell'effusione della tenerezza che scorre da un tale amore, l'olio della riconoscenza, quasi unzione contro ogni avversità. Infine m'invitò a cercare, in quell'opera di redenzione che Tu hai compiuto con incomprensibile amore, la fasciatura della giustizia, affinchè dirigessi a Te, pensieri, parole ed opere, aderendo in modo indissolubile al tuo amore divino.

O Dio, la forza di quell'amore, la cui pienezza risiede in Colui che, sedendo alla tua destra, si fece « osso delle mie ossa e carne della mia carne» supplisca a quanto io ho mancato, per malizia e viltà. Per Lui, in virtù dello Spirito Santo, con sentimenti di compassione, d'umiltà e di riverenza, ti offro il dolore che provo d'aver oltraggiato la tua divina bontà, peccando in pensieri, parole ed opere, e non servendomi con premura dei doni ricevuti. Se a me, così indegna, tu avessi dato, per tuo ricordo, un solo filo di stoppa, avrei dovuto riceverlo con infinito rispetto.

Tu, o mio Dio, che conosci i più riposti segreti del mio cuore, sai quale ripugnanza io provi a scrivere ed a pubblicare queste cose; per farlo ho dovuto lottare contro le mie tendenze personali e riflettere che, avendo così poco approfittato delle tue grazie, esse non potevano essermi state accordate per me sola, poichè la tua eterna Sapienza non può essere da alcuno frustrata. O dispensatore di tesori del cielo, che mi hai colmata gratuitamente di tanti favori, fa che leggendo questo scritto, il cuore di almeno uno fra i tuoi amici, si commuova per la tua accondiscendenza e ti ringrazi d'aver conservato sì a lungo nella sentina fangosa del mio cuore, gemme di tale valore. Egli lodi, esalti, supplichi la tua misericordia, dicendo col cuore, o con la bocca: « Te Deum Patrem ingenitum etc. O Padre, non generato, ecc. Te jure laudant etc. Ti si lodi con giustizia ecc. Tibi decus et imperium etc. A Te l'onore e l'imperio, ecc. Benedictio et claritas etc. Benedizione e gloria, ecc. ». Soltanto così posso offrire un supplemento alla mia insufficienza.

Qui Geltrude sospese di scrivere fino al mese di ottobre. 

RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE


Nessun commento:

Posta un commento