domenica 18 giugno 2023

La Vita nascosta di Gesù a Nazaret

 


Il motivo delle pene e di tutto ciò che fece Gesù nella sua età infantile fu divinizzare tutte le azioni dell’infanzia, rendendo tutte meritevoli. (Vol. VIII: 30-12-1908) 

Se Gesù ci ha redento con la sua Passione, con la sua vita occulta ha santificato e divinizzato tutte le azioni umane, dando a ciascuna un merito divino:

“…Figlia mia, quando Io stavo sulla terra, le mie mani non si abbassavano a lavorare il legno, a ribattere i chiodi, ad aiutare nei lavori fabbrili il mio padre putativo Giuseppe? E mentre ciò facevo, con quelle mani medesime, con quelle dita creavo le anime e altre chiamavo all’altra vita, divinizzavo tutte le azioni umane, le santificavo, dando a ciascuna un merito divino. Nei movimenti delle mie dita chiamavo in rassegna tutti i movimenti delle dita tue e degli altri; e se vedevo che li facevano per Me o perché Io li volessi fare in loro, Io continuavo la vita di Nazaret in loro e mi sentivo come rinfrancato da parte loro per i sacrifici, le umiliazioni della mia Vita nascosta, dando loro il merito della mia stessa Vita.  

Figlia, la vita nascosta che feci a Nazaret non viene calcolata dagli uomini, mentre non potevo far loro più bene di quella, dopo la Passione, perché abbassandomi Io a tutte [quelle piccole azioni] e a quegli atti che gli uomini vivono alla giornata, come mangiare, bere, dormire, lavorare, accendere il fuoco, spazzare, ecc. –atti tutti di cui nessuno può fare a meno–, Io facevo scorrere nelle loro anime una monetina divina e di prezzo incalcolabile. Sicché, se la Passione li redense, la Vita nascosta corredava ogni azione umana, anche la più indifferente, di merito divino e di prezzo infinito.  

Vedi, mentre tu lavoravi, lavorando perché Io voglio lavorare, le mie dita scorrono nelle tue e, mentre lavoro in te, nel medesimo istante, con le mie mani creatrici, quanti sto mettendo alla luce di questo mondo? Quanti altri ne chiamo? Quanti altri santifico, altri correggo, altri castigo, ecc.? Ora, tu stai con Me a creare, a chiamare, a correggere ed altro,  sicché,  come tu non sei sola,  neppure  Io  sono solo  nel mio operare. Ti potrei dare Io onore più grande?” (Vol. XI: 14-8-1912). 

“La Redenzione potrei dire che Mi costò poco; sarebbe bastata la mia Vita esterna, le pene della mia Passione, i miei esempi, la mia parola; avrei fatto subito. Ma per formare il gran piano della volontà umana nella Divina, per legare tutti i rapporti e i vincoli da essa spezzati, dovetti mettere tutto il mio interno, tutta la mia Vita nascosta, tutte le mie pene intime, che sono di gran lunga più numerose e più intense delle mie pene esterne e che ancora non sono conosciute”. (Vol. XVI: 13-8- 1923). 

“… E se Io venni sulla terra, fu proprio questo il primo atto, far conoscere la Volontà del Padre mio, per riannodarla di nuovo con le creature. Le pene, le umiliazioni, la mia vita nascosta e tutto il mare immenso delle pene della mia Passione, furono rimedi, medicine, sostegni, luce, per far conoscere la mia Volontà, perché con ciò, non solo avrei [avuto] l’uomo salvo, ma santo. Con le mie pene lo mettevo in salvo, con la mia Volontà gli restituivo la santità perduta nell’Eden terrestre. Se ciò non avessi fatto, il mio amore, la mia opera, non sarebbe stata completa, come lo fu nella Creazione, perché è solo la mia Volontà che ha virtù di rendere complete le opere nostre verso le creature e le opere delle creature verso di Noi….” (Vol. XVII: 3-6-1925). 

“Fino a tanto che stetti con la mia Mamma nella vita nascosta di Nazaret, tutto taceva intorno a Me, sebbene questo mio nascondimento insieme con la Celeste Regina servì mirabilmente per formare la sostanza della Redenzione e poter annunziare che già stavo in mezzo a loro. Ma quando si comunicarono i frutti di Essa in mezzo ai popoli? Quando uscii in pubblico, mi feci conoscere e parlai loro con la potenza della mia parola creatrice. E come tutto ciò che Io feci e dissi si divulgò e si divulga tuttora in mezzo ai popoli, così i frutti della Redenzione ebbero ed hanno i loro effetti.” (Vol. XIX: 15-6-1926). 

scritti della “Serva di Dio” Luisa Piccarreta

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