sabato 16 maggio 2020

Il buon samaritano delle vittime del demonio



Credere alle presenze del demonio  

Il terreno favorevole per negare l’esistenza del demonio  sono il materialismo, consumismo, la diminuzione di fede, il  moltiplicarsi di sette, l’esaltazione del sesso, musiche sataniche e la incomprensibile carenza di una pastorale esorcistica.   Mi chiedo: se non crediamo al demonio che si manifesta  con segni forti, visibili, palpabili nei fratelli posseduti e vessati, come facciamo a credere che nell’anima in peccato grave  sia spiritualmente presente il demonio?  
Abbiamo pur sempre il Vangelo con il racconto di posseduti dal demonio, di spiriti immondi allontanati da Cristo, di  liberazioni di indemoniati avvenute sempre per opera sua.  Cristo conferì agli Apostoli l’autorità, il mandato: “Cacciate i  demoni”, come parte della missione apostolica. 
Paolo VI° nell’udienza del 15/12/1972 disse: “Il male non  è più soltanto una deficienza, ma una efficienza, un essere  vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà!   Esce dal quadro biblico e dell’insegnamento di Cristo e  della Chiesa chi si rifiuta di riconoscerlo esistente; ovvero chi  ne fa un principio a se stante, non avente esso pure origine da  Dio, come ogni creatura; oppure la spiega come una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri  malanni”.  
Negarne l’esistenza significa svuotare il significato della  Redenzione di “Cristo, venuto sulla terra per distruggere le  opere del diavolo” (cf Gv 3,8): per ridurre all’impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo” (cf Eb 2,14). 
Paolo VI° insegna che l’esistenza del diavolo è una verità  del Vangelo, della Dottrina della Chiesa e del suo costante  magistero. Oltre quanto ha detto il Concilio Vaticano II, i Papi Paolo VI° e Giovanni Paolo II° hanno diversi documenti  dove ne affermano l’esistenza.  
Paolo VI il 15 novembre 1975 afferma: “Uno dei maggiori  bisogni della Chiesa è la difesa dal demonio”.  
Giovanni Paolo II ha compiuto più volte l’esorcismo e con  efficacia. Nel suo ultimo libro (Memoria di identità p.17) scrive: “La Chiesa chiama il male per nome perché ha la possibilità di vincerlo”.  
Ben a ragione il Vescovo mons. Gemma ricorda (p.61) gli  insegnamenti della Chiesa, e aggiunge: “Domando se sia ancora possibile ritenersi cattolici se non si ammette la esistenza  degli spiriti del male e il loro nefasto influsso nella vita dell’uomo di ieri e di oggi”. 
Distinguendo fra esistenza e forme o modi di presenza del  demonio di certo abbiamo molti più credenti nella sua esistenza e meno nelle sue forme di presenza come la possessione, la  vessazione nelle persone e l’infestazione dei luoghi.  
Chi non riesce a credere, ha bisogno di conoscere persone  possedute o vessate, partecipare agli esorcismi di liberazione:  presto cambierà le sue opinioni, come è successo a me.  
Ora credo a certe presenze del demonio, lo ascolto quando  mi parla con voce umana e lotto volentieri con crescente fede,  preghiera ed energia per liberare i sofferenti e umiliare il demonio che vanta di essere il più forte. Mi chiama illuso e mi  ha ripetuto più volte: “Tu non mi manderai via perché creperai  presto: io sono eterno e rimarrò qui”. 
Dall’esperienza personale e dai libri dei colleghi, risulta  che esistono casi gravi di possessione o vessazione diabolica,  e per arrivare alla liberazione, hanno bisogno di lunghi anni di  preghiera e  sofferenza.  
Il giovane Tobia, di cui abbiamo conosciuto la storia, da  otto anni attende, prega e soffre molto, perde e rinnova la fiducia in Dio per continuare con costanza il cammino di fede e  speranza. Anche la coppia di sposi, sopra ricordata, che attende e soffre da 25 anni, a volte è tentata dalla sfiducia.
Rimangono fondamentali le parole dette da Gesù agli Apostoli: “Questo genere di demoni si allontana con il digiuno  e la preghiera”. Gli esorcisti, alcuni più, altri meno, hanno  cercato di coinvolgere innanzitutto le stesse famiglie del posseduto o vessato dal demonio, poi le comunità o famiglie religiose  per far pregare la Chiesa.  
Il ricorso a maggior preghiera dà certamente migliori frutti, abbrevia il tempo di attesa per arrivare alla liberazione. Rimane difficile il confronto perché non c’è mai un caso eguale  ad altro, né una fattura simile all’altra, tuttavia credere al valore della preghiera significa credere a Cristo e al suo potente  aiuto.  
Anche se il demonio è menzognero, non ho potuto fare a meno di interrogarmi su queste sue parole: “Tu non riesci a mandarmi via di qui perché non hai fede e preghi male, blateri”. 
Lo ha detto per scoraggiarmi; al contrario mi è servito per impegnarmi di più nel cammino di fede e preghiera. 

FRATELLO ESORCISTA

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