«Trovandomi fuori di me stessa, mi son trovata col Bambino Gesù in braccio in “Figlia mia, tutte le opere, parole e pensieri delle mezzo a tanta gente e Lui mi ha detto: creature dovrebbero essere suggellati con l’impronta: “Gloria Dei, Gloria Dei”, e tutto ciò che non è suggellato da questa impronta resta oscurato e come sepolto in tenebre, macchiato o al più di nessun valore, sicché la creatura non fa altro che far uscire da se stessa tenebre e cose abominevoli, perché la creatura, non operando per la gloria di Dio, sfugge dal fine per cui è stata creata, resta come sperduta da Dio e lasciata sola a se stessa. E solo Dio è luce e per Dio le azioni umane acquistano valore. Ora, quale meraviglia se la creatura, non operando per la Sua gloria, resta sepolta nelle sue stesse tenebre e non acquista niente dalle sue fatiche, anzi si carica di gravi debiti?”
Con nostra grande amarezza guardavamo tutta quella gente come sepolta in tenebre. Onde io, per distrarre da quella amarezza il benedetto Gesù, lo stringevo e baciavo e gli “Dì insieme con me: Do tale potenza alla dicevo, quasi volendo scherzare con Lui: preghiera di quest’anima, da concederle ciò che mi domanda”.
E Lui non mi dava retta, ed io, volendolo costringere a dire insieme con me, replicavo i baci, gli abbracci e “Dì, dì insieme con me le stesse parole dette sopra”.
ripetevo: Ho fatto tanto, che mi pare che le abbia detto e mi son trovata in me stessa, meravigliandomi della mia arditezza e pazzia, e mi vergognavo di me ste sa.» (Vol. 7°, 11.09.1906)
Pablo Martín Sanguiao
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