«Come leoni spiranti fiamme, così torniamo da quella mensa,
resi terribili per il demonio»[107].
San Giovanni Crisostomo
Cibo e bevanda (cibus - potus)
Nella Somma queste due parole appaiono unite, riferite all’Eucaristia, 17 volte.
Il trattato inizia con un parallelo tra la vita del corpo e la vita dello spirito: «I sacramenti della Chiesa hanno lo scopo di provvedere l’uomo nella vita spirituale. Ma la vita dello spirito somiglia a quella del corpo, essendo le cose corporali immagini di quelle spirituali. Ora, è evidente che alla vita del corpo, come occorrono la generazione per la quale l’uomo incomincia a vivere, e la crescita con la quale raggiunge la perfezione della vita, così anche occorre l’alimento per conservarsi in vita. Perciò, come per la vita spirituale era necessario che ci fosse il Battesimo, che è la rigenerazione spirituale, e la Cresima, che è la crescita spirituale, così era necessario che ci fosse il sacramento dell’Eucaristia, che è l’alimento spirituale»[108].
Il sacramento dell’Eucaristia «è ordinato alla refezione spirituale che assomiglia a quella corporale. Ora, alla refezione corporale occorrono due cose: il cibo che è alimento solido e la bevanda che è alimento liquido. Conseguentemente anche alla completezza di questo sacramento concorrono due cose: il cibo spirituale e la bevanda spirituale, secondo le parole evangeliche: “La mia Carne è vero cibo e il mio Sangue è vera bevanda” [Gv 6,50]. Perciò questo sacramento, pur essendo molteplice per la sua materia, è uno solo per la sua forma e perfezione»[109].
Le due specie (pane e vino) manifestano l’esplicita destinazione come alimento: «…
Cristo istituì questo sacramento sotto le specie del pane e del vino, come risulta dal Vangelo. Quindi il pane e il vino sono la materia conveniente di questo sacramento. E questo per buone ragioni. Primo, a motivo dell’uso di questo sacramento che consiste nella manducazione. Infatti come nel sacramento del Battesimo per l’abluzione spirituale si adopera l’acqua, perché l’abluzione corporale si fa comunemente con acqua, così nella Eucaristia si assumono per la refezione spirituale il pane e il vino, perché di essi più comunemente si cibano gli uomini…»[110]. Ma, pure, che l’Eucaristia è sacrificio: «Secondo, in rapporto alla passione di Cristo, che avvenne con la separazione del Sangue dal Corpo. Perciò in questo sacramento, che è il memoriale della passione del Signore, si assumono separatamente il pane come sacramento del Corpo e il vino come sacramento del Sangue». E inoltre manifestano l’effetto che produce nell’uomo proteggendo il corpo e l’anima: «Terzo, in rapporto all’effetto considerato in ciascuno di coloro che ricevono il sacramento. Poiché come dice S. Ambrogio, “questo sacramento vale a custodire sia l’anima che il corpo”: e quindi si offre “il Corpo di Cristo” sotto le specie del pane “per la salvezza del corpo”, e “il Sangue per la salvezza dell’anima” sotto le specie del vino; poiché, come afferma il Levitico, “l’anima di ogni vivente sta nel sangue” [17,14]». Indicano inoltre l’unione con Cristo e tra noi, cioè l’unità della Chiesa: «Quarto, in rapporto all’effetto relativo a tutta la Chiesa, la quale, è costituita da tanti fedeli, così come “il pane si fa con molti chicchi [di grano] e il vino con tanti acini” secondo la Glossa posta a commento delle parole di S. Paolo: “Molti siamo un solo corpo” [1Cor 10,17]» [111].
L’Eucaristia significa e causa l’unità della Chiesa: «Come dice S. Agostino spiegando il testo evangelico citato, “per questo cibo e per questa bevanda”, che sono la sua Carne e il suo Sangue, “vuole intendere la società del suo corpo e delle sue membra che è la Chiesa, formata dai suoi santi e dai suoi fedeli, predestinati, chiamati, giustificati e glorificati”»[112]. «Ma chiede [il sacerdote] […] per il Corpo mistico, simboleggiato da questo sacramento»[113]. «...Corpo mistico, che in questo sacramento viene simboleggiato»[114].
In questo sacramento sono realmente presenti il Corpo e il Sangue del Signore per essere veramente cibo e bevanda: «…S. Ilario dichiara: “Sulla realtà della Carne e del Sangue di Cristo non c’è adito a dubbio alcuno. Poiché e per dichiarazione del Signore stesso e per la nostra fede la sua Carne è veramente cibo e il suo Sangue è veramente bevanda”. E S. Ambrogio afferma: “Come il Signore Cristo Gesù è vero Figlio di Dio, così è vera Carne di Cristo quella che noi riceviamo, e il suo Sangue è vera bevanda”. La reale presenza del Corpo e del Sangue di Cristo in questo sacramento non può essere conosciuta dai sensi, ma solo dalla fede, che si fonda sull’autorità divina. Ecco perché S. Cirillo, commentando le parole, “Questo è il mio Corpo che sarà dato per voi”, afferma: “Non dubitare che ciò sia vero, ma piuttosto accetta con fede le parole del Salvatore, il quale, essendo la verità, non mentisce”.
E tale presenza si addice prima di tutto alla perfezione della Nuova Legge. Infatti i sacrifici dell’Antica Legge contenevano il vero sacrificio della morte di Cristo soltanto in modo figurato, secondo le parole di S. Paolo: “La Legge ha l’ombra dei beni futuri, non l’immagine viva delle cose stesse” [Eb 10,1]. Era giusto dunque che il sacrificio della Nuova Legge, istituito da Cristo, avesse qualche cosa di più e cioè che contenesse lui medesimo che ha patito [ipsum passum], non solo sotto forma di simbolo o di figura, ma nella realtà. Di conseguenza questo sacramento che contiene realmente Cristo stesso è, come afferma Dionigi, “il coronamento [perfectivum] di tutti gli altri sacramenti”, nei quali la virtù di Cristo è partecipata.
Secondo, si addice alla carità di Cristo, il quale per la nostra salvezza assunse un corpo reale di natura umana. Ora, essendo particolarmente proprio dell’amicizia, come dice Aristotele, che “gli amici vivano insieme”, Cristo ci ha promesso in premio la propria presenza corporale con le parole: “Dovunque sarà il corpo, là si raccoglieranno le aquile” [Mt 24,28]. Ma nel frattempo non ha voluto privarcene in questa peregrinazione, unendoci a sé in questo sacramento per mezzo della realtà del suo Corpo e del suo Sangue. Di qui le sue parole: “Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue, rimane in me e io in lui” [Gv 6,57]. Cosicché questo sacramento è il segno della più grande carità ed è il sostegno della nostra speranza per l’unione tanto familiare di Cristo con noi.
Terzo, si addice alla perfezione della fede, la quale, ha per oggetto sia la divinità di Cristo che la sua umanità, secondo le sue parole: “Credete in Dio e credete in me” [Gv 14,1]. Ora, avendo la fede per oggetto cose invisibili, così come Cristo ci offre la sua divinità in modo invisibile, così anche in questo sacramento ci offre la sua Carne in maniera invisibile»[115].
Alla domanda: Perché gli accidenti persistono?, risponde San Tommaso: «Agostino afferma: “Sotto le specie del pane e del vino che vediamo, noi onoriamo delle realtà invisibili, cioè la Carne e il Sangue”»[116].
E argomenta a partire del fatto che l’Eucaristia è cibo e bevanda: «con i sensi si costata che, fatta la consacrazione, rimangono tutti gli accidenti del pane e del vino. E ciò è stato disposto sapientemente dalla provvidenza divina.
Primo, perché non essendo per gli uomini cosa abituale, ma ributtante, mangiare carne umana e bere sangue umano, la Carne e il Sangue del Cristo ci vengono presentati sotto le specie di quei cibi, che più frequentemente sono usati dagli uomini, cioè del pane e del vino.
Secondo, perché questo sacramento non sia oggetto d’irrisione da parte dei non credenti, come sarebbe se mangiassimo il Signore nostro nelle sue proprie specie.
Terzo, perché il ricevere in modo invisibile il Corpo e il Sangue del Signore giovi
ad accrescere il merito della fede»[117] .
Per quale motivo sotto l’apparenza del pane si ha il Corpo del Signore e non solo la carne?: «In virtù del sacramento nell’Eucaristia è presente sotto le specie del pane non solo la carne, ma tutto il Corpo di Cristo, cioè le ossa, i nervi e le altre parti consimili. Ciò risulta dalla forma di questo sacramento, nella quale non si dice: “Questa è la mia carne”, bensì: “Questo è il mio Corpo”. Perciò nelle parole del Signore: “La mia carne è veramente cibo” [Gv 6,55], carne sta per il corpo intero, poiché essa secondo gli usi degli uomini è più adatta alla funzione di cibo: infatti comunemente gli uomini si cibano della carne degli animali, e non delle ossa...»[118].
Cristo tutto intero è presente sotto le due specie: sembrerebbe dunque che una di esse è superflua, poiché una contiene lo stesso dell’altra: «…è tesi certissima che sotto ognuna delle due specie sacramentali è presente tutto il Cristo: però in modi diversi. Infatti sotto le specie del pane il Corpo di Cristo è presente in forza del sacramento, il Sangue invece per concomitanza naturale, come si è detto sopra riguardo all’anima e alla divinità. Al contrario sotto le specie del vino è presente il Sangue di Cristo in forza del sacramento, e il Corpo di Cristo per concomitanza naturale, come l’anima e la divinità; questo perché attualmente il Sangue di Cristo non è separato dal suo Corpo, come lo fu nel tempo della sua passione e morte. Per cui, se allora si fosse celebrato questo sacramento, sotto le specie del pane ci sarebbe stato il Corpo di Cristo senza il Sangue e sotto le specie del vino il Sangue senza il Corpo, come era nella realtà delle cose»[119].
Perciò: «Sebbene tutto il Cristo sia presente in ciascuna delle due specie, non vi è
presente inutilmente.
Primo, perché ciò serve a rappresentare efficacemente la passione di Cristo, nella quale il Sangue fu separato dal Corpo. Cosicché nella forma stessa della consacrazione del Sangue viene ricordata la sua effusione.
Secondo, in quanto ciò è conveniente per l’uso del sacramento, al fine di poter offrire distintamente ai fedeli il Corpo di Cristo come cibo e il Sangue come bevanda.
Terzo, ciò si addice anche agli effetti, perché, come abbiamo accennato sopra, “il Corpo viene offerto per la salvezza del corpo e il Sangue per la salvezza dell’anima”»[120]. Se venisse a mancare la materia di una delle due specie «una non deve essere consacrata senza l’altra, perché il sacrificio non sarebbe perfetto»[121]. In una delle obiezioni, più avanti, S. Tommaso aggiunge: «All’integrità di questo sacramento concorre, come abbiamo visto sopra, tanto la consumazione del Corpo quanto quella del Sangue. Se dunque si riceve il Corpo senza il Sangue, il sacramento sarebbe imperfetto. Il che equivale a un sacrilegio. Infatti il Papa Gelasio soggiunge: “La divisione di un solo e identico mistero non può farsi senza un grande sacrilegio”»[122]. E nella risposta distingue: «La perfezione di questo sacramento non si ha nella comunione dei fedeli, ma nella consacrazione della materia. Perciò non si toglie nulla alla perfezione di questo sacramento se il popolo riceve il Corpo senza il Sangue, purché il sacerdote consacrante riceva l’uno e l’altro»[123]. E ancora nella risposta seguente: «La rappresentazione della passione del Signore si ha nella stessa consacrazione di questo sacramento, nella quale non si può mai consacrare il Corpo senza il Sangue. Il popolo invece può ricevere il Corpo senza il Sangue, senza che ne derivi nessun inconveniente. Perché il sacerdote offre e consuma il Sangue a nome di tutti; inoltre perché, come abbiamo spiegato, in ciascuna delle due specie Cristo è contenuto per intero»[124].
Se con il nome di «carne» s’intendono pure le altre parti del corpo, ad es. ossa, nervi ecc. e il sangue è una parte del corpo umano, sembrerebbe che non si dovrebbe consacrare il Sangue separatamente, come non si consacrano separatamente le altre parti: «Nella passione di Cristo, della quale l’Eucaristia è il memoriale, le altre parti del Corpo non furono separate tra loro come il Sangue; ma il Corpo rimase integro, in conformità alle parole: “Non gli romperete alcun osso” [cfr. Es 12,46]. Ecco perché in questo sacramento nessun’altra parte, all’infuori del Sangue, viene consacrata separatamente dal Corpo»[125].
Per la sola figura dell’Agnello sembrerebbe che ci si dovrebbe comunicare una sola volta all’anno, ma è figura dell’Eucaristia anche la manna che si mangiava ogni giorno: «La verità deve corrispondere alla figura. Ma l’agnello pasquale, che fu la principale figura di questo sacramento, come si è detto sopra, non si mangiava se non una volta all’anno. E la Chiesa stessa celebra la passione di Cristo, di cui questo sacramento è il memoriale, una volta all’anno. Dunque non è lecito ricevere ogni giorno questo sacramento, bensì una volta all’anno»[126]. S. Tommaso risponde: «L’agnello pasquale fu la principale figura dell’Eucaristia quanto alla passione di Cristo, rappresentata da questo sacramento. Perciò esso veniva consumato una sola volta all’anno, perché “Cristo è morto una volta soltanto”
[1Pt 3,8]. Per questo anche la Chiesa una sola volta all’anno celebra il ricordo della passione di Cristo. Nell’Eucaristia però il memoriale della passione di Cristo viene dato a noi sotto forma di cibo, il quale si prende ogni giorno. Perciò sotto questo aspetto l’Eucaristia è raffigurata dalla manna, la quale veniva data al popolo nel deserto ogni giorno»[127].
Sembrerebbe inoltre che Cristo abbia mangiato e dato ai suoi discepoli il suo Corpo impassibile: «Commentando le parole di S. Matteo “si trasfigurò dinanzi a loro” [Mt 17,2]
la Glossa afferma: “Ai discepoli nella Cena diede quel corpo che aveva per natura, non mortale però, né passibile”. E commentando un passo del Levitico: “se la tua offerta sarà un’oblazione cotta sulla teglia” [ = lat. sartagine, Lev 2,5], dice: “La croce, forte più di tutte le cose, rese la Carne di Cristo adatta per essere mangiata, mentre prima della passione sembrava non commestibile”. Ora, Cristo diede il suo Corpo come atto a essere mangiato. Quindi lo diede quale esso fu dopo la passione, ossia impassibile e immortale»
[128]. Il Santo Dottore risponde: «Si dice che Cristo nella Cena diede il suo Corpo non mortale e passibile, nel senso che non lo diede in modo fisico e cruento [lo dette in forma sacramentale]. La croce poi rese la carne di Cristo adatta per essere mangiata, perché questo sacramento aveva il compito di rappresentare la passione di Cristo»[129].
Perciò: «...conviene che si riceva sia il Corpo che il Sangue: perché in entrambi consiste la perfezione del sacramento. Di conseguenza, come il sacerdote ha il compito di consacrare e perfezionare questo sacramento, in nessun modo deve consumare il Corpo di Cristo senza il Sangue»[130].
Padre Carlos Miguel Buela,
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