lunedì 30 novembre 2020

IL PURGATORIO NELLA RIVELAZIONE DEI SANTI

 


LE PENE DEI, PURGATORIO E IL LORO RIGORE 

Assai interessante il fatto seguente, che leggiamo nella vita di  S. Nicola da Tolentino. Un sabato, di notte, mentre il Santo  dormiva, vide in sogno una povera anima del Purgatorio, che lo  supplicò di celebrare nella mattina seguente il divin Sacrificio  per lei e per molte altre anime che soffrivano in Purgatorio. Il  Santo, avendo riconosciuto la voce di chi gli parlava, senza  potersi tuttavia ricordare a quale persona a lui nota  appartenesse, domandò allo spirito chi fosse. - Io sono il tuo  defunto amico Fra Pellegrino da Osimo, che purtroppo sarei  andato dannato senza il soccorso della divina misericordia; mi  trovo in luogo di pena; ho bisogno del tuo aiuto, ed anche a  nome di molte altre anime infelici vengo a supplicarti di voler  celebrare per noi domani la santa Messa, dalla quale  attendiamo la liberazione, o almeno un gran sollievo dalle  nostre pene. - Voglia il Signore applicarti i meriti del suo  Sangue prezioso, rispose il Santo, ma in quanto a me, non  posso soccorrerti domani col suffragio che mi domandi, perché  essendo officiante di settimana, siccome domani è giorno di  festa, non potrei celebrare all'altare del coro la Messa dei  defunti. – Deh! vieni, vieni almeno con me, gridò allora il  defunto con lacrime e singhiozzi, te ne scongiuro per amor di Dio, vieni a contemplare le nostre sofferenze, e non sarai più sì  crudele da negarmi il favore che ti domando: so che il tuo  cuore è troppo buono perché tu possa più oltre lasciarci in tante  pene. Parve allora al Santo di essere trasportato in Purgatorio,  dove vide una vasta pianura, nella quale una moltitudine di  anime di tutte le età e condizioni erano tormentate con vari ed  atroci supplizi. E qui bisognerebbe la penna dell'immortale  Alighieri, del cantore sublime dell'Inferno e del Purgatorio per  riferire i tormenti indicibili da cui vide il Santo afflitte quelle  povere anime, e forse l'immaginazione stessa di Dante  impallidirebbe dinanzi a tanto spettacolo di dolore. Non ci  proveremo quindi a farlo, ma diremo solo che quegli spiriti  penanti imploravano in coro coi gesti e colla voce gemente  l'aiuto di san Nicola, al quale Fra Pellegrino disse: - Ecco,  come vedi, la situazione di quelli ché mi hanno a te inviato:  essendo tu caro al Signore, confidiamo che nulla rifiuterà egli  all'oblazione del santo Sacrificio compiuta dalle tue mani, e  siamo sicuri che la divina misericordia ci libererà. - Sparita in  tal modo l'apparizione, il Santo non poté frenare le lacrime alla  considerazione di sì straziante spettacolo, e postosi in preghiera  per tutto il resto della notte, appena albeggiato corse a trovare il  priore per raccontargli l'accaduto. Questi, penetrato dalla  descrizione di quelle pene, lo dispensò non solo per quel  giorno, ma per l'intera settimana dall'ufficio di ebdomadario,  onde potesse durante quel tempo offrire il divin Sacrificio a  sollievo di quelle povere anime. Il Santo in quel giorno e per  tutta la settimana celebrò la Messa con straordinario fervore,  dedicandosi inoltre giorno e notte alla pratica delle virtù e delle  penitenze più austere, prolungando le sue veglie e le sue  orazioni, digiunando a pane ed acqua, martoriando il suo corpo  con discipline e portando una catena di ferro strettamente  serrata ai fianchi. Al termine di quei sette giorni, il Santo ebbe  la consolazione di vedersi nuovamente comparire Fra  Pellegrino, non più in mezzo a quelle orribili torture, ma ricoperto di una veste candidissima e circondato di splendori  celesti, in mezzo ai quali gioivano molte altre anime benedette,  che tutte salutarono il Santo, chiamandolo loro liberatore, e  cantando mentre salivano al cielo: Salvasti nos de af fligentibus  nos, et odientes nos confudisti! (Ps. 43, 7)

Sac. Luigi Carnino

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