«Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata fuori di me stessa e vedevo il Bambino Gesù che, mettendosi sul mio letto, mi batteva con le sue mani tutto il corpo, menandomi anche dei calci. Quando mi ha battuto ben bene e calpestato, è scomparso. Ritornando in me stessa non capivo il perché di queste battiture; solo ero contenta, ché mi ricordavo che più sotto mi facevo a Gesù per essere più battuta. Onde, sentendomi tutta pesta, di nuovo sono stata sorpresa dal benedetto Gesù, che togliendosi la corona di spine, Lui stesso l’ha conficcato nella mia [testa], ma con tale forza che tutte mi penetravano dentro. Poi, mettendosi nel mio interno, quasi in atto di andare più avanti, mi ha detto: “Figlia mia, come andiamo? Andiamo, andiamo più su nel castigare il mondo”. Io mi sono sentita spaventare nel sentire che univo la mia volontà alla Sua nell’andare più su nei castighi. E Lui ha soggiunto: “Quello che Io ti dico non lo devi dimenticare. Ricordati che tempo addietro Io ti facevo vedere i castighi presenti e quelli che dovevo mandare, e tu, presentandoti dinanzi alla mia giustizia, tanto perorasti a pro dell’umano genere, offrendoti tu a soffrire qualunque cosa, che ti fu concesso in elemosina che invece di far per dieci avrebbe fatto per cinque, per tuo riguardo. Perciò questa mattina ti ho percosso, per poterti dare il tuo intento, che dovendo fare per dieci, faccio per cinque”. (Vol. 8°, 29.10.1907)
Pablo Martín Sanguiao
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