«... tu lavori alle mie spalle»
Subito dopo la guerra avevo organizzato, da Bologna, un pulman con trenta posti, per S. Giovanni Rotondo. Quando mancavano pochi giorni alla partenza, sedici persone si ritirarono, lasciandomi la responsabilità di prenotare la macchina. Firmai egualmente il contratto, confidando nella Provvidenza, ma poi me ne preoccupai: «e se non trovo le altre persone? Come farò a pagare la macchina?».
Non si fece vivo nessuno, e l'ansia aumentò. Non sapendo più dove sbattere la testa, presi la foto del Padre che è appesa al centro della camera da pranzo della mia casa e la capovolsi, con il volto contro il muro: «quando usciranno le altre sedici persone, ti rimetterò a posto!» gli gridai.
Mia moglie, allibita, corse a rigirare la foto: «Per me sta sempre girato in là», urlai. L'indomani, alla vigilia della partenza, mi giunse un telegramma da un paese vicino Bologna: «Avete sedici posti?».
Arrivati a S. Giovanni Rotondo, andammo a salutare il Padre.
Appena abbracciatolo: «Vagliò - mi disse sorridendo con aria sorniona - tu lavori alle mie spalle!...».
Teglia - S. Giovanni Rotondo
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