lunedì 23 novembre 2020

Gesù e Maria: “Non separi l’uomo quello che Dio ha unito”.

 


“Un altro giorno, mentre pregando invocavamo insistentemente la Madonna con il titolo di Madre dell’Eucaristia, il maligno se ne viene dicendo:  

«Lui e Lei sono inscindibili. Non sapete fino a che punto invocarla significa invocare Lui; sono una cosa sola; Lui se l’è portata via tutta intera. Nel Corpo e Sangue del Figlio c’è anche il corpo e sangue della Madre. Non poteva essere diversamente, se è formato in Lei. Conoscete la biologia? Sapete cos’è il DNA? Loro sono una cosa sola. Lui è nato da Lei e Lei è nata da Lui. Non sono mai stati divisi. Sono sempre stati uniti. Prima che Lei lo concepisse, Lui era già in Lei; prima che Lui nascesse, Lei era già in Lui. Lei è stata la prima a donarsi. Lui portava in Sé il sangue e la carne di quella donna meravigliosa, troppo meravigliosa per essere sopportabile da noi e non possiamo niente contro di Lei. Quando celebrate quella che voi chiamate messa c’è Lei con Lui».”  

(Da un esorcismo tratto dal libro “La Vergine Maria e il diavolo negli esorcismi”,   di Francesco Bamonte) 

Sì, è verissimo; ma non dice la ragione, il perché di questo prodigio: la Divina Volontà, unica ed inscindibile, delle Tre Divine Persone, è unica ed inscindibile nella Madre e nel Figlio. Il Prodigio parte dall’Eternità –come dice la Chiesa: “in un medesimo decreto eterno di predestinazione”–, ma Dio non lo ha imposto alla Vergine, è Lei che lo ha accolto fin dal principio: “è lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla” (Gv 6,63). 

La più ampia e profonda spiegazione ce la dà il Signore stesso, negli Scritti della Piccola Figlia della Divina Volontà, la “Serva di Dio” Luisa Piccarreta: 

Mentre pregavo (…) dicevo tra me: “Come è possibile che Gesù potesse separarsi dalla cara Mamma e Lei da Gesù?”  E il benedetto Gesù mi ha detto:  

“Figlia mia, certo che non poteva esserci separazione tra Me e la mia dolce Mamma. La separazione fu solo apparentemente. Io e Lei eravamo fusi insieme, ed era tale e tanta la fusione, che Io restai con Lei e Lei venne con Me; sicché si può dire che ci fu una specie di bilocazione. Ciò succede anche alle anime, quando sono unite veramente con Me; e se pregando fanno entrare nelle loro anime come vita la preghiera, succede una specie di fusione o di bilocazione: Io, dovunque mi trovo, porto loro con Me ed Io resto con loro. 

Figlia mia, tu non puoi comprendere bene ciò che fu la mia diletta Mamma per Me. Io, venendo in terra, non potevo stare senza Cielo, e il mio Cielo fu la mia Mamma. Tra Me e Lei ci passava tale elettricità, che neppure un pensiero sfuggiva alla Madre mia che non lo attingesse dalla mia mente; e questo attingere da Me la parola, la volontà, il desiderio, l’azione e il passo, insomma, tutto, formava in questo Cielo il sole, le stelle, la luna e tutti i godimenti possibili che può darmi la creatura e che lei stessa può godere. Oh, come mi deliziavo in questo cielo! Oh, come mi sentivo rinfrancato e rifatto di tutto! Anche i baci che mi dava la mia Mamma mi racchiudevano il bacio di tutta l’umanità e mi restituivano il bacio di tutte le creature. Dovunque me la sentivo, la mia dolce Mamma. Me la sentivo nel respiro e, se era affannoso, me lo sollevava. Me la sentivo nel Cuore e, se era amareggiato, me lo addolciva. Me la sentivo nel passo e, se era stanco, mi dava lena e riposo... E chi può dirti come me la sentivo nella Passione? Ad ogni flagello, ad ogni spina, ad ogni piaga, ad ogni goccia del mio Sangue, dovunque me la sentivo e mi faceva l’ufficio di vera Madre... Ah, se le anime mi corrispondessero, se tutto attingessero da Me, quanti cieli e quante madri avrei sulla terra!” (Vol. 11°, 09-05-1913) 

“ Figlia mia, Io e la Mamma mia eravamo come due gemelli nati dallo stesso parto, perché non avevamo che una sola Volontà che ci dava la vita. Il «FIAT» Divino metteva in comune gli atti nostri, in modo che il Figlio rifletteva nella Mamma e Lei rifletteva nel Figlio. Sicché il regno della Volontà Divina aveva il suo pieno vigore, il suo dominio perfetto in Noi…”  (Vol. 23°, 09-02-1928) 

“Perché la Celeste Regina mi è vera Madre? Perché possedeva la Vita del mio «FIAT» Divino. Esso solo le poteva somministrare il germe della fecondità divina, per concepirmi nel suo seno e farmi figlio suo. Sicché senza la mia Divina Volontà, Lei non avrebbe potuto assolutamente essere Mamma mia, perché nessun altro, né in Cielo né in terra, possiede questo germe della fecondità divina, che niente meno fa concepire il Creatore nella creatura. Vedi dunque [come] il mio Volere Divino mi formò la Mamma e mi fece suo Figlio.”  (Vol. 24°, 02-09-1928) 

“Figlia mia, sto comportandomi con te come mi comportai con la Mamma mia: durante la mia vita facemmo vita sempre insieme, tranne i tre giorni dello smarri- mento, ché del resto dove c’era la Mamma, si trovava il Figlio e dove c’era il Figlio   si trovava la Madre; eravamo inseparabili. Quando poi venne il compimento della Redenzione, dovendo fare [Io] la vita pubblica, ci separammo, sebbene la Volontà unica che ci animava ci teneva sempre immedesimati insieme, ma è certo che le nostre persone si trovavano lontane, chi ad un punto e chi in un altro, e non sapendo stare e non potendo stare troppo a lungo separati –perché il vero amore sente l’irresistibile bisogno di riposare l’uno nell’altro, di confidarsi i loro segreti, l’esito delle loro imprese e i loro dolori–, ora Io facevo le scappatine per rivederla, ora la Regina Madre usciva dal suo nido per rivedere il suo Figlio che da lontano la feriva, e di nuovo ci separavamo per dare corso all’opera della Redenzione…” (Vol. 24°, 20-06- 1928) 

(…) La Sovrana Regina, tutta bontà e tenerezza, mi ha detto: “Figlia diletta mia, tu devi sapere che io sono la portatrice di Gesù. Questo fu un dono che l’Ente Supremo mi affidò, e quando fu certo che io avevo grazia, amore, potenza e la stessa Volontà Divina per tenerlo custodito, difeso, amato, allora mi fece la consegna del dono, cioè il Verbo Eterno, e s’incarnò nel mio seno, dicendomi: «Figlia nostra, ti facciamo il gran dono della Vita del Figlio Dio, affinché tu ne sia padrona e lo doni a chi vuoi; però sappilo tenere difeso, non lo lasciare mai solo a chiunque lo doni, per supplire se non lo amano, per ripararlo se l’offendono. Farai in modo che nulla manchi alla decenza, alla santità, alla purezza che gli conviene. Sii attenta, è il dono più grande che ti facciamo e ti diamo il potere di bilocarlo quante volte vuoi, affinché chi lo vuole   possa ricevere questo gran dono e possederlo.  

Ora, questo Figlio è mio, è dono mio, e come mio conosco i suoi segreti amorosi, le sue ansie, i suoi sospiri,  ma tanto,  che giunge a piangere e con singhiozzi ripetuti mi dice: «Mamma mia, dammi alle anime, voglio le anime». Io voglio ciò che vuole Lui; posso dire che sospiro e piango insieme, perché voglio che tutti posseggano il Figlio mio, ma devo mettere al sicuro la sua vita, il gran dono che Dio mi affidò. Ecco  perché, se scende Sacramentato nei cuori, io scendo insieme per garanzia del mio dono. Non posso lasciarlo solo, povero Figlio mio; se non avesse la sua Mamma che scende insieme, come me lo tratterebbero male! [Per] chi non gli dice un «ti amo» di cuore io devo amarlo, [per] chi lo riceve distratto, senza pensare al gran dono che riceve, io mi riverso su di Lui per non fargli sentire le sue distrazioni e freddezze, [per] chi giunge a farmelo piangere, devo quietargli il pianto e fare i dolci rimproveri alla creatura, che non me lo faccia piangere. Quante scene commoventi succedono nei cuori che lo ricevono Sacramentato! Vi sono anime che non si contentano mai di amarlo, ed io do loro il mio amore e anche il suo per farlo amare. Queste sono scene di Cielo e gli stessi angeli restano rapiti e ci rinfranchiamo delle pene che ci hanno dato le altre creature.  

Ma chi può dirti tutto? Sono la portatrice di Gesù, né Lui vuole andare senza [di] me, tanto che quando il Sacerdote sta per pronunziare le parole della Consacrazione sull’Ostia Santa, faccio ali con le mie mani materne, affinché scenda attraverso le mie mani per consacrarsi, affinché, se mani indegne lo toccano, io [gli] faccia sentire le mie che lo difendono e lo coprono col mio amore. Ma ciò non basta; sto sempre a guardia per vedere se vogliono il Figlio mio, tanto che se qualche peccatore si pente dei suoi gravi peccati e la luce della grazia albeggia nel suo cuore, io subito gli porto Gesù come conferma del perdono, ed io ci penso a tutto ciò che ci vuole per farlo restare in quel cuore convertito.  

Sono la portatrice di Gesù e lo sono perché posseggo in me il regno della sua Volontà Divina. Essa mi rivela chi lo vuole ed io corro, volo per portarlo, senza mai lasciarlo. E non solo sono portatrice, ma spettatrice, ascoltatrice di ciò che fa e dice alle anime. Credi tu che io non fossi presente ad ascoltare le tante lezioni che il mio caro Figlio ti faceva sulla sua Divina Volontà? Io ero presente, ascoltavo parola per parola ciò che ti diceva, ed in ogni parola io ringraziavo mio Figlio e mi sentivo doppiamente glorificata, perché parlava del regno che io già possedevo, che era stata tutta la mia fortuna e la causa del gran dono del Figlio mio. E nel vederlo parlare, io vedevo innestata la fortuna dei miei figli con la mia; oh, come gioivo! Tutte le lezioni che ti ha dato, e anche più, sono già scritte [nel] mio Cuore, e nel vederle ripetere a te, io godevo in ogni lezione un Paradiso di più; e quante volte tu non eri attenta e dimenticavi, io chiedevo perdono per te e lo pregavo che ripetesse le sue lezioni, e Lui, per contentarmi, perché non sa negare nulla alla sua Mamma, ti ripeteva le sue belle lezioni.  

Figlia mia, io sono sempre con Gesù, però a volte mi nascondo in Lui e pare che Lui faccia tutto come se facesse senza di me. Invece io sto dentro, vi concorro insieme e sto a giorno di quello che fa. Altre volte si nasconde nella sua Mamma e fa fare a me, ma sempre Lui concorre insieme. Altre volte ci sveliamo tutti e due insieme e le anime vedono la Madre ed il Figlio che le amano tanto, a seconda [del]le circostanze e del bene loro [che] richiedono, e molte volte è l’amore che non possiamo contenere, che ci fa dare in eccessi verso di loro. Ma sii certa che se sta mio Figlio, sto io, e che se sto io, sta mio Figlio. È un compito che mi fu dato dall’Ente Supremo, [dal] quale io non posso, né voglio ritirarmi. Molto più che queste sono le gioie della mia Maternità, il frutto dei miei dolori, la gloria del regno che posseggo, la Volontà e il compimento della Trinità Sacrosanta.” (Vol. 34°, 28.05.1937) 

P. Pablo Martin Sanguiao

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