mercoledì 25 novembre 2020

Dio unì a sé la povera anima mia

 


DONATEMI LA PERFEZIONE O FATEMI MORIRE!

Il giorno 6 del corrente mese di febbraio 1815 nella santa Comunione, così Giovanna Felice: dopo aver pianto amaramente i miei peccati, vennero meno le potenze dell’anima mia. Per il dolore della eccessiva contrizione, che mi compartiva Dio, perso ogni uso di ragione, credetti veramente di essere estinta.

Nel tempo che mi trovavo in questa situazione, mi apparvero molti santi Angeli, e presomi leggiadramente, mi condussero in luogo molto eminente, e fattomi intorno corona con sommo rispetto e modestia mi adagiarono sopra prezioso tappeto, posero sotto il mio capo preziosissimo cuscino, mi attorniarono di preziosi adornamenti. La povera anima mia nel vedersi così adornata si umiliava profondamente, e confessava sinceramente la sua viltà, e piena di ammirazione, domandò ai santi Angeli qual fosse il motivo di tanto adornarmi, mentre io mi riconoscevo, per i miei peccati, meritevole di mille inferni. Questi graziosamente mi fecero intendere che quegli adornamenti mi si dovevano per essere io consacrata a Dio, per mezzo dei santi voti e buoni propositi fatti, questi mi rendevano amica dell’Altissimo, che in quel ricco cuscino, che sosteneva il mio capo veniva significata la retta intenzione e la purità del cuore. Pieni di rispetto e riverenza, ammiravano in me la grande opera del Signore, lodavano il suo santo nome.

In questo tempo si aprirono i cardini del cielo, e rapidamente scese dalla sommità di questo l’eterno Dio, e con i suoi splendori investì la povera anima mia e la unì a sé, con ammirazione grande di quei beati spiriti, che furono spettatori di questo eccelso favore.

L’amante Signore mi fece intendere che mi fossi preparata a ricevere altra grazia molto distinta. Ricevuto che ebbe questo favore, la povera anima mia si accese di viva fiamma di carità, e sollevandosi verso l’amato bene, che con i suoi splendori l’aveva ferita, si struggeva tutta nell’ardente fiamma della sua carità, desiderando perpetuarsi con lui.

Oh, la dolce impressione che ricevette il mio cuore in questa unione! Questa fu una disposizione alla segnalata grazia che era per compartirmi il mio Signore. In mezzo a questo incendio il mio spirito restò in somma quiete. In questo tempo mi apparve la bella anima della signora Anna Maria, ammantata di splendida luce, il suo volto manifestava la sua purità, la sua carità. Oh, quanto era mai bella! Graziosamente mi parlò e mi disse che avessi amato Dio, che ne era ben degno per il grande amore che mi porta, e che preparata mi fossi a ricevere dall’infinito suo amore una grazia ben grande. Ciò detto disparve, lasciando nel mio cuore una gioia, un contento molto grande.

Beata Elisabetta Canori Mora


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