domenica 18 aprile 2021

La battaglia continua 3

 


MALEDETTO COMUNISMO!

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Persino Paolo VI ebbe poi a dire, il 4 settembre 1956, che invece di fermare le proprie idee di fronte a quelle degli altri,

«si prendon quelle degli altri. Non si converte, ci si lascia convertire. Assistiamo al fenomeno inverso dell’apostolato. Non si conquista, ci si arrende.

La capitolazione è velata da tutto un linguaggio, da tutta una fraseologia. I vecchi amici rimasti nella dritta via, son guardati come reazionari, o traditori. Non si ritengono veri cattolici che quelli capaci di tutte le debolezze e di tutti i compromessi».

 E l’allora arcivescovo di Milano, il 21 maggio 1960, scriveva:

«L’apertura a sinistra trascina con sé conseguenze gravissime per le anime, per quanto riguarda la fede e la vita cristiana, e per le condizioni della Chiesa in Italia: non sono state date delle garanzie sufficienti affinché il pericolo dell’apertura a sinistra non si risolva in danno e in disonore per la causa cattolica».

Anche nell’enciclica “Ecclesiam Suam”, a proposito del “dialogo”, scrive:

 «Sono queste ragioni che ci costringono, come già hanno obbligato i Nostri Predecessori, e con loro chiunque prende a cuore i valori religiosi, a condannare i sistemi ideologici negatori di Dio e persecutori della Chiesa, sistemi spesso identificati a regime economici, sociali, politici e, tra loro, il comunismo ateo. In un certo senso, non tanto siamo noi a condannarli, quanto essi medesimi, i sistemi e i regimi che li personificano, a opporsi radicalmente a noi con le loro idee, a opprimerci coi loro atti. La nostra lagnanza è, in realtà, più di un gemito di vittime, che una sentenza di giudizi. In tali condizioni, l’ipotesi di un “dialogo” diviene difficilissimo, per non dire impossibile, sebbene non vi sia ancora oggi, nel mondo, nessuna esclusione a priori riguardo alle persone che professano questo sistema e aderiscono a questi regimi. Per chi ama la verità, la discussione è sempre possibile. Ma ostacoli di carattere morale accrescono enormemente le difficoltà per mancanza di una libertà sufficiente di giudizio e di azione e, di conseguenza, per l’abuso dialettico della parola che non mira più alla ricerca e all’espressione della verità, ma si trova messa al servizio di fini utilitari prestabiliti. Per tale ragione, il “dialogo” lascia posto al silenzio».

È quindi chiaro che “cattolicesimo e marxismo sono inconciliabili”, per cui l’Osservatore Romano del 3 marzo 1965 denunciava i cattolici che seguivano la via del “dialogo”.

 «Le conseguenze di tutto ciò - diceva - sono che i comunisti accompagnano il dialogo vilipendendo sistematicamente la Chiesa, il suo capo visibile, le sue istituzioni e la sua stessa missione».

Ma, purtroppo, nonostante queste luminose evidenze, molti cattolici d’ogni tipo, rompono deliberatamente gli ordini e i consigli pontifici, offrendo al comunismo ateo “i dialoghi”, gli incontri e colloqui e persino il sedersi alla tavola dei nemici di Dio. A questo punto è bene ricordare l’affare “Pax”. Faccio, qui, in breve, la sua storia. “Pax” fu creata nel 1945 dal generale Serov, capo dei servizi segreti sovietici, per infiltrasi in tutta la Chiesa cattolica, partendo dalla Polonia. Per dirigere l’impresa fu un tale Bodelaw Piasecki, benché fosse stato condannato a morte, nel 1944, dai servizi sovietici. Doveva impiantare tra i cattolici una rete poliziesca per irretire e asservire la Chiesa. È naturale, perciò, che i primi contatti fossero stati un inganno su “Pax” e su Piasecki, perché lui stesso si presentava come un progressista cristiano, incaricato di stabilire una specie di simbiosi tra i cattolici e il regime, prolungando il “dialogo”, mentre, in realtà, era una faccenda di spionaggio, di intossicazione, di infiltrazione marxista nei Paesi cristiani.

Il gioco sovietico durò non poco, fin che, nell’anno 1963, una “nota” redatta dall’Episcopato polacco, venne trasmessa dalla Segreteria di Stato del Vaticano. Ecco un “passo” di quel testo: 

«“Pax” si presenta all’estero come un “movimento” di cattolici progressisti polacchi… In verità, “Pax” non è un movimento, ma un organo dell’apparato poliziesco strettamente articolato, che dipende direttamente dal Ministero dell’Interno, ed esegue con cieca obbedienza le direttive della polizia segreta, l’U.B… Fin da principio, “Pax” ha dunque avuto il carattere di Agenzia segreta di stretta obbedienza. Il signor Piasecki è il capo incontestabile di “Pax” su tutti i piani. Da alcuni mesi, “Pax” va rianimando e diffondendo le idee forze dei Problemi Essenziali»…

Ora domandiamoci: perché il movimento “Pax” ha così a lungo avuto tanta fortuna di una autentica complicità tra tanti ecclesiastici e laici? Perché tante tergiversazioni, ambiguità, pudori voltafaccia da parte di tanti cattolici? Sarebbe utile riuscire a conoscere quale scopo e per quali ragioni il mondo cattolico fu così favorevole a “Pax” per lunghi anni? 

Comunque, in quella luce è possibile comprendere molto su “Pax” che, peraltro, non fu certamente l’ultimo elemento di infiltrazione marxista-comunista nella Chiesa. Molti altri mezzi, infatti, sono stati impiegati per lo stesso scopo: eliminare la Chiesa cattolica. Furono come cinghie di trasmissione; come le officine, i circoli, le società culturali, i gruppi giornalistici, e via dicendo, sì da creare una confusione diabolica, fondendo il sociale col politico, la dottrina con la dialettica, i “preti-operai” con l’altro clero e le altre istituzioni cristiane.

Veramente, quindi, queste confusioni riescono a farci scoprire il tutto nel bagliore rosso di una falsa luce che ci ricorda l’infiltrazione del “fumo di Satana” che Paolo VI ebbe a dire: «Sembra che il “fumo di Satana” si sia infiltrato nella Chiesa. Stiamo assistendo all’auto-demolizione interna della Chiesa»1.

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sac. dott. Luigi Villa 

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