Il pensiero dell'eternità è salvezza !
Il nome di Issacar, al quale, come abbiamo detto, diede Giacobbe la sua benedizione, sta a significare queste due cose: colui che ha memoria e anche l'uomo del premio o della paga, inculcandoci con questo mistero lo Spirito Santo la memoria dei premi eterni. E per dimostrare quanto sia prezioso questo ricordo agli occhi del Signore e quanto utile per noi, ordinò che si scolpisse il nome di Issacar in una preziosa ametista che portava il sommo sacerdote nell'Ephod, o razionale: la qual pietra, come venne rivelato a S. Giovanni, è una delle basi della città di Dio, e per essa, ci dice S. Anselmo, ci viene ricordata l'eternità. Ed oh! qual gran vigilanza deve produrre in noi il pensiero dell'eternità! Che cosa ce la può tenere desta meglio, che il correre il pericolo di cadere nell'inferno? Come potrebbe dormire tranquillamente chi, per passare da un monte all'altro, dovesse servirsi per ponte di un legno della larghezza di mezzo piede, al soffiare di un vento furioso e sopra un abisso profondissimo?
Non è minore il pericolo di questa vita, perché il cammino verso la vita eterna è strettissimo, i venti della tentazione sono veementissimi, i rischi delle occasioni sono frequentissimi, gl'inganni dei consiglieri perversi moltissimi. Ci troviamo fra pericoli evidentissimi; come potrà un cristiano dormire e non preoccuparsi? Senza dubbio, guardando alla nostra natura depravata ed alle insidie del demonio, nessuna cosa è più difficile che il salvarsi, come il salvarsi di un uomo molto pesante sopra una barchetta sconquassata in un fiume abbondante d'acqua e precipitoso.
Il pensiero dell'eternità è pure un antidoto efficace contro il veleno della colpa. Infatti, con quanta cura procurerà di liberarsi dalla colpa chi abbia considerato bene che per un solo peccato mortale merita una eternità di pene!
Il pensiero dell'eternità è pure un mezzo lenitivo, il più soave, contro la furia delle passioni disordinate. Come vorrà infatti vendicarsi del suo nemico colui che con questo può incorrere nell'odio eterno di Dio? Chi può darsi all'avarizia e all'ambizione, se considera che per i beni passeggeri di questa vita si patisce miseria eterna nell'altra? Chi potrà darsi ai piaceri mondani, se consideri che per i piaceri di un momento si danno nell'inferno tormenti senza fine?
Questo pensiero dell’eternità finalmente è fecondo di tante opere, perché chi pensa con viva fede che per una cosa momentanea e lieve si dà il peso della gloria eterna, si farà animo ad operare il bene quanto più può, a patire e soffrire per Dio. Oh quanto fecondo di opere eroiche è questo santo pensiero; Mi attende una gloria eterna! I trionfi dei martiri, le vittorie delle vergini, le penitenze dei confessori sono effetti di questa considerazione. Oh santo pensiero, che fai vigili ed attenti i negligenti, che guarisci i più incancreniti e corrotti dal veleno del peccato, mitighi i tormenti più forti della nostra concupiscenza e fecondi di sante opere i più tiepidi e sterili di virtù! Chi è colui che non procurerà di tenerlo saldo nell'animo suo? Oh se i cristiani lo scolpissero bene nel loro cuore per non cancellarlo, né mai scacciarlo più da sé! Quanto diversamente vivrebbero! Come brillerebbero per le loro opere! Perché, sebbene il ricordo dei quattro Novissimi sia molto efficace per mutare vita, quello dell'eternità è come la quintessenza che virtualmente contiene tutti i Novissimi.
P. Gian Eusebio NIEREMBERG S. J.
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