GERMANA CELE, NATAL, SUDAFRICA 1906-1907
Particolare avversione alla Madonna e a san Michele Arcangelo
Nella parete della stanza c’era un quadro dell’Immacolata che aveva ai piedi il serpente. Germana, entrata nella stanza, al vedere il quadro fu subito presa da una furia rabbiosa e la sua faccia fu trasformata da fare spavento. Cercò invano di sfregiare l’immagine con le unghie e con aghi, le sputò addosso e la sua bocca era piena di bava schiumosa. Poi si mise a gridare forsennata:
— Si, si, è proprio questa che ci ha schiacciato la testa per mezzo del suo Figlio, Gesù, il figlio dell’uomo al quale noi portiamo tanto odio. Bene! La prima Eva l’abbiamo potuta strappare dal suo paradiso. Voleva diventare come Dio la poveretta! Gli occhi le si devono essere aperti. Ah!ah! ah! Gli occhi di Adamo e di Eva si sono aperti ed essi ci sono cascati come ci eravamo cascati noi, e si sono perduti. Ed ecco venire la seconda Eva, questa qui, che diventa la Madre del Figlio dell’uomo, la Madre di Dio, di quello che noi odiamo.
Poi indicò col dito il serpente, rise sgangheratamente e diabolicamente, batté le mani e gridò:
— Questo è uno dei nostri, l’antico serpente. Ah! ah! ah! il serpente è furbo e astuto. Quanto odio e rancore portiamo noi a questa Maria che ha schiacciato la testa al serpente!
Poi di botto si fermò, si alzò e andò a sedersi in un angolo, uscì in gemiti e grugniti e si coperse la faccia con le mani. Di tanto in tanto le prendeva un’altra crisi che, si vedeva, la faceva soffrire crudelmente e la faceva uscire in gemiti, urli e pianti da far compassione.
La povera indemoniata si dimostrava piena di odio e di furore non solo verso la santissima Vergine, ma anche verso i santi e specialmente verso l’arcangelo san Michele, il principe della schiera celeste che aveva lottato contro i demoni e li aveva sconfitti. Questa lotta combattuta nel cielo deve essere stata qualche cosa di terribile e di spaventoso e la vittoria che ne seguì qualche cosa di grandioso e di magnifico. Sarà possibile capire la rabbia di satana e dei suoi colleghi dal senso di desolazione e dalla disperazione dimostrata dagli indemoniati, cioè dai demoni che sono e operano in essi, quando parlano della felicità che hanno perduta per sempre. E tuttavia non cessano di ripetere l’eterno ritornello:
— Non adoreremo! Non serviremo, mai, mai, mai!
Paolo Calliari
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