Autenticità del Concilio di Cirta.
18. Era ancora giorno, quando essi tentarono di dimostrare l'inautenticità del concilio di Cirta 57, seppur si possa chiamare concilio una riunione di appena undici o dodici vescovi, da cui abbiamo citato alcuni testi, in base ai quali risulta che certuni, che si erano pronunciati con Secondo di Tigisi per condannare Ceciliano, erano traditori. Costoro, volendo dimostrare il falso, dichiararono che durante la persecuzione era assolutamente impossibile per quegli undici o dodici vescovi tenere una riunione in qualche casa. E per provare che era tempo di persecuzione, presentarono gli atti dei martiri, affinché, compulsando le date e i nomi dei consoli, si potesse determinare con certezza di quale epoca si trattasse. In effetti, questi atti dei martiri li produssero contro se stessi, a loro confusione, poiché sono proprio quegli atti che rivelano chiaramente come le comunità cristiane usassero riunirsi in quel periodo di persecuzione. Da ciò risultò con certezza che non era inverosimile sentir leggere che anche quei vescovi si fossero riuniti in una abitazione privata, per ordinare clandestinamente un vescovo per quei fedeli che, potendolo fare, si riunivano anche durante la persecuzione, come appunto raccontano gli atti dei martiri. A sua volta, questo vescovo avrebbe potuto ordinare clandestinamente altri chierici, che lo coadiuvassero in una emergenza così grave, per il fatto che il vescovo suo predecessore con il proprio clero aveva defezionato, come risulta dalla stessa lettera di Secondo, che essi avevano allegato. Gli atti dei martiri che costoro esibivano, ci suggerirono l'idea di consultarne altri, e così vi scoprimmo, facendolo notare opportunamente, che in piena persecuzione era stata messa a disposizione una casa privata per le riunioni dei cristiani, cosa che essi avevano dichiarato impossibile, e persino in carcere erano stati battezzati alcuni confessori della fede in Cristo. Da questi elementi, essi poterono rendersi conto che non era poi così incredibile il fatto che un gruppetto di vescovi si riunisse in una casa privata durante la persecuzione, quando addirittura in un carcere si celebravano i sacramenti di Cristo, nel quale erano detenuti i confessori della fede in Cristo. Quale enorme aiuto, dunque, ci sia venuto dagli atti dei martiri, chiunque lo può constatare, a meno che non abbia nel suo cuore la stessa notte, che avevano questi ciechi!
Sant'Agostino
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