1. Dopo l'annuncio dell'Angelo, ci saremmo aspettati di vedere Maria china sul mistero insondabile dell'Incarnazione, tutta raccolta ad assaporare la gioia di portare in grembo lo stesso Figlio di Dio. Non mancarono certo questi momenti contemplativi, che affioravano dal cuore come irradiazione dolcissima della Divina Maternità. Ma lo Spirito è «comunione», e là dove entra porta a «comunicare». Maria allora «sorse e parti sollecitamente verso una città dei monti di Giuda».
Il pensiero di essere diventata Madre di Gesù dava ali al suo cuore. Lungo i centocinquanta chilometri di strada che si insinuava tra i monti e le vallate della Palestina, Maria procedeva speditamente tra il verde e le rocce, incurante dei rovi che intralciavano il sentiero, e il suo canto colmava di allegria quelle silenti contrade.
Il sentirsi prediletta da Dio e innamorata di lui eccitava il suo entusiasmo: avrebbe sofferto, avrebbe dato la vita, ma che importa? Il disegno sconfinato di Dio valeva bene tutto il suo sangue!
Quel canto sgorgato spontaneamente lungo i sentieri incantevoli di Israele erompeva ora nella casa di Elisabetta: l'entusiasmo di Maria diventava travolgente, suscitava la gioia della cugina, faceva trasalire di allegrezza il bimbo nel grembo di lei.
2. All'ombra, nella casa di Elisabetta, c'è un uomo, il suo marito Zaccaria, intristito per quanto gli era capitato per un gesto di pessimismo. Non aveva creduto all'Angelo che gli prometteva la nascita di un bimbo alla sua donna in tarda età; ed era rimasto muto. Possiamo pensare con quanta gentilezza Maria gli sia andata incontro a salutarlo, a incoraggiarlo, a portargli un raggio di gioia col suo lungo soggiorno in quella casa, e come lo avrà animato alla speranza che tutto si sarebbe compiuto bene, e che il dono della parola gli sarebbe stato restituito! ...
3. Darsi a Maria significa votarsi con entusiasmo ad ogni dedizione di amore, cantando con lei, tra i rovi della vita: «L'anima mia glorifica il Signore!».
E anche: comunicare entusiasmo, gioia di vivere e di agire. L'esperienza quotidiana ci pone di fronte a questa realtà: quando il cuore si dilata nell'amore noi entriamo nella gioia; quando il cuore si chiude nell'egoismo e imbocca la strada del peccato, noi entriamo nella tristezza. Tristezza del drogato, del brigatista, dell'impuro, dell'uomo che pensa solo a sé e non si dà pensiero del prossimo...
L'amore è la legge fondamentale e unica del cristiano: «Da questo riconosceranno che siete miei discepoli: se vi amerete gli uni gli altri» (Gv 13, 35). «Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita perché amiamo» (1Gv3,14).
L'amore è la sintesi di tutte le virtù. E’ il comandamento del Signore: «Questo è il mio comandamento - il comandamento nuovo (Gv 13, 34) - che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15, 12).
Ma l'amore viene solo da Gesù. Si alimenta alla mensa del Pane di Vita. È Gesù stesso che ci rende comunicativi e diffusori di gioia.
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