Già fin dal dialogo con l'angelo Gabriele appare in Maria vergine il dono dell'intelletto. Essa non si esalta, riflette, interroga e risponde con penetrazione e misura. Al di là delle sue parole, sobrie e sapienti, si intravvede un'intelligenza superiore. Essa è illuminata dallo Spirito Santo.
1. Da «intus légere» (leggere dentro), il dono dell'intelletto è l'intuito per cui l'uomo spirituale penetra le profondità della fede e anche delle verità naturali, cogliendone (légere) i significati reconditi e ultimi alla luce dello Spirito Santo.
Gesù rimprovera agli Apostoli: «Anche voi siete senza intelletto?», quando non capiscono che l'uomo viene contaminato non da ciò che mangia, ma da ciò che esce dal cuore, oppure quando rimangono alla materialità delle sue parole senza penetrarne il significato (Mt 15, 16). E manda loro lo Spirito Santo perché capiscano le Scritture e li conduca verso la verità intera. Implicitamente o espressamente Gesù condanna l'intelligenza farisaica che rimane superficiale ed esibizionistica. L'asino e il bue hanno riconosciuto il loro padrone, ma il popolo non ha riconosciuto il suo Dio, e con tutta la loro intelligenza i sapienti non hanno ravvisato il Verbo di Dio.
È proprio dell'intelletto penetrare, intuire, analizzare, discernere sia nelle verità di fede che in quelle naturali. Atto particolare dell'intelletto è il discernimento spirituale per cui «l'uomo spirituale giudica ogni cosa» (1 Cor 2, 15) in ordine alla sua bontà o cattiveria di fondo.
La penetrazione lucida delle cose di fede è beatitudine promessa a coloro che hanno il cuore puro: essi vedranno Dio all'origine e al termine di ogni cosa, vedranno la sua impronta nelle creature.
L'intelletto è offuscato dal peccato (come accadde a Davide con Betsabea), soprattutto da certi vizi e passioni che sconvolgono l'equilibrio generale della persona: satanismo, medianità, dissolutezza, spiritismo, magia, adesione a gruppi atei, alcoolismo, droga, ecc.
Vizi contrari all'intelletto sono l'ottusità, la grossolanità di giudizio, la passionalità, ecc.
2. Appare evidente che Maria non è soggetta a simili squilibri mentali, e che il suo intelletto, così penetrante, fruisce più di ogni altro della beatitudine dei puri di cuore. Essa è l'Immacolata e la Vergine, è la Madre di Dio, è la Sposa dello Spirito Santo. Il dono dell'intelletto le compete per vari titoli in misura eccezionale, come appare dal suo comportamento.
Alle nozze di Cana essa intuisce l'imbarazzo d'una famiglia che rischia una brutta figura per l'esaurirsi del vino. D'altra parte, consapevole della divinità del Figlio, non vuole forzare la vicenda in modo indiscreto. Essa si limita a far presente la situazione: «Non hanno più vino».
Al di là della battuta evasiva di Gesù («E che c'entriamo noi, o donna?») essa intravvede la condiscendenza del Figlio e dice ai servi: «Fate quello che egli vi dirà». E Gesù compie il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino.
L'intelligenza di Maria si rivela nel suo contegno con Giuseppe in seguito all'annuncio dell'Angelo: essa è consapevole di quanto avviene nel proprio corpo e della sorpresa che ne avrà Giuseppe quando si accorgerà del suo essere incinta; non vuole tuttavia anticipare una confidenza che avrà bisogno di una garanzia pari all'ímportanza eccezionale dell'evento. Allora lascia alla Provvidenza la soluzione del caso, e l'Angelo interviene a rassicurare Giuseppe che «ciò che in lei è generato, è opera dello Spirito Santo».
Per quanto acuta, l'intelligenza umana ha bisogno di riflessione, di analisi, di attesa di conferme: «La madre conservava tutte queste cose in cuor suo» (Lc 2, 51) ; «Maria si teneva bene a mente tutte queste cose meditandole in cuor suo» (Lc 2, 19).
3. Il dono dell'intelletto rifulge in pienezza nella condizione gloriosa di Maria: la Regina del mondo esercita una supercomprensione materna sugli eventi della Chiesa, intervenendo con intelletto d'amore in aiuto di quanti ricorrono a lei.
Maria conduce a Gesù
«Nella Vergine Maria tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende: in vista di lui, Dio Padre da tutta l'eternità la scelse Madre tutta santa e la ornò di doni dello Spirito a nessun altro concessi. Certamente la genuina pietà cristiana non ha mai mancato di mettere in luce l'indissolubile legame e l'essenziale riferimento della Vergine al divin Salvatore. Tuttavia, a Noi pare particolarmente conforme all'indirizzo spirituale della nostra epoca, dominata ed assorbita dalla "questione di Cristo", che nelle espressioni di culto alla Vergine abbia speciale risalto l'aspetto cristologico e si faccia in modo che esse rispecchino il piano di Dio, il quale prestabilì "con un solo e medesimo decreto l'origine di Maria e l'incarnazione della divina Sapienza". Ciò concorrerà a rendere più solidale pietà verso la Madre di Gesù e a farne uno strumento efficace per giungere alla "piena conoscenza del Figlio di Dio, fino a raggiungere la misura della piena statura di Cristo" (Ef 4, 13)» (Marialis Cultus 25).
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