martedì 23 maggio 2023

Padri del deserto

 


Vita n. 2

La vita di Antonio

di Atanasio, vescovo di Alessandria


53. Qualche giorno dopo, mentre lavorava (perché era attento a lavorare sodo), qualcuno si affacciò alla porta e tirò la treccia che stava lavorando, perché era solito intrecciare cesti, che dava a coloro che venivano in cambio di ciò che gli portavano. E alzandosi vide una bestia simile a un uomo fino alle cosce, ma con gambe e piedi come quelli di un asino. Antonio si firmò e disse: "Io sono un servo di Cristo. Se sei stato mandato contro di me, ecco che sono qui".  Ma la bestia, insieme ai suoi spiriti maligni, fuggì, cosicché, a causa della sua velocità, cadde e morì. E la morte della bestia fu la caduta dei demoni. Infatti, essi cercarono in tutti i modi di condurre Antonio dal deserto e non ci riuscirono. 

54. E una volta che i monaci gli chiesero di scendere a visitare loro e le loro dimore dopo un certo tempo, egli si mise in viaggio con quelli che venivano da lui. E un cammello portò loro i pani e l'acqua. Tutto il deserto, infatti, è arido e non c'è acqua adatta a bere, se non su quel monte da cui attingevano l'acqua e in cui si trovava la cella di Antonio. Così, quando l'acqua venne a mancare durante il cammino e il caldo era molto forte, furono tutti in pericolo. Infatti, avendo fatto il giro del quartiere e non trovando acqua, non poterono camminare oltre, ma si sdraiarono a terra e, disperati, lasciarono andare il cammello. Ma il vecchio, vedendo che erano tutti in pericolo, gemendo di profondo dolore, si allontanò un po' da loro e, inginocchiandosi, stese le mani e pregò. E subito il Signore fece sgorgare l'acqua dove egli si era fermato a pregare, e tutti bevvero e si rianimarono. Dopo aver riempito le bottiglie, cercarono la cammella e la trovarono, perché la corda si era impigliata in una pietra ed era rimasta bloccata. Dopo averla condotta e abbeverata, posero le bottiglie sul suo dorso e conclusero il viaggio in sicurezza. Quando arrivò alle celle esterne, tutti lo salutarono, guardandolo come un padre.  E anche lui, come se portasse provviste dalla montagna, li intrattenne con le sue parole e diede loro una parte di aiuto. E di nuovo c'era gioia tra i monti, zelo per il miglioramento e consolazione grazie alla loro fede reciproca.  Anche Antonio si rallegrò quando vide la serietà dei monaci e sua sorella invecchiata nella verginità, e che anche lei era a capo di altre vergini.

55. Così, dopo alcuni giorni, entrò di nuovo sul monte. D'ora in poi molti ricorsero a lui e altri che soffrivano si arrischiarono a entrare. A tutti i monaci che si recavano da lui, quindi, impartiva continuamente questo precetto: 

'Credete nel Signore e amatelo; tenetevi lontani dai pensieri immondi e dai piaceri della carne e, come è scritto nei Proverbi, non lasciatevi ingannare "dalla pienezza del ventre [a]". Pregate continuamente; evitate la vanagloria; cantate i salmi prima di dormire e al risveglio; conservate nel vostro cuore i comandamenti della Scrittura; fate attenzione alle opere dei santi, affinché le vostre anime, ricordando i comandamenti, si armonizzino con lo zelo dei santi".  E soprattutto consigliava loro di meditare continuamente sulla parola dell'apostolo: "Non tramonta il sole sulla vostra ira? E riteneva che questa frase si riferisse a tutti i comandamenti in comune, e che non solo sull'ira, ma anche su qualsiasi altro nostro peccato, dovesse tramontare il sole. Perché era bene e necessario che né il sole ci condannasse per un male di giorno, né la luna per un peccato di notte, e neppure per un pensiero cattivo. Affinché questo stato si conservi in noi, è bene ascoltare l'apostolo e osservare le sue parole, poiché egli dice: "Provate voi stessi e mettete alla prova voi stessi [4]". Ogni giorno, dunque, ciascuno prenda da sé il racconto delle proprie azioni, sia di giorno che di notte; e se ha peccato, smetta di farlo; se invece non ha peccato, non si vanti. Ma rimanga in ciò che è buono, senza essere negligente, senza condannare il prossimo e senza giustificare se stesso, "finché non venga il Signore che scruta le cose nascoste [5]", come dice il beato apostolo Paolo. Spesso, infatti, facciamo inconsapevolmente cose che non conosciamo, ma il Signore vede tutto.  Perciò, affidando a Lui il giudizio, siamo solidali gli uni con gli altri. Portiamo i pesi degli altri [6], ma esaminiamo noi stessi e affrettiamoci a colmare ciò che ci manca. E come salvaguardia contro il peccato, osserviamo quanto segue. Annotiamo e scriviamo ciascuno le nostre azioni e gli impulsi della nostra anima come se dovessimo raccontarli l'uno all'altro. E siate certi che, se dovessimo vergognarci di farle conoscere, ci asterremo dal peccato e non coveremo nella nostra mente alcun pensiero meschino. Infatti, chi desidera essere visto mentre pecca? O chi non preferisce mentire dopo aver commesso un peccato, per non essere notato? Come allora, mentre ci guardiamo l'un l'altro, non commettiamo il peccato carnale, così se registriamo i nostri pensieri come se stessimo per dirceli l'un l'altro, ci terremo più facilmente lontani da pensieri ignobili per la vergogna di non essere conosciuti. Perciò lasciamo che ciò che è scritto sia per noi al posto degli occhi dei nostri compagni eremiti, affinché arrossendo nello scrivere come se fossimo stati catturati, non pensiamo mai a ciò che è sconveniente. In questo modo saremo in grado di tenere il corpo sottomesso, di piacere al Signore e di calpestare le insidie del nemico.


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