Quindi la sua vita a Ourous ruotava intorno agli Spiritani?
Sì, come le ho detto, sono nato il 15 giugno 1945 e ho ricevuto il sacramento della cresima il 15 giugno 1958, a Bingerville, per mano di Mons. Boivin, allora arcivescovo di Abidjan. A due anni, il 20 luglio 1947, sono stato battezzato da uno Spiritano e il 20 luglio 1969 sono stato ordinato sacerdote da un vescovo Spiritano, Mons. Raymond-Marie Tchidimbo.
La mia incorporazione nella famiglia di Cristo deve tutto alla straordinaria abnegazione dei Padri Spiritani. Non smetterò mai di avere un'immensa ammirazione per questi uomini che hanno lasciato la Francia, le loro famiglie e tutti i loro affetti per portare l'amore di Dio fino ai confini della terra.
I primi tre missionari che fondarono la missione di Sainte-Rose d'Ourous furono i padri Joseph Orcel, Antoine Reeb e Firmin Montels. Arrivarono intorno alla Pasqua del 1912 e si presentarono al comandante del circolo francese di Yukunkun, che rifiutò di riceverli. Proseguirono quindi il loro viaggio verso Ithiu. Da lì attraversarono il fiume e arrivarono a Ourous, dove furono accolti a braccia aperte.
Vissero per tre mesi accampati nella foresta. Non avevano nulla, avevano fame ed erano vittime dell'ostilità del comandante del Circolo, a un miglio da Ourous.
Ogni mattina, dopo la messa, padre Orcel prendeva cazzuola e martello e si metteva a costruire una casa di fortuna dove poter stare. Sei mesi dopo, padre Montels si ammalò gravemente: era fisicamente esausto. Dopo che Dio lo chiamò alla sua presenza il 2 settembre 1912, divenne la prima pietra della missione.
Ogni sera i padri Ourous riunivano i bambini intorno a una grande croce posta nel cortile della missione, come a simboleggiare il cuore e il centro del villaggio. La vedevamo da lontano: orientava tutta la nostra vita! È attorno a quella croce che siamo stati educati umanamente e spiritualmente. Lì, quando il sole non era ancora tramontato, i missionari ci hanno iniziato ai misteri cristiani.
Sotto la protezione dell'immensa croce di Ourous, Dio ci stava preparando agli eventi dolorosi della persecuzione rivoluzionaria che la Chiesa del mio Paese avrebbe vissuto durante il periodo del regime di Séku Turé. Il governo dittatoriale alimentava la brutalizzazione, la menzogna, la violenza, la mediocrità e la miseria spirituale della popolazione.
La Chiesa guineana sperimentò una terribile via crucis. La giovane nazione fu trasformata in una valle di lacrime. Il ruolo di Séku Turé nella conquista della nostra indipendenza può meritare un riconoscimento, ma è impossibile dimenticare gli atroci crimini e il Campo Boiro, dove tanti prigionieri sono stati uccisi, brutalmente torturati, umiliati e annientati in nome di una rivoluzione orchestrata da un potere sanguinario, perseguitato dallo spettro della cospirazione.
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