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La comunione frequente e ben fatta
L'esperienza cristiana insegna che la migliore preparazione a una santa morte, oltre la fede viva e operosa, oltre la conversione permanente e coraggiosa, è la frequenza
dei sacramenti e la preghiera quotidiana.
Ogni vita ha bisogno di nutrimento per vivere, altrimenti è destinata a morire. Dio ha predisposto un cibo per la vita del corpo e un «pane» celeste
per la vita dell'anima. Le parole di Gesù nella sinagoga di Cafarnao sono chiare e stupende: In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell 'uomo
e non bevete il suo sangue, non avrete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell 'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio
sangue è vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui (Gv. 6,53-56). Purtroppo l'uomo moderno si preoccupa fino al parossismo del cibo materiale, ma assai poco del pane disceso dal cielo, il solo che può nutrire e saziare la sua anima. Infatti Gesù continua: Chi mangia di questo pane vivrà in eterno (Gv. 6,58). E una verità meravigliosa! La santa comunione, ricevuta spesso e con le dovute disposizioni, stabilisce la dimora di Gesù nel cuore dell'uomo e gli mette in mano la caparra più sicura di una santa morte.
La comunione ben fatta richiede la purezza dell'anima; e Gesù, conoscendo la debolezza dell'uomo, istituì il sacramento della penitenza per togliere
il peccato dal cuore dell'uomo. Così la frequenza della confessione e della comunione, assicurano una perfetta vita cristiana e, per conseguenza, una santa morte.
Del Padre francescano Pasquale Lorenzin
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