sabato 9 maggio 2020

SUOR MARIA-MARTA E LA SANTA EUCARESTIA



Nostro Signore istituì il Sacramento d'amore, per abitare con noi e continuare in noi il mistero della sua Incarnazione. 
  
A questa continuazione dell'Incarnazione, Suor Maria-Marta partecipò in larga misura. L'Eucarestia fu il suo nutrimento quotidiano dal giovedì Santo 1867 fino alla sua morte, cioè per circa quarant'anni. Durante un periodo di parecchi anni, il Pane Celeste fu, anzi, per la Serva di Dio, l'unico alimento del corpo e dell'anima. E ricordiamo che la O.ma Madre Teresa Eugenia scriveva: “La Santa Comunione, che è il suo unico cibo, le infonde tanto vigore fisico che essa sopporta agevolmente le più gravi fatiche”. 
  
Assegnandole un posto davanti al Tabernacolo, e al piè della Croce, Nostro Signore aveva fatto intendere chiaramente alla sua Sposa che essa vi avrebbe trovato la parte migliore delle sue forze: 
  
“Figlia mia, se tu non salissi ogni giorno il Calvario nonostante le sofferenze, e se tu non venissi a ricevermi tutte le mattine, tu non avresti la forza di lavorare. La S. Comunione è la tua vita!... E' il mezzo che Io impiego per renderti capace di servire la Comunità. Senza questa grazia della Comunione quotidiana, tu avresti passata la vita in letto”. 
  
“La Santa Comunione e la sofferenza: ecco il tuo nutrimento, ecco i tuoi due pasti”. 
  
Questo alimento divino era la forza per il suo corpo, perché esso era dapprima la vita, poi la forza dell'anima sua... Oh quanto bella anima eucaristica è quella di Suor Maria- Marta! In quest'anima quanta fame di Gesù Sacramentato!... 
  
Essa trovava soltanto in Lui il suo sostegno e la sua consolazione. Essa languiva di desiderio da una Comunione all'altra e si sentiva, quando s'appressava alla Sacra Mensa, che essa correva alle Sorgenti della vita. Il suo volto assumeva allora un aspetto di gioia calma e raccolta, notevolissimo per chi poteva intravederla. Si leggeva alla trasparenza del suo volto, l'amore ardente di un cuore che possiede il suo Gesù: 
  
“Tengo Colui che l'anima mia desidera e non Lo lascerò andar via”. 
  
Sul far del mattino, nota il manoscritto, Suor M. Marta si sente attirata irresistibilmente a Dio e talvolta, al momento della Santa Comunione sente Gesù che la chiama: “Vieni, affrettati mia Sposa! Vieni a fare ciò che i Santi fanno in Paradiso... Vieni a ricevermi nella Santa Comunione per godermi... 
  
“ - Buon Maestro, dice con trasporto la felice Sorella, vedendosi Gesù in cuore e sentendosi trasfusa in Lui, buon Maestro, io Vi possiedo; Voi siete tutto mio. - Sì, risponde il Salvatore, sono tutto tuo!... Portami con te... Io lavorerò con te”. 

Tali parole l'infiammano d'amore e le giornate passano nella più intima unione con Gesù. 
  
Quest'amore ardente le rendeva penosissimo il minimo ritardo e, soprattutto, la menoma sospensione. 
  
Dopo la morte del Canonico Bouvier, il nuovo Confessore della Comunità non volle fare eccezioni durante il Ritiro ed impose alla Serva di Dio qualche giorno di privazione Eucaristica, come portava l'uso di allora. L'umile privilegiata del Salvatore si sottomise senza mormorare, ma il suo dolore fu tale che cadde svenuta all'uscire dal confessionale. 
  
Devota amante della Eucarestia, iniziata ai sentimenti di ineffabile tenerezza del suo Divino Sposo, era solita dire: “Il tempo sembra lungo a Nostro Signore, la vigilia delle Comunioni! Egli desidera tanto di entrare nei nostri cuori”. 
  
Citiamo un brano che ci fa conoscere a quale prezzo la nostra Sorella comprava talvolta la contentezza procurata al Cuore del Celeste Sposo. 
  
 “La domenica 31 dicembre 1871 dopo la Messa Conventuale, Suor Maria-Marta, tremante di febbre e non potendo più reggersi in piedi, fu costretta a mettersi a letto. Vi rimase tre giorni estremamente sofferente. Nostro Signore veniva ogni mattina a visitarla; ma il quarto giorno fece capire alla sua Sposa che Egli non sarebbe più venuto; se voleva riceverlo doveva andarlo a cercare essa medesima. 
  
“Piena di Fede, la Nostra O.ma Madre Maria Alessia permise alla sua figlia d'obbedire al desiderio del Signore. Malgrado un sudore abbondante, Suor M. Marta comincia a vestirsi, ma la sua debolezza è così grande che essa cade semisvenuta. L'infermiera è costretta di rialzarla e aiutarla a vestirsi. Con l'aiuto della Superiora la conduce fino alla tribuna delle inferme, dove la povera ammalata si abbandona sopra una seggiola, simile a moribonda. 
  
“Essa ascolta la Santa Messa, le dànno la Santa Comunione, ma appena ricevuto Nostro Signore, le sue forze ritornano. Dopo il ringraziamento, Suor Maria-Marta riprese il suo lavoro, e il giorno stesso fece tutto il servizio nel refettorio delle educande” (Manoscritto ). 
  
Si può asserire che tutta la vita della nostra Sorella fu una continua preparazione alla Santa Comunione e un continuo ringraziamento. 
  
Umiltà, purezza, distacco da tutte le cose create, confidenza semplice e amorosa, tali erano le disposizioni nelle quali, per mezzo delle sue grazie e dei suoi insegnamenti, il Divino Maestro manteneva la sua fedele discepola. 
  
“Buon Maestro, che cosa troverete nel miserabile mio cuore? - Figlia mia, vi troverò tutto ciò che Io vi ho messo. Vi troverò anche le tue mancanze per annientarle. Ma per questo bisogna che nel tuo cuore tu sia proprio sola con Me. 
  
“Bisogna appressarsi alla Santa Comunione con l'ardore degli Angeli e l'umiltà di mia Madre”. 

Corri a Me come un'affamata”, diceva un'altra volta il Salvatore. Non sapendo come regolarsi, la nostra ignorante Sorella interrogò il suo Maestro: “Figlia mia, devi umiliarti profondamente; questo è altresì l'unico mezzo di far fruttificare la Santa Comunione”. 
  
Ricevuta la Santa Eucarestia, Suor Maria-Marta sentiva il suo cuore così intimamente unito e legato con quello di Gesù, che non poteva esprimere la forza di questa unione, e noi sappiamo come essa rimaneva con delizia in questo Cuore adorabile. 
  
Tuttavi a, un giorno Gesù le disse: “Vi sono alcuni che ricevono di rado questo Pane celeste, eppure sanno cavarne profitto, mentre tu che te ne cibi così spesso, non sai approfittarne!” – “Ah! Madre mia - confessava essa sospirando con umiltà convinta - è proprio vero! Nostro Signore è sempre con me..... Oh come son lontana da saperne approfittare! Ma ho pregato la Santa Vergine, i nostri Santi Fondatori e i buoni Angeli che degnino supplire a ciò che mi manca.... ed Essi me lo hanno promesso!”. 
  
Era la parola dell'umiltà. Noi sappiamo quanto Gesù si compiaceva nella sua Sposa. Egli le insegnava il modo di fare bene il ringraziamento come già le aveva insegnato a fare la preparazione. 
  
“Figlia mia, per ringraziarmi della Santa Comunione, donami il cuore e Io ti c oncederò nuove grazie per il contento che Mi avrai procurato. 
  
“Quando mi tieni nel cuore, devi essere intenta unicamente a guardarmi, Io pure ti guarderò e staremo insieme tutto il giorno. Ecco il tuo ringraziamento!” 
  
Una mattina di novembre, Suor M. Marta obbligata ad uscire dal Coro per un lavoro di assoluta necessità, non osava farlo prima di aver finito il ringraziamento regolamentare; ma il buon Maestro la rassicurò con queste parole: “Va pure figliuola, Io non cerco, né guardo che il cuore. Tu puoi fare il ringraziamento in qualsiasi luogo. L'amore del mio Cuore unito al tuo, opera costantemente”. 
  
A questo riguardo la nostra cara Sorella non si perdeva in considerare sé stessa. Bisognava anzi interrogarla perché scoprisse i suoi interni sentimenti e la sua attitudine verso Gesù. 
  
Un giorno, la sua aiutante spirituale (1) le domandava quale metodo seguiva per ascoltare la Santa Messa:  
“Sempre lo stesso, le rispose con un linguaggio che ricorda quello del Santo Curato d'Ars, io seguo Nostro Signore nella sua Santa Passione. Lo vedo davanti ai giudici ove l'hanno tanto maltrattato!... Riceve uno schiaffo, Lo spingono, Lo gettano a terra. Chi Lo tira a destra, chi a sinistra, chi per i capelli. Gli strappano la barba... Oh! quanto Lo fanno soffrire! E Lui, sempre mansueto sopporta tutto... E da Erode? Lo vestono di bianco, si burlano di Lui; gliene fanno d'ogni specie... O mio Gesù! mio Gesù!” 
  
A misura che Suor Maria-Marta parlava, la sua voce si faceva affannosa come quella di persona oppressa dal dolore: “Dopo la flagellazione, Egli cade a terra tutto lacero, coperto di sangue... e la prigione! e la coronazione di spine!...” 

Enumerando così le sofferenze del suo Maestro, come se essa le avesse realmente sotto gli occhi, le lacrime calavano. Essa finì per scoppiare in singhiozzi dicendo con voce interrotta: “Ah! non posso parlare di queste cose. Ah! mio Gesù! mio Gesù”. 
  
“ - E vostra Carità vede questo tutti i giorni? - Si, tutti i giorni, fino all'Elevazione. Allora è Gesù Bambino (e il suo viso s'illuminava), è Gesù Bambino fino alla Comunione, in cui Lo ricevo. Non si può esprimere; ma è il Paradiso. Oh! come ci si sente felici! Quando stiamo così, tutti e due insieme, le ore passano come minuti”. 
  
“Le ore passano come minuti”. Tuttavia, la tent azione trova modo d'insinuarsi in questa felicità per turbarla. 
  
I divini fiori della grazia non vanno mai disgiunti dalle spine crudeli, e i desideri più santi di quest'anima sono sempre attraversati dalla contraddizione! Contraddizione, dubbi, timori e perplessità. E contraddizioni altresì procurate da certi modi di agire delle creature. 
  
Le si dimostrava, qualche volta, una santa invidia unita a una certa meraviglia del favore accordatole, favore allora tanto raro, della Comunione quotidiana. “Dovreste essere una santa - le dicevano - poiché fate la Comunione tutti i giorni!..... (2) “L'umile Conversa taceva: il suo intimo dolore non era forse di sentire potentemente la sua indegnità? Le imperfezioni non erano scomparse dalla sua vita, e le occupazioni quotidiane lasciavano ogni tanto trapelare la sua natura!... Il pensiero delle sue Comunioni si trasformava allora in argomento di grave pena interna. Ben si comprende come le osservazioni altrui aumentavano questa pena. 
  
Ma Nostro Signore non le permetteva di fermarsi a queste riflessioni. Un giorno, Suor M. Marta fu tentata di non fare la Santa Comunione per rispetto umano. Gesù glielo rimproverò: “Come, Figlia mia, tu vorresti privare le anime del gran bene che esse ricevono dalla tua Comunione?.. La tua Comunione deve compensarmi degli oltraggi dei cuori ingrati, che mi ricevono male... e tu vorresti lasciarla per amor proprio!...”. 
  
Un'altra volta, - racconta la sua Superiora -la nostra cara Sorella trovandosi in angustie di spirito, non osava avvicinarsi alla Santa Mensa, tuttavia, fiduciosa nella parola dell'obbedienza, vinse il proprio timore. Gesù l'accolse con bontà e: “Figlia mia, devi dire alla tua Superiora che ha compiuto il più grande atto di carità che essa avrebbe potuto fare, mandandoti a Comunicare. Vieni a Me, Figlia mia, perché tu sei malata in due modi. Primieramente tu soffri della privazione di Dio e, per guarire, bisogna venire a Me. In secondo luogo tu soffri altresì del tuo nulla e della tua miseria che si riassumono in un gran vuoto, che dev'essere riempito da Me!”. 

RELIGIOSA DELLA VISITAZIONE  SANTA MARIA DI CHAMBERY 

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