martedì 2 giugno 2020

Si sveglino ed aprano i loro occhi al fine i mortali e conoscano la differenza che esiste tra le cose temporali e quelle eterne, perché ad ogni cosa diano la dovuta stima,



Il viatico sconosciuto . 

Si sveglino ed aprano i loro occhi al fine i mortali e conoscano la differenza che esiste tra le cose temporali e quelle eterne, perché ad ogni cosa diano la dovuta stima, disprezzando tutto ciò che il tempo distrugge e stimando solo quello che l'eternità conserva; eternità che devono cercare nel tempo di questa vita e coltivare per mezzo delle stesse cose temporali, il che non potranno mai conseguire senza la conoscenza delle une e delle altre. In tal guisa, fissando lo sguardo nell'eterno, che è degno della stima maggiore, conserveranno le cose temporali, benché queste per sé non meritino alcuna stima, e da caduche e passeggere che  sono, le renderanno consistenti e durature. 

La manna che Nostro Signore diede agli Ebrei (Exod., XVI) durante il loro pellegrinaggio nel deserto fino all'arrivo alla terra promessa, fra gli altri significati misteriosi, aveva anche quello di essere simbolo dei beni di questa vita, che è un pellegrinaggio verso la terra promessa della felicità eterna. Per questo essa si putrefaceva e si corrompeva presto, durando pochissimo, come avviene di tutte le cose del mondo. Unicamente la parte della manna che si raccoglieva coll’intenzione di conservarla per il Sabato, il quale è figura della gloria, o per l'Arca, nella quale si doveva portare alla terra promessa, non si corrompeva; così che il raccogliere la manna con intenzione differente rendeva eterno ciò che era corruttibile, come notò Balduino, antico e dottissimo interprete della Sacra Scrittura. Tanto importa tenere lo sguardo levato e fisso nelle cose eterne, affinché anche dall'uso delle cose temporali guadagnarne l'eternità e rendiamo grande ciò che è piccolo, consistente ciò che è mutevole, immortale e senza fine ciò che è mortale. 

P. Gian Eusebio NIEREMBERG S. J. 

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