venerdì 14 agosto 2020

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA



Egregio Signor Presidente, sono un ingegnere ed ho sempre lavorato e amato il mio lavoro, che continuo anche da pensionato. Nel settembre 1989, casualmente, feci la conoscenza del direttore di un Istituto Missionario di Brescia, Don Luigi Villa, e in breve tempo, divenni il suo unico, stretto e fedele collaboratore per quasi ventiquattro anni, fino alla sua morte. Don Villa divenne il mio educatore e maestro che stimolava il mio interesse su certi argomenti e faceva in modo che fossi io a pervenire a certe conclusioni che lui, poi, approvava con un cenno affermativo del capo. La prima lettura che mi propose fu il libro dell’Apocalisse di San Giovanni presentandolo con queste parole: «È il testo più difficile del Nuovo Testamento, ma adesso che lo stiamo vivendo, dovrebbe essere più facile comprenderlo». Tornai con le domande sulla Prima coppa dell’ira di Dio: «Padre, la frase: “scoppiò una piaga dolorosa e maligna sugli uomini che recavano il marchio della bestia e si prostravano davanti alla sua statua”, indica forse i preti che hanno tradito Cristo, che lo odiano e lo combattono?». «Esattamente!», rispose. «Ma non è proprio quello che sta facendo Lei, smascherando i traditori di Cristo ai vertici della Chiesa?». Don Villa chinò il capo, in segno affermativo. In seguito, seppi che, nel 1956, Don Villa aveva ricevuto da Padre Pio l’incarico di “dedicare tutta la sua vita per difendere la Chiesa di Cristo dall’opera della Massoneria ecclesiastica” e che doveva rivolgersi a Mons. Giambattista Bosio per fargli ottenere il “mandato papale”. Pio XII approvò l’incarico dato a Don Villa da Padre Pio dicendo: «È la prima volta, nella storia della Chiesa, che viene affidato a un giovane sacerdote un simile incarico. Ma è anche l’ultima».

Con quelle parole, Pio XII dimostrava di aver compreso che l’incarico dato a Don Villa era di essere l’Artefice della Prima coppa dell’ira di Dio. Per questo incarico, Pio XII lo aveva affidato ai cardinali Pietro Parente, Pietro Palazzini e Alfredo Ottaviani, del quale Don Villa divenne l’agente segreto. Venni poi a conoscenza del secondo incontro di Don Villa con Padre Pio, nel 1963, il quale terminò con le parole: «Coraggio, coraggio, coraggio, perché la Chiesa è già invasa dalla Massoneria! La Massoneria è già arrivata alle pantofole del Papa!». E Papa, a quel tempo, era Paolo VI. Un giorno, mi diede una conferma esplicita di questo incontro, quando mi disse: «In quell’incontro, Padre Pio mi diede un obiettivo: Paolo VI». Ma a Brescia, Don Villa trovò un’opposizione ed un’ostilità tali da giungere al punto di una “sospensione a divinis”, imposta solo verbalmente e senza alcun processo, e tanta fu la carica di odio e avversione nei suoi confronti che egli si recò, un paio di volte, da Padre Pio dicendo: «A Brescia mi stanno paralizzando, e non ce la faccio più!», ed entrambe le volte Padre Pio gli urlò: «Va avanti, è la volontà di Dio!», allontanandosi subito da lui. Oltre la terra bruciata intorno a “Chiesa viva”, a Brescia arrivarono gli insulti, le calunnie in pieno giorno, in mezzo alla strada, su giornali diocesani o trasmesse via radio-televisione, telefonate notturne a notte inoltrata e ben sette tentativi di assassinio... Poco prima di morire, in una stanza dell’ospedale “Domus Salutis” di Brescia, dov’era ricoverato, di fronte alle sue due suore e il sottoscritto, in modo solenne pronunciò queste parole: «Andate avanti voi!». Era la prima volta che Don Villa mi dava un ordine!  “Chiesa viva” *** Giugno 2020

***
del dott. Franco Adessa

Nessun commento:

Posta un commento