Egregio Signor Presidente, sono un
ingegnere ed ho sempre lavorato e
amato il mio lavoro, che continuo anche da pensionato. Nel settembre 1989,
casualmente, feci la conoscenza del direttore di un Istituto Missionario di
Brescia, Don Luigi Villa, e in breve
tempo, divenni il suo unico, stretto e
fedele collaboratore per quasi ventiquattro anni, fino alla sua morte.
Don Villa divenne il mio educatore e
maestro che stimolava il mio interesse
su certi argomenti e faceva in modo
che fossi io a pervenire a certe conclusioni che lui, poi, approvava con un
cenno affermativo del capo.
La prima lettura che mi propose fu il
libro dell’Apocalisse di San Giovanni
presentandolo con queste parole: «È il
testo più difficile del Nuovo Testamento, ma adesso che lo stiamo vivendo,
dovrebbe essere più facile comprenderlo». Tornai con le domande sulla Prima
coppa dell’ira di Dio: «Padre, la frase:
“scoppiò una piaga dolorosa e maligna
sugli uomini che recavano il marchio della bestia e si prostravano davanti alla sua statua”, indica forse i preti che
hanno tradito Cristo, che lo odiano e lo combattono?».
«Esattamente!», rispose.
«Ma non è proprio quello che sta facendo Lei, smascherando i traditori di Cristo ai vertici della Chiesa?».
Don Villa chinò il capo, in segno affermativo.
In seguito, seppi che, nel 1956, Don Villa aveva ricevuto
da Padre Pio l’incarico di “dedicare tutta la sua vita per difendere la Chiesa di Cristo dall’opera della Massoneria ecclesiastica” e che doveva rivolgersi a Mons. Giambattista
Bosio per fargli ottenere il “mandato papale”.
Pio XII approvò l’incarico dato a Don Villa da Padre Pio
dicendo: «È la prima volta, nella storia della Chiesa,
che viene affidato a un giovane sacerdote un simile incarico. Ma è anche l’ultima».
Con quelle parole, Pio XII dimostrava
di aver compreso che l’incarico dato a
Don Villa era di essere l’Artefice della
Prima coppa dell’ira di Dio.
Per questo incarico, Pio XII lo aveva
affidato ai cardinali Pietro Parente,
Pietro Palazzini e Alfredo Ottaviani,
del quale Don Villa divenne l’agente
segreto.
Venni poi a conoscenza del secondo
incontro di Don Villa con Padre Pio,
nel 1963, il quale terminò con le parole: «Coraggio, coraggio, coraggio,
perché la Chiesa è già invasa dalla
Massoneria! La Massoneria è già arrivata alle pantofole del Papa!».
E Papa, a quel tempo, era Paolo VI.
Un giorno, mi diede una conferma
esplicita di questo incontro, quando mi
disse: «In quell’incontro, Padre Pio
mi diede un obiettivo: Paolo VI».
Ma a Brescia, Don Villa trovò un’opposizione ed un’ostilità tali da giungere al punto di una “sospensione a divinis”, imposta solo verbalmente e senza
alcun processo, e tanta fu la carica di odio e avversione nei
suoi confronti che egli si recò, un paio di volte, da Padre
Pio dicendo: «A Brescia mi stanno paralizzando, e non ce
la faccio più!», ed entrambe le volte Padre Pio gli urlò:
«Va avanti, è la volontà di Dio!», allontanandosi subito
da lui.
Oltre la terra bruciata intorno a “Chiesa viva”, a Brescia
arrivarono gli insulti, le calunnie in pieno giorno, in mezzo
alla strada, su giornali diocesani o trasmesse via radio-televisione, telefonate notturne a notte inoltrata e ben sette
tentativi di assassinio...
Poco prima di morire, in una stanza dell’ospedale “Domus
Salutis” di Brescia, dov’era ricoverato, di fronte alle sue
due suore e il sottoscritto, in modo solenne pronunciò queste parole: «Andate avanti voi!».
Era la prima volta che Don Villa mi dava un ordine! “Chiesa viva” *** Giugno 2020
***
del dott. Franco Adessa
Nessun commento:
Posta un commento