LIBRO DEL PROFETA DANIELE
11 La richiesta del re è tanto difficile, che nessuno ne può dare al re la risposta, se non gli dèi la cui dimora non è tra gli uomini».
Ancora maghi e indovini insistono sulla richiesta non esaudibile del re. Nessun uomo sulla terra potrà rispondere al re. La richiesta non è per alcun uomo.
La richiesta del re è tanto difficile, che nessuno ne può dare al re la risposta, se non gli dèi la cui dimora non è tra gli uomini». Solo gli dèi possono rispondere.
Questa ultima affermazione dei maghi e degli indovini, è carica di due pesanti verità. La prima verità afferma che nessun uomo potrà rispondere al re.
La seconda verità sostiene che solo gli dèi la cui dimora non è tra gli uomini potranno rispondere a re. Nessun uomo. Solo gli dèi.
Così affermando, ancora una volta essi dichiarano al re che la sua richiesta è ingiusta. Rivelano però che solo gli dèi possono. Ma gli dèi sono altrove.
Quest’ultima verità serve ad introdurre in questa storia Daniele. Lui è uomo e non Dio. Dio agisce per mezzo di Lui, perché Dio è con Lui.
Essi dicono che nessun uomo può. Daniele può. Essi dicono che gli dèi non hanno la dimora tra gli uomini. Daniele attesta che il suo abita in mezzo a loro.
Daniele è la completa smentita di ogni loro affermazione. Lui è la rivelazione, la manifestazione della presenza di Dio con gli uomini. Dio è con Daniele.
12 Allora il re andò su tutte le furie e, acceso di furore, ordinò che tutti i saggi di Babilonia fossero messi a morte.
Il re non accoglie nessuna richiesta e rigetta ogni loro affermazione. Chi dice di essere indovino, deve indovinare. Se non indovina, di certo non è indovino.
Allora il re andò su tutte le furie e, acceso di furore, ordinò che tutti i saggi di Babilonia fossero messi a morte. Non convinto, il re emana la sua sentenza.
Tutti i saggi di Babilonia dovranno essere messi a morte. Non perché non hanno esaudito le richieste del re, ma perché si dicono ciò che non sono.
È importante capire le vere motivazioni della sentenza: non è la loro incapacità che viene punita. Sarebbe questa gravissima ingiustizia.
Nessuno potrà mai essere punito per ciò che non sa fare. Sarebbe una punizione della natura e la natura mai potrà essere soggetta a giudizio.
Le motivazioni non sono per la natura, ma per la parola, per ciò che uno dice di essere. Loro si dicono maghi e indovini e non lo sono. Ingannano il mondo.
È per questo loro inganno – si dicono e non sono – che vanno puniti. Anche il Signore Dio nostro opererà per noi lo stesso giudizio.
Se uno accoglie, vuole qualcosa, dichiara di essere capace e assume la responsabilità della storia, poi su questa dichiarazione sarà giudicato.
Uno può comprarsi una carica politica o nella Chiesa, sappia però che sarà giudicato non sulla natura di presidente o di vescovo, ma sulla volontà.
Ha chiesto di essere, è voluto divenire, si è fatto costituire, eleggere, si è imposto, ha corrotto il mondo. Ora è responsabile di ogni fallimento.
Possiamo anche chiedere a Dio che ci dia il posto più in alto sulla terra, sia civilmente, militarmente, economicamente, religiosamente. Possiamo.
Dio ascolta la nostra preghiera. Siamo responsabili in eterno se attraverso l’esercizio della nostra responsabilità un solo male è sorto per il mondo.
Anzi, la Scrittura dice che su quanti sono posti in alto, vi sarà un’indagine rigorosa. Hanno voluto e accolto la responsabilità, sono obbligati in eterno.
MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI
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