Nei documenti del Magistero di sempre, e in tutta la Tradizione cattolica, risulta chiaramente che:
1°) nessuno può essere costretto con la forza ad abbracciare la Fede; 2°) che l’errore non ha alcun diritto; 3°) che il culto pubblico delle religioni false può anche essere tollerato dai poteri Civili, però deve essere represso, se necessario, anche con la forza.
Vediamo alcuni dei Documenti papali:
Pio IX, nella sua enciclica “Quanta Cura”, scrive:
«È contro la dottrina delle Scritture, della Chiesa e del Santi Padri il non dubitare di asserire: la migliore condizione della società essere quella in cui non si riconosce nello Stato il dovere di reprimere con pene pubbliche i violatori della cattolica religione, se non in quanto ciò richiede la pubblica quiete».
E cioè:
«la libertà di coscienza e dei culti essere diritto proprio di ciascun uomo, che si deve con legge proclamare e sostenere in ogni società bene costituita e essere diritto d’ogni cittadino una totale libertà, che non può essere limitata da alcuna autorità vuoi civile, vuoi ecclesiastica, di manifestare e dichiarare i propri pensieri, quali che siano, sia di viva voce, sia per iscritto, sia in altro modo palesemente ed in pubblico».
Nel “Sillabo”, delle proposizioni condannate 77 e 78 dice:
«Ai tempi nostri non giova più tenere la religione cattolica per unica religione dello Stato, escluso qualunque sia altro culto». «Quindi, lodevolmente in alcuni Paesi cattolici fu stabilito per legge esser lecito a quelli che vi recano il pubblico esercizio del proprio qualsiasi culto».
Leone XIII, nella sua enciclica “Libertas” scrive :
«Nell’ordine sociale, dunque, la civile libertà, degna di questo nome, non consiste già in far quel che talenta a ciascuno, ciò che anzi partorirebbe confusione e disordine, che riuscirebbe, in ultimo, ad oppressione comune; ma in questo unicamente, che con la tutela e l’aiuto delle leggi civili si possa più agevolmente vivere secondo le norme della legge eterna...».
Pio XII, nella sua Allocuzione: “Ci riesce”, ha detto:
«Un’altra questione essenzialmente diversa è in una Comunità di Stati possa, almeno in determinate circostanze, essere stabilita la norma che il libero esercizio di una credenza e di una prassi religiosa o morale, le quali hanno valore in uno degli Stati-membri, non sia impedito nell’intero territorio della Comunità per mezzo di leggi o provvedimenti coercitivi, statali. In altri termini, si chiede se il “non impedire”, ossia il tollerare, sia in quelle circostanze permesso, e perciò la positiva repressione non sia sempre un dovere».
Ora, la dottrina della “Dignitatis Humanae” non si concilia affatto con i documenti papali sopra citati. Infatti, nel n° 2 si legge:
«Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto della libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potestà umana, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza, né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata».
Il testo della “Dignitatis Humanae” è chiaro: esso presenta come un diritto di tutti all’immunità dalla coercizione. Il testo, però, prescinde dal citare fatti concreti, pur stabilendo come “principio” che ogni uomo ha il diritto di agire secondo la propria coscienza, perchè sarebbe un diritto naturale ignorando (?) che tale principio è contro l’insegnamento dei Papi precedenti, e che si scontra con tutti gli insegnamenti tradizionali, i quali hanno sempre insegnato che la vera religione deve essere favorita e sostenuta dalla Stato. Inoltre, la Dichiarazione conciliare rivendica la libertà religiosa non solo per coloro che sono di altre religioni, ma anche, invece, per tutti gli uomini, anche quelli che non hanno alcuna religione, ma anche per coloro che negano l’esistenza di Dio, i quali potrebbero anch’essi professare pubblicamente i loro errori e fare propaganda della loro irreligiosità. Ma questo strano “diritto” di proselitismo ateistico, come ha potuto, la “Dignitatis Humanae”, non vederlo contrario alla dottrina cattolica?
Nel radio-messaggio natalizio del I942, Pio XII ha rivendicato “il diritto al culto di Dio privato e pubblico, compresa l’azione caritativa religiosa”. Il testo del radio-messaggio non affermava il diritto al culto falso reso a Dio in una religione non vera, ma, al contrario, affermava che all’uomo sia riconosciuto il diritto di rendere a Dio il vero culto, a Lui dovuto. E, nella sua Allocuzione “Ci riesce”, ha tracciato “ex professo” di questa questione, nega qualsiasi diritto a ciò che non corrisponde alla verità e alla norma morale. Dopo quanto abbiamo detto sulla Dichiarazione “Dignitatis Humanae”, vogliamo dire che anche questa Dichiarazione non obbliga i fedeli a credere che goda dell’infallibilità, perché il Concilio Vaticano II non ha mai avuto l’intenzione di fare nuove definizioni solenni, e quindi di vincolare in maniera definitiva le coscienze, tanto più che tale Documento della “Dignitatis Humanae” è in contrasto con la dottrina del Magistero Ordinario di tanti Papi!
sac. dott. Luigi Villa
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