Confidenze di Gesù a un Sacerdote
Figlio mio, scrivi
« Io sono il Signore Dio Tuo; non avrai altro Dio fuori che Me! ».
Scrivi ancora
« Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente ».
Questi Comandamenti vi siete abituati ad ascoltarli, come si ascolta il suono delle campane che ogni giorno fanno sentire i loro rintocchi. Tutti li sentono ma quasi nessuno più vi fa caso; così anche i Comandamenti rimangono lettera morta, mentre dovrebbero essere vivi nei vostri cuori.
Ho voluto questa premessa per meglio farti intendere come si preghi male anche dai pochi che pregano. Pochissimi sono quelli che pregano bene, poiché non è possibile pregare se si ignora il primo Comandamento; peggio ancora se, conosciutolo, lo si dimentica.
Mettersi alla presenza di Dio vuol dire compiere una serie di azioni spirituali, essenziali per una buona ed efficace preghiera.
Occorre fare un atto di fede che elevi la nostra anima fino a Lui, il che vuol dire prendere contatto spirituale con Dio. Uno e Trino.
A questo atto di fede fanno seguito, necessariamente, atti di umiltà, di fiducia e di amore che servono ad intensificare il contatto con Dio. Questi atti sono indispensabili per una buona preghiera, perché impediscono un esercizio puramente meccanico che ripugna a Dio. Io allontano da Me coloro che mi onorano solo con le labbra e con il cuore.
Purtroppo sono molti, fra i pochi che pregano, quelli che pregano solo materialmente, illudendo se stessi di avere compiuto un dovere che in realtà non è stato compiuto.
Sul piano giusto
Da ciò che vengo esponendo, vedi quali gravi deficienze sono nella vita spirituale dei cristiani; mi limito per il momento a questa, ma quante altre ve ne sono da registrare!
“Ama il Signore, Iddio tuo, con tutto il cuore...” Per chi ama veramente Dio, mettendolo al vertice di tutta la sua vita, non vi è pericolo di innalzare a Lui preghiere che siano l'espressione dell'orgoglio e dell'egoismo, come il chiedere solo il successo delle cose materiali, la salute, ricchezza e onori.
Se si chiedono soltanto queste cose, non si può stabilire alcun contatto con Dio.
Dio non entra in anime gonfie di preoccupazioni materiali, assetate di soli beni terreni; queste anime sono avvolte da oscurità.
Chi ama veramente Dio, si pone sul piano giusto dinnanzi a Dio cercandone la gloria e l'amore. Chi ama veramente Dio, cerca nella sua preghiera, come cosa prima, il Regno di Dio nelle anime per la sua maggior Gloria. « Quaerite primum Regnum Dei et haec omnia adiicentur vobis ». Dio non sarebbe Dio se non fosse fedele alle sue promesse. « Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto...».
Chi prega e rimane deluso, lo deve al fatto di mettersi fuori dal primo Comandamento: « Io sono il Signore Iddio tuo, non avrai altro Dio al di fuori di Me ». E’ perché non osserva il Comandamento fondamentale: « Ama Dio con tutto il cuore! » che la sua preghiera non viene esaudita.
Si è dimenticato che Io ho insegnato agli Apostoli e a voi come si deve pregare: « Padre nostro che sei nei Cieli... ».
Mettersi alla presenza di Dio è elemento di primo ordine nella preghiera. L'orante dimentica se stesso per salire con la sua anima a Dio Padre che solo è Grande, che solo è Santo, che solo è Buono.
Alcune riflessioni
Qui entra il Comandamento dell'amore come parte essenziale della preghiera a Dio Padre. La Paternità divina equivale pure ad amor di prossimo. Diciamo « Padre nostro » per ricordarci l'amore nostro verso i fratelli come noi figli di Dio, dello stesso unico Padre, dal Quale è scaturita per creazione la nostra vita e al Quale siamo diretti.
A Lui dobbiamo fissare il nostro sguardo con fiducia come il naufrago guarda con fiducia e speranza la stella polare.
«Sia santificato il tuo Nome » : Dobbiamo santificare, cioè glorificare il Nome santo di Dio, unendoci al coro di tutte le voci (nil sine voce) e soddisfacendo così il fine della Creazione che è la glorificazione di Dio.
« Venga il Tuo Regno »: Chi veramente ama dimentica se stesso, perché il suo pensiero corre verso la persona amata di cui vuole la felicità.
« Sia fatta la tua volontà »: il cercare l'attuazione dei desideri e voleri nostri è anteporre noi agli altri e questo è egoismo. L'anteporre alla nostra volontà la Volontà divina, questo è amore.
Se colui che prega, prega con questi sentimenti, e si colloca alla presenza di Dio, preoccupato solo della sua gloria, dell'avvento del suo Regno, dell'attuazione della sua Volontà vede la sua preghiera
produrre effetti impensati e meravigliosi. Tutto gli sarà dato, e in misura sovrabbondante.
Può forse Iddio, Padre infinitamente buono, lasciarsi sopraffare dai suoi figli? No, questo no! Perciò Egli lascerà cadere sull'orante una pioggia di grazie e di doni celesti. Dio chiede a noi di amarlo. Non tollera che noi lo posponiamo alle nostre grettezze umane, perché sarebbe offesa e ingratitudine.
Maestri di preghiera
« I miei ministri non dovrebbero essere instancabili maestri per insegnare ai fedeli a pregare? Una buona mamma non si stanca mai di insegnare ai suoi bambini, man mano che crescono, le cose necessarie alla vita. E i miei ministri non sono essi a generare, mediante il Battesimo, la vita divina nelle anime? Non vivete voi una autentica paternità spirituale sui fedeli affidati alle vostre cure? Che cosa è che vi fa trascurare doveri tanto importanti?
Gli effetti disastrosi di questa così male esercitata paternità sui vostri figli spirituali li potete constatare, se avete il coraggio di osservarli.
A Dio, giusto Giudice, nulla sfugge di ciò che dovevate dare. È in gioco la salvezza di tante anime il cui prezzo è infinito.
Figli miei, è vero, che le cause della crisi di Fede, che sta avviandosi al suo epilogo, sono diverse e alcune fra esse sono al di fuori della vostra volontà; ma è ancora vero che alcune di queste cause sono da imputarsi a voi. Che sarà di voi, se non vi pentirete e non farete penitenza?
Che sarà di voi, se continuate a servire voi stessi anziché servire Dio?
Figli e sacerdoti miei, il tempo che vi rimane non è molto. Non Io, ma voi state determinando la vostra eternità.
Figlio, non mi stanco di chiederti preghiere e riparazione!
5 febbraio 1976
(Mons. Ottavio Nichelini)
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