Il canto dei prigionieri
Un ordine alla Polizia di Piacenza dispose la traduzione dei deportati da Piacenza in Corsica, mentre i malati e i più anziani dovevano essere trasferiti a Bologna. Grande fu la gioia di Gaspare quando apprese che, come lui, anche i suoi tre compagni erano stati destinati a Bologna. Il clima più salubre di quella bella città e le più facili comunicazioni con Roma gli furono di grande sollievo e giovarono non poco anche alla sua salute.
Ai prigionieri fu tolto il modesto appannaggio di cui godevano a Piacenza e ingiunto di provvedere da sé al vitto e all'alloggio: senza volerlo fu data loro praticamente la libertà vigilata. In quella circostanza le famiglie bolognesi di ogni ceto scrissero una delle più belle pagine della loro sensibilità e generosità. Fecero a gara nell' aiutare quei santi sacerdoti, liete, d'altra parte, di poter esprimere in qualche modo il loro spirito di indipendenza e di condanna verso l'Usurpatore, ch' era giunto perfino ad arrogarsi il diritto di indire Sinodi e Concili.
L'Albertini e Gaspare furono ospitati dalla nobile Famiglia dei Bentivoglio. Gaspare alla grande camera preferì l'umile stanza del cameriere, adducendo il motivo che li, più appartato, avrebbe potuto dedicarsi meglio allo studio ed alla preghiera. Finalmente poteva interrompere il forzato ozio di Piacenza! Si risvegliò in lui e proruppe lo stesso zelo che già lo bruciava a Roma. Predicava Esercizi Spirituali, teneva conferenze ai giovani; prese contatto ed ascoltò i grandi Maestri di lettere e scienze di quella celebre Università; fece scorrere clandestinamente tra quegli studenti foglietti che confutavano gli errori delle dottrine materialistiche che li avevano allontanati dalla Fede. Il suo nome ormai correva sulla bocca di tutti: il giovane Del Bufalo è un dotto e un santo! Le famiglie nobili facevano a gara per averlo precettore ed educatore dei loro figli.
Poteva mai durare a lungo quel paradiso? Ecco che la croce cade all'improvviso e più pesante sulle sue spalle e lo invita alla sofferenza.
D'improvviso si ammala gravemente l'amico carissimo D. Gambini. Gaspare fa appena in tempo ad accorrere al suo capezzale e a raccoglierne l'ultimo anelito. Presto si sparge la luttuosa notizia in città: È morto un confessore di Cristo! Gaspare organizza, da par suo, solenni funerali, ai quali, col clero bolognese e i duecento sacerdoti deportati, partecipa una folla interminabile. Il Prefetto di Polizia trema; teme una sommossa! Gaspare è immediatamente chiamato a prestar giuramento e, al rinnovato e netto rifiuto, segue nella nottata l'arresto. Una squadra di sbirri dal Palazzo Bentivoglio lo trascina al carcere di S. Giovanni in Monte, ove viene rinchiuso in cella d'isolamento. L'indomani lo raggiungono altri 37 sacerdoti. La Polizia, sperando vanamente di fiaccare la resistenza dei giovani, spedisce in Corsica i sacerdoti più anziani e agguerriti, tra i quali l'Albertini. Gaspare è così rimasto senza il suo Padre Spirituale ed amico più caro.
Nel carcere furono uniti ai delinquenti comuni e il trattamento fu dei più deprimenti: poca luce, sudiciume e insetti, cibo ributtante! Ma anche qui, pur fra tanto patire, Gaspare riuscì ad organizzare conferenze di spirito; servendosi poi della complicità di qualche custode, al quale donava le leccornie che di tanto in tanto riceveva dagli arditi e bravi bolognesi, poté accostare anche i delinquenti più incalliti e parlar loro dell' amore di Cristo.
Per suo merito in quelle carceri, dove di frequente avvenivano ribellioni e non s'udivano che bestemmie, subentrò la quiete. Le Autorità restarono di stucco: S. Giovanni in Monte era divenuto un carcere modello! C'era, senza dubbio, lo zampino di quel pretino cocciuto e così intraprendente!
Ai soprusi dei carcerieri, i sacerdoti e gli altri cominciarono a rispondere col canto. Nel buio della sera si levava un coro solenne di lodi al Signore!
«Cos'hanno quei preti da cantar tanto?» si domandavano i carcerieri prima stupiti, poi irritati e furibondi. Da superstiziosi cominciarono ad aver paura:
«Non canteranno in anticipo i nostri funerali? Basta, uccellacci di mal'augurio!» Ma si può far tacere con la forza la voce di un cuore in perfetta letizia, perché soffre per il suo Signore? Certamente no. E allora... inasprimento di pene, celle d'isolamento, trasferimento in altre prigioni, dove più aspra sarà la disciplina.
Gaspare è tradotto nelle carceri dure di Imola!
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