domenica 29 ottobre 2023

DELL'ULTIMA PERSECUZIONE DELLA CHIESA E DELLA FINE DEL MONDO

 


Profezie Allegoriche e miste

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Si lamenta in appresso de falsi profeti, i quali andavano ingannando il popolo promettendogli la pace e la tranquillità, mentre era vicinissimo il flagello (3); e del vecchi, i quali mentre dovevano essere l'esempio del giovani, erano loro invece di scandalo (4); e de Sacerdoti e de Pastori, i quali non avevano più cura delle pecorelle, nè amore alcuno per le anime (5). Racconta i benefizi singolari fatti da lui a questo po polo, sotto la bella allegoria d' una donna. » Tu na scesti da pessimi genitori, dice, e non fosti punto da loro curata. Io ti vidi nella tua vergogna nuda e povera fanciulletta, tutta cospersa di sangue. Vivi, dissi, vivi; ed ebbi cura di te: ti feci crescere e divenir grande fino alla pubertà. Ma ti vidi ancora, e tu eri nuda e piena di rossore; ma il tuo tempo era il tempo degli amanti. Distesi sopra di te il mio manto, coprii la tua nudità. E feci giuramento di prenderti in isposa, e ti sposai in fede, e fosti mia. Ti lavai dalle tue mac chie, ti purgai dal tuo sangue, ti unsi coll' olio della salute. Ti vestii di vestimenta a vaghi colori, ti diedi calzari colore di viola, ti cinsi di fascia candidissima di bisso, ti sovraposi serico e trasparente velo, ti do nai mille varii ornamenti; strinsi i tuoi polsi di gem mate smaniglie; appesi al tuo collo alabastrino un vago monile, alla tua fronte vaga gemma, alle tue orecchie preziose anella. Ti posi su le chiome una ricca corona; e d' avvantaggio ti diedi altri ornamenti d' argento e d' oro, di bisso, di porpora vagamente ricamati in mille foggie. T'ammisi a convito reale, ti cibai di fiore, e di mele e d'olio: e tu divenisti bellissima oltre ogni  credere, e sedesti regina su d'alto trono (1). La fama delle tue bellezze si diffuse per tutto il mondo, per chè eri bellissima e perfetta, come ti aveva fatta il tuo Dio. Ma, sciagurata ! insuperbisti delle tue bellezze, le deturpasti in mille fornicazioni con qualunque in cui t' imbattesti. Maculasti le belle vesti che ti diedi : ti abusasti de miei doni, e ti desti alla idolatria e al culto del Demonio. Prendesti i tuoi figli e le tue figlie, che a me partoristi, e li immolasti a tuoi idoli. Forse che credi lieve questo tuo delitto ? E dopo tanti er rori e tanti delitti, non ti sovvenisti mai dei giorni della tua adolescenza, quando eri nuda, piena di vergo gna e macchiata di sangue. E dopo tanta tua malignità (guai, guai a te, dice il Signore!), edificasti un lu panare, e ti facesti un postribolo per ogni piazza, e ad ogni svolta di via ponesti il segno delle tue pro stituzioni, e rendesti abominevole la tua bellezza, e ti corcasti, e moltiplicasti le tue fornicazioni, e for nicasti con i vicini figli dell'Egitto, e moltiplicasti le tue abominazioni per provocarmi ad ira (2). . . . E forni casti con i figliuoli degli Assiri (3), quasi non fossi an cor sazia; e sì che proseguisti a peccare con i Cana nei, con i Caldei; e non sei ancora contenta. . . . Nè ti vendesti come meretrice per prezzo, ma come adul tera che fa copia di sè gratuitamente ad altri. Anzi tu facesti di peggio: conciossiacchè tu davi donativi e mercede a tutti i tuoi drudi (4). Tu in nulla sei migliore delle tue sorelle, anzi le hai superate tutte nelle tue iniquità e nelle tue turpezze (5) » Escendo poi di metafora e di allegoria, spiega partitamente i delitti di questa Nazione abbominanda. Nota primieramente l'idolatria, ossia l'apostasia di religione. Indi segue a dire che » i principi versarono il sangue innocente, che i figli disprezzarono i loro genitori; che gli stranieri erano calunniati publicamente; che le vedove e i pupilli non erano difesi; i santuari profanati, i giorni festivi non osservati. » Aggiunge che v' erano fra quel popolo molti detrattori. Parla in ap presso della corruzione del costumi, e dice che si ope rava ogni nefandezza contro le leggi sacrosante della natura, che non si conosceva più legge di pudore e di parentela. Oltre di questi delitti, si lamenta degli omicidiari, degli assassini, degli usurai, degli avari, e sopra di tutti, degli ingannatori e seduttori del popolo, e di nuovo dell'apostasia (1). Riprende l'allegoria, e sotto la figura di due giovinette, rappresenta le due famiglie d'Israele e di Giuda, come abbiamo notato altrove (2). Descritta così al vivo l'apostasia, l'ingratitudine, e la corruzione di questo popolo, passa ad annunziargli gli imminenti provocati flagelli. Da prima rappresenta in sè medesimo lo stato d'assedio, e la schiavitù, e la sua durata con un simbolo assai bello ed eviden te (3); poi annunzia tre terribili flagelli, la fame, la guerra, la schiavitù (4) e per aggiunta un quarto, la pestilenza (5). Per i quali flagelli, la Palestina sarà di spogliata de' suoi abitatori, demolite le sue città (6). Tanto poi sarà acceso il suo sdegno in quel giorno, chè se Noè, Daniele e Giobbe, s'interponessero per ottenere perdono a quel popolo, Dio non li ascolte rebbe (7). Parlando poi nella figura di quella Giovi netta accennata di sopra, tanto da lui amata, benefi cata ed ornata, dice, che a castigarla a dovere, convocherà tutti i suoi Drudi, alla loro presenza la dispoglierà di tutte le vestinenta, di tutti gli adornamenti che le aveva dati, e la lascierà nuda e coperta d'ignominia e di rossore; e le darà la pena e il castigo che por ta la legge contro le meretrici e le adultere. Poi la consegnerà nelle mani dei suoi amatori, i quali can giando l'amore in odio, distruggeranno i suoi lupa nari, i suoi postriboli, le rapiranno le vesti, gli or namenti, le ricchezze, e nuda la lapideranno, e la faranno in brani con le loro spade: ed arderanno tutte le sue case; e ciò alla presenza delle altre donne, per aggiungere alla pena, lo scorno (1). » Daniele, l'uomo dei desideri, non poteva pro fetare della prima desolazione di Gerusalemme, essendo già questa da buon tempo accaduta, mentre egli fu trasportato giovinetto assai nella schiavitù di Babilonia. Ma comecchè egli fosse ardentissimo di conoscere i de stini della sua Patria, e ne facesse perciò di molte e fervorose preghiere a Dio (2), meritò d' essere esau dito. Vide dunque che il suo popolo sarebbe ritornato in Palestina, che avrebbe rifabricata Gerusalemme, e che vi avrebbe dimorato parecchi anni in pace. Ma intanto una terribile persecuzione si stava preparando, la più fiera e terribile che avesse mai provata quel popolo. Questa persecuzione gli fu rappresentata da prima per simbolo, e poi spiegata dall'Arcangelo Ga briele. Comecchè questa visione sia allegorico-mista, la riportiamo alla lettera. - a» Alzai gli occhi, e vidi: ed ecco un Capro stava presso una palude, avente molti alti corni, frà i quali uno più grande di tutti e prominente. Dipoi vidi questo Capro squassare le corna contro Occidente, contro l'Aquilone e contro il Mezzodì, e niuna bestia gli po teva far resistenza, nè liberarsi dalle sue corna: per ciò fece ciò che gli veniva a talento, e diventò glo rioso. Ed io studiava questo, quando: ecco un Ircone veniva dall'Occidente e correva la terra senza toccarla: e questo aveva un corno insigne alla fronte. E venne fino al Capro cornuto, e corse contro d'esso con im peto di grande forza. Mentre ardeva la zuffa, l'Ircone afferrò il Capro, e gli strappò due corna, e quello non gli potè resistere: e dopo lo cacciò per terra, e niuno lo poteva salvare dalle sue forze. L' Ircone allora divenne grande , ma mentre cresceva, gli cadde infranto il grande corno, e in luogo di quello glie ne nacquero quattro, sotto i quattro venti de cieli. Da uno di quelli spuntò un cornetto assai piccolo, il quale però divenne grande contro il mezzogiorno e contro la fortezza. E inorgoglì fino contro la forza del cielo, e fiaccò parte della virtù celeste, e delle stelle, e le calpestò. E fino al principe della forza si esaltò, e a lui tolse il giornaliero sacrifizio, e disfece il Santua rio. Ma la forza contro il sacrifizio gli fu data a causa del peccati: ed egli schiaccierà la verità, e pre valerà, ed ogni cosa gli verrà bene. Ed ascoltai uno de Santi parlare, e disse uno de Santi ad un altro, non so chi fosse, che parlava: fino a quando durerà la visione, e il giornaliero sacrifizio, e il peccato della desolazione che è compita, e il Santuario, e la forza sarà calpestata ? E gli fu risposto: fino alla sera e alla mattina, due mila e trecento: poi sarà mondato il San tuario ». Il Profeta chiede qui ansiosamente la sposi zione di questa visione simbolica, e l'Arcangelo Ga briele gli risponde. » Io ti mostrerò quelle cose che sono per venire alla fine della maledizione; imperoc chè anche il tempo avrà il suo fine. Il Capro che ve desti con le corna è il re de' Medi e de Persiani: l' Ircone poi, è il re de Greci, e quel corno grande che gli vedesti, rappresenta il primo re di quella po tenza. Perchè poi vedesti che rotto quello ne spuntarono quattro, quelli pure significano quattro re, che sor geranno da quelle genti , ma non della fortezza del primo. E dopo il regno di quelli, mentre si aumen terà l'empietà su la terra, sorgerà un re impudente, ma intelligente, e diverrà forte, ma non della fortezza sua, e sopra ogni credenza, devasterà ogni cosa, e prospererà, e farà ciò che gli verrà alla mente. E tru ciderà i forti e il popolo de Santi, secondo la sua volontà, e le machinazioni e le frodi saranno nelle sue mani: e il suo cuore insuperbirà, e nella copia di tutte le cose truciderà molti: insorgerà contro il principe dei principi, e cadrà senza mano mortale. E la visione della mattina e della sera, che è detta, è vera: tu dunque suggella questa visione, chè sarà tra molto tempo (1). » L'Angelo rivelatore gli conta gli anni che passar dovevano tra la riedificazione di Gerusalemme e la ve nuta del Messia, e li restringe a sessantanove setti mane d' anni, e dopo queste Cristo sarà ucciso, e il popolo ebreo riprovato. La santa città e il santua rio sarà dissipato dal popolo e dal Condottiere che sarà per venire: e il fine sarà la devastazione, e dopo il fine della guerra è stabilita la desolazione. Ma con fermerà un patto con molti in una settimana, e in mezzo alla settimana mancherà l'Ostia, il Sacrifizio, e sarà nel Tempio la desolazione, e fino alla consumazione e alla fine durerà la desolazione (1). Moltissime controversie suscitò questa profezia di Daniele tra gli ebrei ed i cristiani dottori, e molte ancora tra gli Interpreti stessi. Gli ebrei non vogliono che qui si parli del Messia, e i cristiani si appoggia no a questa, come la più evidente e precisa, per ad dimostrare la divinità di Cristo, l'ostinazione e ripro vazione degli Ebrei: ma questo a noi non appartiene. La quistione che ha rapporto all'opera nostra, è quella che è accesa tra gli Interpreti, singolarmente moderni, volendo gli uni che tutta sia adempita nella prima ve nuta di Cristo, tenendo altri che riguardi più la se conda che la prima, ed altri tanto la prima quanto la seconda. Ma i primi fanno troppa violenza al sacro testo, giunti che sono a sporre quella parte di profe zia che riguarda l' ultima settimana, e sono forzati a passare dal senso letterale della profezia all'allegori co, il che è contrario alle loro medesime leggi. Di fatti; se si volessero prendere di seguito le settimane, converrebbe cadere in uno di questi anacronismi, o che Cristo avesse predicato sette anni: confirmabit pactum multis hebdomada una: o che avesse predicato tre anni e mezzo innanzi la morte, e tre e mezzo dopo: in di midio hebdomadis deficiet hostia: così per quelli che spon gono il deficiet hostia per la morte di Cristo (senso accomodatizio e troppo lontano dal reale e dal conte sto). Nè minori e più leggieri gli inconvenienti sono nella sentenza di coloro, i quali quest'ultima settimana fanno compita e avverata con la venuta dei romani, con la distruzione della Città. Imperocchè, siamo sem pre da capo: o le settanta settimane si hanno a in tendere in ordine cronologico e sucessivo, o no: se no, in quanto all' ultima singolarmente, allora ruina tutta la loro sentenza; se così si debbano prendere, converrà consentire che Gerusalemme fosse distrutta dieci anni e mezzo dopo la morte di Cristo, essendo loro sentenza ch' egli sia stato crocefisso in mezzo alla sessantesimanona settima, e dal mezzo della sessante simanona alla settantesima compita, non restano ap punto che dieci anni e mezzo. Ma le storie ci inse gnano che dopo la morte di Cristo vi passarono almeno trentasette anni alla distruzione di Gerusalemme: dun que questa sposizione non può reggere. Si aggiunga che il Sacro Testo narra prima la distruzione del Tem pio e della città , la riprovazione del popolo, e poi incomincia a parlare di questa settimana, e dice che alla sua metà mancherà l'ostia e il sacrifizio, e sarà nel tempio l'abominazione della desolazione e fino alla fine durerà questa desolazione. Come può esser questo? il popolo è disperso, e Cristo per sette anni predica a questo popolo ? il tempio è distrutto, e in esso re gna la desolazione ? l' altare e il tempio è disfatto, e solo dopo tre anni e mezzo che era disfatto, manca l' ostia e il sacrifizio ? Queste ci sembrano contraddi zioni tanto palesi, che non abbiano bisogno d'ulteriore prova a smentirle. Perchè pare dunque evidente che almeno quest'ultima settimana di Daniele si debba in tendere degli ultimi tempi del mondo, quando riedi ficata Gerusalemme, ritornato il popolo ebreo in Pa lestina, in angustia temporum rialzate le mura, e formate le piazze, convertito il popolo alla predicazione d' Elia, confermato cioè il patto con molti ebrei, venendo l'Anti cristo, farà cessare l' Ostia e il Sacrifizio nella metà della settimana, si farà adorare egli nel tempio nuovo, come un Dio, e sarà questo veramente l'abbominazione della desolazione, la quale resterà appunto in vita fino alla consummazione e alla fine della settimana, dovendo regnare tre anni e mezzo, come attesta Daniele e l'A pocalissi. Che questo poi sia il senso letterale e reale di questa profezia, si appare dal Vangelo, mentre Cri sto tra i segnali della venuta dell'Anticristo, della fine del mondo mette questo ancora: quando vedrete l'abo minazione della desolazione, predetta da Daniele, stante nel luogo santo (chi legge intenda) (1).

Ma si richiederà: se questa è profezia diretta per noi, perchè riportarla qui tra le allegoriche e miste? Rispondiamo, che ciò abbiam fatto per riverenza di quei Padri ed Interpreti che l'intendono così ; mentre per noi, sia pura, sia mista, sia letterale, sia allego rica, poco importa. Basta che, o in un modo o in un altro ci riguardi, e in questo convengono tutti gli In terpreti e i Santi Padri (1).

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P. B. N. B.

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