La lode è comunione di vita
Maria, carica del suo fardello,
avendo concepito dallo Spirito Santo,
si è ritirata lontano dalla vista degli uomini
in fondo all'oratorio sotterraneo (...).
Non si muove, non dice parola, adora.
Raccolta in sé dal mondo,
Dio per lei non è più al difuori,
Egli è opera sua e suo figlio e il suo piccolo
e il frutto delle sue viscere.
(Paul Claudel, Corona benignitatis anni Dei, Hymne du Sacré C_ur in _uvres Poétiques, Gallimard, p. 396)
Prolungamento del Vangelo di Luca, come è noto, sono gli Atti degli Apostoli. Questi si aprono sull'evento della Pentecoste, evento che si collega alle scene dell'Annunciazione e della Visitazione. Maria, presente alla nascita di Gesù, all'inizio del Vangelo, è anche presente alla nascita della Chiesa. La potenza dell'Altissimo che si è posata su di lei, è promessa agli apostoli: “ Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi ” (At 1,8) e alla Pentecoste la promessa si realizza e produce il dono delle lingue, il carisma della lode: “ Ciascuno li sentiva parlare la propria lingua... li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio ” (At 2,6,11).
Maria, figura della Chiesa, aveva intonato il preludio; lo Spirito Santo lancia la Chiesa intera nella sinfonia della lode. Il Magnificat diventa, così, una lode condivisa.
Questa lode è comunione. Con Dio. Nell'amore, nella fede e nella gioia. Essa crea anche una comunione tra gli uomini. Lo Spirito, che era su Maria mentre cantava il suo Magnificat, si è posato anche su Elisabetta “ piena di Spirito Santo ” (Lc 1,41) che non poteva che vibrare all'unissono con la cugina Maria.
E la stessa comunione che unisce, a Pentecoste, gli apostoli. Tra loro da principio, ma poi con la folla dei pellegrini venuti da tutte le parti e che sono perplessi e meravigliati.
La stessa fede nell'Amore suscita oggi, nel cuore dei cristiani nel mondo intero, il medesimo slancio di lode e di gioia riconoscente, in comunione con gli eletti del cielo. L'Apocalisse ce lo rivela: “ Alleluia! Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio. Alleluia. Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l'Onnipotente. Rallegramioci ed esultimo, rendiamo a lui gloria, perché sono giunte le nozze dell'Agnello; la sua Sposa è pronta, le hanno dato una veste di lino puro splendente ” (Ap 19,1‑8).
Sia benedetta Maria che per prima ha cantato l'opera di Dio compiuta in Gesù Cristo: ella è la personificazione, l'Icona di quel popolo che “ Dio si è acquistato, a lode della sua gloria ” (Ef 1,14).
Maria, la madre di Gesù, rinvia però l'omaggio a suo Figlio; l'umile serva, al Servo. E da lui che possiamo apprendere l'ultima parola, la più profonda, sulla lode. Le preghiere di lode di Gesù, citate dal Vangelo non sono molte, ma è importante guardarle con attenzione.
Oltre l'azione di grazie in occasione della moltiplicazione dei pani e dell'istituzione dell'eucaristia che s'imponevano a Gesù come rituali, bisogna considerare due grandi preghiere di benedizione. La prima, stupenda, loda il Padre per aver rivelato i segreti del suo regno “ ai piccoli ” (Lc 10,21,22). Nella seconda (Gv 10,11) Gesù rende grazie per essere stato esaudito prima ancora della risurrezione di Lazzaro.
Ma c'è ancora la grande preghiera di Gesù (Gv 17), introdotta, come nei capitoli precedenti, da un'apertura solenne: “ Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da queso mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano [...], sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava... ” (Gv 13,1‑2). Seguono la lavanda dei piedi e l'ingresso nella Passione, la sua “ elevazione da terra ”, una preghiera in atto: “ Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito... ” (Lc 23,46). La sua vita glorifica il Padre.
Questa è, essenzialmente, la sua preghiera di lode, la sua eucaristia: una vita piena d'amore fino all'estremo, la coincidenza perfetta, in lui, tra preghiera e offerta di sé. In lui, come stupendamente dice Clemente di Alessandria: “ Il Verbo di Dio, lasciate da parte lira e chitarra, strumenti senza anima, regolò, per mezzo dello Spirito Santo, tutto l'universo e, particolarmente, quel microcosmo che è l'uomo, anima e corpo: egli canta per Dio, con questo suo strumento dalle mille voci e in accordo con questo strumento umano; canta il canto realmente nuovo, colui che era prima dell'aurora, perché all'inizio c'era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio ”. Con la sua voce e la sua vita umane, lui, il Pellegrino venuto da Dio, canta l'Alleluia eterno. “ E quando cominciò a cantare, la terra e tutto ciò che c'è tra cielo e terra sostennero la sua voce come i piccoli organi sostengono i grandi ” (“ Vision du Pèlerin ” in Saint Nicolas de Flue. Card. Journet, Saint Paul, p. 129).
Non è ciò che, in pienezza, fece, per divino favore, Maria, la colmata di grazia?
E noi? Il nostro compito non è forse quello di fare in modo che, con l'aiuto dello Spirito Santo, la nostra preghiera diventi sempre più una preghiera di lode, di lode condivisa come quella di Maria e della Chiesa nel suo Magnificat?... Con la fiducia, però, che, grazie all'intercessione di Maria, poiché “ tutto concorre al bene di coloro che amano Dio ” (Rm 8,28), le note false dei nostri peccati e le dissonanze delle nostre imperfezioni contribuiscano anch'essi all'armonia universale e si dissolvano, un giorno, nell'accordo finale di una lode eterna.
JEAN‑MARIE SÉGALEN
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