E vuole che mettiamo in ordine la nostra scala di valori. Tutto in noi sia in ordine.
Anche questo è indicato nel titolo che Egli ha dato ai suoi Scritti sulla Divina Volontà: «Il richiamo della creatura nell’ordine, al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio»
Ogni cosa ha il suo posto, ogni cosa ha il suo valore, ogni cosa ha un suo bene, ogni cosa ha una sua importanza; ma non sono uguali, una non vale l’altra. Anche nelle cose, in tutto ciò che Dio ha creato, in tutto ciò che Egli fa esiste un ordine e una gerarchia.
Tutte le cose sono stabilite da Dio, le une in vista e a motivo di altre, finalizzate al raggiungimento di uno scopo più importante, indirizzate verso lo scopo ultimo e supremo, sono mezzi in funzione del fine:
“Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” (1 Cor 3,22-23)
“Tutto mi è lecito! Ma non tutto giova” (1 Cor 6,12)
“Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono del discernimento degli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.
Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le inter- pretano? Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte.” (1 Cor 12,4-31)
“Cercate innanzi tutto il Regno di Dio e la sua Giustizia, e tutte le altre cose vi saranno date in aggiunta.” (Mt 6,33). Attenzione: questo non è più “una via migliore”, ma è “il fine di tutto”, “la mèta”. Tutte le altre cose dipendono da questo, esistono in funzione di questo.
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle.” (Mt 23,23).
“Tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita, poiché il tuo Spirito incorruttibile è in tutte le cose” (Sapienza 11,24-26 e 12,1)
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Dio ha stabilito un posto ad ogni cosa. “Ipocrita” è chi si vuole mostrare tanto zelante di una cosa, da disprezzare un’altra, quando ognuna ha una sua ragione di essere.
Quindi, ci sono due errori opposti da evitare: quello di dare più importanza a cose secondarie, ignorando le cose più importanti e necessarie (prendendo come fine a se stesso quello che è un mezzo, rendendo assoluto ciò che è solo relativo); e da un’altra parte disprezzare, quasi come se fossero cose ignobili e cattive, le cose secondarie. E tra queste mettiamo certe pie pratiche, le virtù, le cose varie della vita umana. Quasi che, siccome ciò che è divino è assolutamente superiore a ciò che è umano, il contrario di umano fosse perciò il divino (quando è invece ciò che è “disumano”!) e per tanto ciò che è umano e appartiene alla vita umana fosse da abominare e da combattere. Manicheismo!
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“Voglio tanto che le mie creature prendano la mia Volontà; è la cosa che più M’importa, che più Mi sta a cuore. Tutte le altre cose non M’interessano ugualmente, anche le più sante, e quando ottengo che l’anima viva della mia Volontà ne vado trionfante, perché in ciò si racchiude il bene più grande che ci può essere in Cielo e in terra” (23-03-1910)
“Figlia mia, sebbene sei piccola e neonata nella mia Volontà e vivi nel Regno del mio Volere, la tua piccolezza è il mio trionfo, e quando ti vedo operare in Esso Io mi trovo nel Regno della mia Volontà come un re che ha sostenuto una lunga guerra, e siccome il suo ideale era la vittoria, nel vedersi vittorioso si sente rinfrancato della sanguinosa battaglia, degli stenti sofferti e delle ferite tuttora impresse nella sua persona, e il suo trionfo viene formato nel vedersi circondato dalle conquiste che ha fatto. Il re vuole guardare tutto, il suo sguardo vuol bearsi del regno conquistato, e trionfante sorride e fa festa. Tale sono Io.
Il mio ideale nella Creazione era il Regno della mia Volontà nell’anima della creatura; il mio primo scopo era di fare degli uomini altrettante immagini della Trinità Divina in virtù del compimento della mia Volontà su di loro, ma sottraendosi l’uomo da Essa, Io perdetti il mio regno in lui e per ben seimila anni ho dovuto sostenere una lunga battaglia, ma per quanto lunga, non ho smesso il mio ideale né il mio primo scopo, né lo smetterò; e se venni nella Redenzione, venni per realizzare il mio ideale ed il mio primo scopo, cioè il regno della mia Volontà nelle anime. Tanto è vero, che per venire formai il mio primo regno del Volere Supremo nel Cuore della mia Immacolata Mamma; fuori del mio regno mai sarei venuto sulla terra. Onde soffrii stenti e pene, restai ferito ed infine ucciso, ma il Regno della mia Volontà non fu realizzato. Gettai le fondamenta, vi feci dei preparativi, ma la battaglia sanguinosa tra la volontà umana e la Divina ha continuato ancora. Ora, mia piccola figlia, quando ti vedo operare nel regno della mia Volontà –e come operi, il regno di Essa si stabilisce sempre più in te–, Io mi sento vittorioso della mia lunga battaglia e tutto intorno a Me si atteggia a trionfo e a festa. Le mie pene, gli stenti, le ferite, mi sorridono, e la mia stessa morte ridona la vita alla mia Volontà in te. Sicché Io mi sento vittorioso della Creazione, della Redenzione; anzi, esse servono per formare i lunghi giri alla neonata della mia Volontà, i rapidi voli, le interminabili passeggiate nel Regno della mia Volontà, ed Io perciò ne meno trionfo, e beandomi seguo col mio sguardo tutti i passi e gli atti della mia piccola figlia.
Vedi, tutti hanno il loro ideale, e quando lo realizzano, allora ne sono contenti. Anche il piccolo bambino ha il suo ideale, di attaccarsi al petto della mamma, e mentre piange e singhiozza, solo che la mamma gli apra il seno, il bambino cessa dal piangere, si atteggia a sorriso e slanciandosi si attacca al petto della mamma e vittorioso succhia, succhia fino a saziarsi; e mentre succhia, trionfante prende il suo dolce sonno. Tale sono Io: dopo lungo pianto, quando vedo il seno dell’anima che mi apre le porte per dar luogo al regno della Volontà Suprema, le mie lacrime si arrestano e slanciandomi al suo seno mi attacco a lei e, succhiando il suo amore e i frutti del regno del mio Volere, prendo il mio dolce sonno e vittorioso mi riposo.
Fino il piccolo uccellino: il suo ideale è il seme e quando lo vede batte le ali, corre, si precipita sul seme, vittorioso lo imbecca e trionfante riprende il suo volo. Tale sono Io: volo e rivolo, giro e rigiro per formare il regno della mia Volontà nell’anima, affinché Essa mi formi il seme per cibarmi, perché Io non uso altro cibo che solo quello che viene formato nel mio Regno, e quando vedo questo seme celeste, più che uccellino Io volo per farne mio cibo. Sicché il tutto sta nel compiere ciascuno il suo ideale che si ha prefisso. Ecco perché quando ti vedo operare nel regno della mia Volontà, vedo il mio ideale realizzato e mi sento ricambiato dell’opera della Creazione e Redenzione e il trionfo della mia Volontà in te stabilito. Perciò sii attenta e fa’ che la vittoria del tuo Gesù sia in te permanente”.
Onde, dopo ciò, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e tutto tenerezza mi ha detto: “Figlia mia, dimmi, e il tuo ideale, il tuo scopo, qual è?”
Ed io: “Amor mio, Gesù, il mio ideale è compiere la tua Volontà e tutto il mio scopo è di giungere a che nessun pensiero, parola, palpito ed opera mai esca fuori dal regno della tua Suprema Volontà, anzi, in Essa siano concepiti, nutriti, cresciuti e formino la loro vita e, se occorre, anche la loro morte, sebbene so che nel tuo Volere nessun atto muore, ma nati una volta vivono eternamente. Sicché, è il regno del tuo Volere nella povera anima mia che sospiro, e questo è tutto il mio ideale ed il primo e ultimo mio scopo”.
E Gesù, tutto amore e facendo festa, ha soggiunto: “Figlia mia, sicché il mio ideale ed il tuo sono tutt’uno, quindi unico il nostro scopo; brava, brava alla figlia della mia Volontà! E siccome l’ideale tuo e mio sono tutt’uno, anche tu hai sostenuto la battaglia di lunghi anni per conquistare il Regno della mia Volontà; hai dovuto sostenere pene, privazioni, e sei stata perfino prigioniera nella tua stanzetta, legata nel tuo piccolo letto, per conquistare quel Regno da Me e da te tanto voluto e sospirato. A tutti e due ci è costato assai e ora siamo tutti e due trionfatori e conquistatori; sicché anche tu sei la pic-cola reginetta nel regno della mia Volontà e, sebbene piccola, sei sempre regina, perché sei la figlia del gran Re, del nostro Padre Celeste. Perciò, come conquistatrice di così gran Regno, prendi possesso di tutta la Creazione, di tutta la Redenzione e di tutto il Cielo. Tutto è tuo, perché dovunque regna la mia Volontà integra e permanente si stendono i tuoi diritti di possesso; tutti ti aspettano per darti gli onori che convengono alla tua vittoria.
Anche tu sei la piccola bambina, che hai tanto pianto e sospirato il tuo Gesù, e non appena vistomi, le tue lacrime si sono arrestate e slanciandoti nel mio seno ti sei attaccata al mio petto e vittoriosa hai succhiato la mia Volontà ed il mio Amore, e come in trionfo hai preso riposo nelle mie stesse braccia; ed Io ti cullavo, perché fosse più lungo il tuo sonno e così potermi godere la mia neonata nelle mie stesse braccia, e trionfante estendevo in te il regno della mia Volontà.
Come pure sei la piccola colombina, che hai girato e rigirato intorno a Me, e come Io ti parlavo del mio Volere e ti manifestavo le conoscenze di Esso, i suoi beni, i suoi prodigi e perfino il suo dolore, tu battevi le ali e precipitandoti sopra i tanti semi che Io ti mettevo davanti, li imbeccavi e trionfante riprendevi il tuo volo intorno a Me, aspettando altri semi del mio Volere che Io ti mettessi davanti, e tu, imbeccandoli, ti nutrivi e vittoriosa riprendevi il tuo volo, manifestando il regno della mia Volontà. Sicché le mie prerogative sono le tue, il mio Regno e il tuo sono uno solo. Abbiamo sofferto insieme: è giusto che insieme godiamo le nostre conquiste”. (20-06-1926)
Grazie, Signore, che come la Grazia non annulla la natura, ma la suppone, così il lungo cammino della Creazione e della Redenzione sono stati necessari per raggiungere il tuo ideale, il tuo Regno.
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