martedì 12 maggio 2020

L E 24 ORE DELLA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO



La Serva di Dio Luisa Piccarreta scrive „Le 24 Ore della Passione di N.S.G.C.’ contemplando il suo Sposo Crocifisso e condividendone le pene Leggiamo nell’epistolario di Luisa:


SESTA ORA 

Dalle 10 alle 11 della notte 

La seconda ora di agonia nell ’Orto di Getsemani: l’agonia del dolore 

O mio dolce Gesù, è già passata un’ora che Ti trovi in quest’Orto. L’Amore ha preso il primato in tutto, facendoti soffrire tutto insieme ciò che i carnefici Ti faranno soffrire in tutto il 
corso della tua amarissima passione, anzi supplisce e giunge a farti soffrire ciò che loro non possono farti, nelle parti più interne della tua divina Persona. O mio Gesù, già Ti vedo vacillante nei passi, eppure vuoi camminare. Dimmi, o mio Bene, dove vuoi andare? Ah, ho capito! A trovare i tuoi amati discepoli. Anch’io voglio accompagnarti, affinché, se Tu vacilli, io Ti sostenga. Ma, o mio Gesù, un’altra amarezza per il tuo Cuore: già essi dormono, e Tu, sempre pietoso, li chiami, li svegli e con amore tutto paterno li ammonisci e raccomandi loro la veglia e la preghiera. E torni nell’Orto. Ma Ti porti un’altra trafittura nel Cuore. 

In quella trafittura vedo, o Amore mio, tutte le trafitture delle anime a te consacrate che, o per tentazione, o per stato d’animo, o per mancanza di mortificazione, invece di stringersi a Te, di vegliare e pregare, si abbandonano a sé stesse, e sonnacchiose, invece di progredire nell’amore e nell’unione con Te, indietreggiano. Quanto Ti compatisco, o Amante appassionato! E Ti riparo tutte le ingratitudini dei tuoi più fidi. Sono queste le offese che più contristano il tuo Cuore adorabile, ed è tale e tanta l’amarezza che Ti fanno andare in delirio. 

Ma, o Amore senza confini, il tuo Sangue che già bolle nelle vene, vince tutto e tutto dimentica. Ti vedo prostrato per terra e preghi, Ti offri, ripari e per tutti cerchi di glorificare il Padre per le offese fatte a Lui dalle creature. Anch’io, o mio Gesù, mi prostro con Te, ed insieme con Te intendo fare ciò che fai Tu. Ma, o Gesù, delizia del mio cuore, vedo che a turbe a turbe tutti i peccati, le nostre miserie, le nostre debolezze, i delitti più enormi, le ingratitudini più nere Ti si fanno incontro, Ti si gettano addosso, Ti schiacciano, Ti feriscono, Ti mordono. E Tu, che fai? Il Sangue che Ti bolle nelle vene fa fronte a tutte queste offese, rompe le vene ed a larghi rivi esce fuori, Ti bagna tutto, scorre a terra, e dai Sangue per offese,  vita per morte.  

Ah, Amore, in che stato Ti vedo ridotto! Già Tu spiri! O mio Bene, dolce mia Vita, deh, non morire! Solleva la faccia da questa terra che hai bagnata col tuo santissimo Sangue.  
Vieni fra le mie braccia. Fa’ che io muoia in vece tua.  

Ma allora sento la voce tremola e moribonda del mi o dolce Gesù, che dice: “Padre, se è possibile, passi da Me questo calice, però non la mia, ma la tua Volontà sia fatta”. E’ già la seconda volta che sento ciò dal mio dolce Gesù!  

Ma che cosa mi fai intendere con questo Padre, se è possibile, passi da me questo calice? O Gesù, Ti si fanno avanti tutte le ribellioni delle creature; quel Fiat Voluntas tua 1 , che doveva essere la vita di ogni creatura, lo vedi respinto da quasi tutti, ed invece di trovare la vita trovano la morte . E Tu, volendo dar la vita a tutti e fare una solenne riparazione al Padre per le ribellioni delle creature, per ben tre volte ripeti: 
“ Padre, se è possibile passi da Me questo calice, cioè, che le anime, sottraendosi alla nostra Volontà, vadano perdute. Questo calice per Me è molto amaro, però, non la mia volontà, ma la Tua sia fatta ”. 

Ma mentre dici questo, è tale e tanta la tua amarezza che Ti riduci agli estremi, agonizzi e stai in atto di dare l ’ultimo anelito. O mio Gesù, mio Bene, giacché sei nelle mie braccia, voglio anch’io unirmi a Te; voglio ripararti e compatirti tutte le mancanze e i peccati che si fanno contro il tuo Santissimo Volere, ed insieme pregarti che in tutto io faccia sempre la tua Santissima Volontà. La tua Volontà sia il mio respiro, la mia aria; la tua Volontà sia il mio palpito, il mio cuore, il mio pensiero, la mia vita e la mia morte. 

Ma, deh, non morire! Dove andrò senza di Te? A chi mi rivolgerò? Chi mi darà più aiuto? Tutto finirà per me. Deh, non mi lasciare! Tienimi come vuoi, come più Ti piace, ma tienimi con Te, sempre con Te. Non sia mai che anche per un istante resti separata da Te. Lasciami piuttosto raddolcirti, ripararti e compatirti per tutti, perché vedo che tutti i peccati di qualunque specie siano, Ti pesano sopra. Perciò mio Amore, bacio la tua santissima Testa. Ma che vedo? Tutti i pensieri cattivi. E Tu senti ribrezzo per loro. Alla tua sacratissima Testa ogni pensiero cattivo è una spina che Ti punge acerbamente. Ah, non ha a che farci la corona di spine che i giudei Ti metteranno! Quante corone di spine Ti mettono sul Capo adorabile i pensieri cattivi delle creature, tanto che il Sangue Ti gronda dappertutto, dalla fronte e dai capelli. Gesù, Ti compatisco, e vorrei metterti altrettante corone di gloria. E per addolcirti Ti offro tutte le intelligenze angeliche e la tua stessa intelligenza, per darti un compatimento e una riparazione per tutti. 

O Gesù, bacio i tuoi occhi pietosi, e in essi vedo tutti gli sguardi cattivi delle creature, che fanno scorrere sul tuo Volto lacrime di Sangue. Ti compatisco, e vorrei raddolcire la tua vista col metterti davanti tutti i piaceri che si possono trovare in cielo ed in terra. Gesù, mio Bene, bacio le tue santissime orecchie. Ma, che sento? Sento in esse l’eco delle bestemmie orrende, le grida di vendetta e di maldicenza. Non vi è voce che non risuoni nel tuo castissimo udito. Oh, Amore insaziabile, Ti compatisco! E voglio consolarti col fare risuonare in esso tutte le armonie del Cielo, la voce dolcissima della cara Mamma, gli infuocati accenti della Maddalena e di tutte le anime amanti! 

Gesù, Vita mia, un bacio più fervido voglio stampare sul tuo Volto, la cui bellezza non ha pari. 
Ah, questo è il Volto innanzi al quale gli Angeli non osano levare lo sguardo, poiché è tale e tanta la bellezza che li rapisce! Eppure le creature lo insozzano con sputi, lo percuotono con schiaffi e lo calpestano sotto i piedi. Amor mio, che ardire! Vorrei tanto gridare da metterle in fuga. Ti compatisco, e per riparare questi insulti vado dalla Triade Sacrosanta a chiedere il bacio del Padre e dello Spirito Santo, le inimitabili carezze delle loro mani creatrici. 

Vado pure dalla Celeste Mamma, acciocché mi dia i suoi baci, le carezze delle sue mani materne, le sue adorazioni profonde. Vado poi da tutte le anime a Te consacrate, e tutto Ti offro per ripararti le offese che si fanno al tuo santissimo Volto. Dolce mio Bene, bacio la tua dolcissima bocca amareggiata da orribili bestemmie, dalla nausea delle ubriachezze e golosità, dai discorsi osceni, dalle preghiere malfatte, dagli insegnamenti cattivi, da tutto ciò che di male fa l’uomo con la lingua. Gesù, Ti compatisco, e voglio addolcire la tua bocca coll’offrirti tutte le lodi angeliche e il buon uso che si fa con la lingua da tanti cristiani. 

Oppresso Amor mio, bacio il tuo collo, e lo vedo carico di funi e catene per gli attaccamenti e i peccati delle creature. Ti compatisco, e per sollevarti Ti offro l’unione indissolubile delle Divine Persone. Ed io, fondendomi in questa unione, Ti stendo le mie braccia e, formando dolce catena d’amore al tuo collo, voglio allontanarti le funi degli attaccamenti che quasi Ti soffocano e, per consolarti, Ti stringo forte al mio cuore. Fortezza Divina, bacio le tue santissime spalle. Le vedo lacerate e quasi a brani strappate le carni dagli scandali e dai cattivi esempi delle creature. Ti compatisco e, per sollevarti, Ti offro i tuoi santissimi esempi, gli esempi della Regina Mamma e quelli di tutti i Santi. Ed io, o mio Gesù, facendo scorrere i miei baci su ciascuna di queste piaghe, voglio racchiudervi le anime che a via di scandali Ti sono state strappate dal tuo Cuore, e così rinsaldare le carni della tua santissima Umanità. 

Mio affannato Gesù, bacio il tuo petto che vedo ferito dalle freddezze, tiepidezze, in corrispondenze ed ingratitudini delle creature. Ti compatisco e, per sollevarti, Ti offro l’amore vicendevole del Padre e dello Spirito Santo, la corrispondenza perfetta delle Tre Divine Persone. Ed io, o mio Gesù, immergendomi nel tuo amore, voglio farti riparo per respingere i nuovi colpi che le creature Ti lanciano coi loro peccati e, prendendo il tuo amore, voglio ferirle con questo, perché non ardiscano più offenderti, e voglio versarlo sul tuo petto per raddolcirti e risanarti. Mio Gesù, bacio le tue mani creatrici. Vedo tutte le azioni cattive delle creature che, come altrettanti chiodi, trafiggono le tue santissime mani. Sicché non con tre chiodi, come sulla croce, Tu resti trafitto, ma con tanti chiodi per quante opere cattive commettono le creature. Ti compatisco, e per darti sollievo Ti offro tutte le opere sante, il coraggio dei martiri nel dare il Sangue e la vita per amor tuo. Vorrei insomma, o Gesù mio, offrirti tutte le opere buone per toglierti i tanti chiodi delle opere cattive. 

O Gesù, bacio i tuoi piedi santissimi, sempre instancabili nel cercare anime. In essi racchiudi tutti i passi delle creature, ma molte di queste Te le senti sfuggire e Tu vorresti afferrarle. Ad ogni loro passo cattivo Ti senti mettere un chiodo, e Tu vuoi servirti degli stessi loro chiodi per inchiodarle al tuo amore. Ed è tale e tanto il dolore che senti e lo sforzo che fai per inchiodarle al tuo amore, che tremi tutto. Mio Dio e mio Bene, Ti compatisco; e per consolarti Ti offro i passi dei buoni religiosi e di tutte le anime fedeli, che espongono la loro vita per salvare le anime. O Gesù, bacio il tuo Cuore. Tu continui ad agonizzare, non per quello che Ti faranno soffrire i giudei, ma per il dolore che Ti arrecano tutte le offese delle creature. 

In queste ore Tu vuoi dare il primato all ’Amore, il secondo posto a tutti i peccati, per i quali Tu espii, ripari, glorifichi il Padre e plachi la Divina Giustizia, e il terzo ai giudei. Così mostri che la Passione che Ti faranno soffrire i giudei non sarà altro che la rappresentazione della doppia amarissima passione che Ti fanno soffrire l’Amore e il peccato. Ed è perciò che io vedo nel tuo Cuore tutto riconcentrato: la lancia dell’Amore, la lancia del peccato, ed aspetti la terza, la lancia dei giudei. Ed il tuo Cuore, soffocato dall’amore, soffre moti violenti, affetti impazienti di amore, desideri che Ti consumano, palpiti infocati che vorrebbero dar vita ad ogni cuore. 

Ed è proprio qui, nel Cuore, che senti tutto il dolore che Ti arrecano le creature, le quali, con i loro desideri cattivi, affetti disordinati, palpiti profanati, invece di volere il tuo Amore cercano altri amori. Gesù, quanto soffri! Ti vedo venir meno, sommerso dalle onde delle nostre iniquità. 

Ti compatisco, e voglio raddolcire l ’amarezza del tuo Cuore triplicatamente trafitto, con l’offrirti le dolcezze eternali e l’amore dolcissimo della cara Mamma Maria e quello di tutti i tuoi veri amanti. 

Ed ora , o mio Gesù, fa’ che da questo tuo Cuore prenda vita il povero mio cuore, affinché non viva più che col solo tuo Cuore. Ed in ogni offesa che riceverai, fa’ che io sia sempre pronta ad offrirti un sollievo, un conforto, una riparazione, un atto di amore non mai interrotto. 

Riflessioni e Pratiche 

Nella seconda ora del Getsemani, innanzi a Gesù si presentano tutti i peccati di tutti i tempi, passati, presenti e futuri, ed Egli addossa sopra di Sé tutti questi peccati, per dare al Padre la gloria completa. Gesù Cristo quindi espiò, pregò, e nel suo Cuore provò tutti i nostri stati d’animo senza mai smettere la preghiera. 

E noi, in qualunque stato d ’animo ci troviamo, freddi, duri, tentati, preghiamo sempre? Siamo noi costanti nella preghiera? Diamo a Gesù le pene dell’anima nostra come riparazione e come sollievo per poterlo tutto ricopiare in noi, pensando che ogni stato d’animo è una pena di Lui? 

Come pena di Gesù, dobbiamo metterla intorno a Lui per compatirlo e sollevarlo, e se fosse possibile dobbiamo dirgli: Tu hai sofferto troppo, prendi riposo, soffriremo noi in vece tua. Ci abbattiamo, oppure stiamo con coraggio ai piedi di Gesù, dandogli tutto ciò che soffriamo per fare che Gesù trovi in noi la sua stessa Umanità? Cioè siamo noi di umanità a Gesù? L’Umanità di Gesù, che faceva? Glorificava il Padre suo, espiava, impetrava la salvezza delle anime. E noi, in tutto ciò che facciamo, racchiudiamo in noi queste tre intenzioni di Gesù, in modo da poter dire che racchiudiamo in noi tutta l’Umanità di Gesù Cristo? 

Nelle nostre oscurità, mettiamo l ’intenzione di far splendere negli altri la luce della verità? E quando preghiamo con fervore, mettiamo l’intenzione di sciogliere il ghiaccio di tanti cuori induriti nella colpa? Mio Gesù, per compatirti e poterti sollevare dall’abbattimento totale in cui Ti trovi, m’innalzo fino al Cielo e faccio mia la tua stessa Divinità, e mettendola intorno a Te, voglio allontanarti tutte le offese delle creature. Voglio offrirti la tua bellezza per allontanare da te la bruttezza del peccato; la tua santità per allontanare l’orrore di tutte quelle anime che Ti fanno provare tanto ribrezzo, perché morte alla grazia; la tua pace per allontanare da Te le discordie, le ribellioni e i turbamenti di tutte le creature; le tue armonie per rinfrancare l’udito tuo dalle onde di tante voci cattive. Mio Gesù, intendo offrirti tanti atti divini riparatori per quante offese Ti assaltano, come se volessero darti morte, ed io coi tuoi stessi atti voglio darti vita. E poi, o mio Gesù, voglio gettare un’onda della tua Divinità su tutte le creature, affinché, al tuo contatto divino, non più ardiscano offenderti. Così solo, o Gesù, potrò compatirti per tutte le offese che ricevi dalle creature. 

O Gesù, dolce mia Vita, le mie preghiere e le mie pene s ’innalzino sempre verso il Cielo per far piovere su tutti la luce della grazia, e assorbire in me la tua stessa Vita. 

Dura e penosa fu l ’agonia di Gesù nell’Orto 
 ( Dal Volume 13 - 19 Novembre 1921 ) 

[ dice Gesù a Luisa:] 
“ Figlia mia, dura e penosa fu la mia agonia nell’orto, forse più penosa di quella della croce, perché se questa fu compimento e trionfo su tutti, qui nell ’orto fu principio ed i mali si sentono più prima che quando sono finiti, ma in questa agonia la pena più straziante fu quando Mi si fecero innanzi uno per uno tutti i peccati, la mia Umanità ne comprese tutta l ’enormità, ed ogni delitto portava l’impronta ‘morte ad un Dio’, armato di spada per uccidermi. Innanzi alla Divinità la colpa Mi compariva così orrida e più orribile della stessa morte; nel capire solo che significa peccato, Io Mi sentivo morire e ne morivo davvero, gridai al Padre e fu inesorabile; non ci fu almeno uno che Mi desse un aiuto per non farmi morire, gridai a tutte le creature che avessero pietà di Me, ma invano, sicché la mia Umanità languiva e stava per ricevere l ’ultimo colpo della morte”. 

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