martedì 19 maggio 2020

TRATTATO DI DEMONOLOGIA



I - I DUE FRATELLI TEOBALDO E JOSEF BURNER
Illfurt, Alsazia, 1864-1869


Teobaldo rinato a vita nuova

Descrivere l’impressione degli astanti, sacerdoti, laici, suore, la loro gioia, il respiro di sollievo alla  fine del lungo incubo, la riconoscenza a Dio, alla Madonna, non è facile. Noi rinunciamo a farlo  lasciando alla fantasia del lettore immaginarla e pensarla, se ci riesce. Che differenza da un  momento prima a un momento dopo sul viso del fanciullo! Prima la faccia contratta dallo spavento  e dalla rabbia, un linguaggio spavaldo e arrogante, la sfrontatezza di un orgoglio indomato e  indomabile. Ora il fanciullo tace, dorme un sonno tranquillo, la sua faccia si è distesa, un leggero sorriso si atteggia sulle sue labbra come stesse vivendo un bellissimo sogno. Il sonno durò circa  un’ora. Alla fine riaprì gli occhi e si guardò attorno trasognato. Dov’è? Perché si trova lì? Chi è tutta quella gente che sta lì intorno e che cosa vuole da lui? Non reagisce più contro il crocifisso e  l’acqua benedetta, lo si può sollevare e ricondurre nella sua stanza senza nessuna resistenza. E  diventato docile e arrendevole come da anni non era mai stato. Il padre Schnautzer si accorge di  questo cambiamento repentino e gli domanda:

— Mi conosci? Sai chi sono io?

— No, chi sei? Non ti ho mai visto né conosciuto, risponde il ragazzo.

Il ragazzo non è più sordo. Egli sente bene, normalmente, la sua sordità è completamente sparita. La mamma getta un grido di gioia sovrumana. Il mostro che l’aveva tenuto schiavo per tanto tempo  finalmente se n’è andato e per sempre. Lacrime di riconoscenza sgorgano abbondanti dai suoi occhi  e a lei si uniscono tutti gli altri per ringraziare Dio, la Madonna che, attraverso la chiesa, hanno  ancora una volta riportato la vittoria sui nemico.

Madre e figlio possono ormai tornare alla loro casa di Illfurt. Dal giorno in cui Teobaldo rientrò in  casa riprese le buone abitudini di prima, era allegro gioviale, di buon umore, servizievole e  obbediente. Ritornò a scuola e spesso si confessava. Quanto era avvenuto lo venne a sapere da altri,  più tardi; egli — cosa bellissima — non ricordava nulla, affatto nulla. Anche il parroco Brey era per lui, a principio, una persona sconosciuta, non ricordava di averlo mai incontrato prima.

Dal collegio di San Giuseppe Teobaldo aveva portato con sé alcune medaglie benedette e ne offrì  una al fratello osef, il quale — egli era ancora indemoniato — la rifiutò con dispetto, la gettò a terra  e la calpestò coi piedi dicendo stizzito:

— Potevi tenertela, non ne ho bisogno.

Teobaldo ne rimase meravigliato e afflitto non sapendosi spiegare il perché dello strano  comportamento del fratello e raccontando il fatto alla mamma disse:

— Che Josef sia diventato matto, mamma?

La mamma si guardò bene, per allora, dallo spiegare la causa di quello strano comportamento al  figlio che viveva ormai in un mondo nuovo e tanto bello.

Paolo Calliari

Nessun commento:

Posta un commento