I - I DUE FRATELLI TEOBALDO E JOSEF BURNER
Illfurt, Alsazia, 1864-1869
Teobaldo rinato a vita nuova
Descrivere l’impressione degli astanti, sacerdoti, laici, suore, la loro gioia, il respiro di sollievo alla fine del lungo incubo, la riconoscenza a Dio, alla Madonna, non è facile. Noi rinunciamo a farlo lasciando alla fantasia del lettore immaginarla e pensarla, se ci riesce. Che differenza da un momento prima a un momento dopo sul viso del fanciullo! Prima la faccia contratta dallo spavento e dalla rabbia, un linguaggio spavaldo e arrogante, la sfrontatezza di un orgoglio indomato e indomabile. Ora il fanciullo tace, dorme un sonno tranquillo, la sua faccia si è distesa, un leggero sorriso si atteggia sulle sue labbra come stesse vivendo un bellissimo sogno. Il sonno durò circa un’ora. Alla fine riaprì gli occhi e si guardò attorno trasognato. Dov’è? Perché si trova lì? Chi è tutta quella gente che sta lì intorno e che cosa vuole da lui? Non reagisce più contro il crocifisso e l’acqua benedetta, lo si può sollevare e ricondurre nella sua stanza senza nessuna resistenza. E diventato docile e arrendevole come da anni non era mai stato. Il padre Schnautzer si accorge di questo cambiamento repentino e gli domanda:
— Mi conosci? Sai chi sono io?
— No, chi sei? Non ti ho mai visto né conosciuto, risponde il ragazzo.
Il ragazzo non è più sordo. Egli sente bene, normalmente, la sua sordità è completamente sparita. La mamma getta un grido di gioia sovrumana. Il mostro che l’aveva tenuto schiavo per tanto tempo finalmente se n’è andato e per sempre. Lacrime di riconoscenza sgorgano abbondanti dai suoi occhi e a lei si uniscono tutti gli altri per ringraziare Dio, la Madonna che, attraverso la chiesa, hanno ancora una volta riportato la vittoria sui nemico.
Madre e figlio possono ormai tornare alla loro casa di Illfurt. Dal giorno in cui Teobaldo rientrò in casa riprese le buone abitudini di prima, era allegro gioviale, di buon umore, servizievole e obbediente. Ritornò a scuola e spesso si confessava. Quanto era avvenuto lo venne a sapere da altri, più tardi; egli — cosa bellissima — non ricordava nulla, affatto nulla. Anche il parroco Brey era per lui, a principio, una persona sconosciuta, non ricordava di averlo mai incontrato prima.
Dal collegio di San Giuseppe Teobaldo aveva portato con sé alcune medaglie benedette e ne offrì una al fratello osef, il quale — egli era ancora indemoniato — la rifiutò con dispetto, la gettò a terra e la calpestò coi piedi dicendo stizzito:
— Potevi tenertela, non ne ho bisogno.
Teobaldo ne rimase meravigliato e afflitto non sapendosi spiegare il perché dello strano comportamento del fratello e raccontando il fatto alla mamma disse:
— Che Josef sia diventato matto, mamma?
La mamma si guardò bene, per allora, dallo spiegare la causa di quello strano comportamento al figlio che viveva ormai in un mondo nuovo e tanto bello.
Paolo Calliari
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