domenica 15 novembre 2020

La Chiesa non cerca più la conversione né il ritorno degli eretici e degli scismatici

 


La Battaglia  Finale del Diavolo

Malgrado il recente tentativo di chiarimenti che abbiamo appena  esaminato, persiste l’erronea percezione che la Chiesa di Cristo sia  un qualcosa di assai più grande della Chiesa Cattolica Romana. Non  dovrebbe quindi meravigliarci se dopo 45 anni di “attività ecumenica”,  anche i prelati Vaticani siano ora apertamente contrari al ritorno dei  protestanti e degli scismatici a Roma.

Come esempio lampante di questa deviazione dagli insegnamenti  tradizionali, possiamo citare l’affermazione del Cardinale Walter Kasper,  ex segretario del più illustre eretico post-conciliare della Chiesa, Hans  Küng. Kasper, le cui opinioni moderniste sono ben conosciute in tutta  la Chiesa, è stato nominato cardinale da Papa Giovanni Paolo II nel febbraio del 2001 ed è tuttora (a dicembre 2009) Prefetto del Concilio  Pontificio Vaticano per la Promozione dell’Unità Cristiana. Kasper  affermò che: 

... oggi non consideriamo più l’ecumenismo in senso di ritorno,  intendendo con questo la “conversione” ed il ritorno all’essere  “Cattolici”. Questa via è stata espressamente abbandonata al  Vaticano II.182

L’affermazione di Kasper va contro il dogma infallibile e  triplicemente ribadito secondo il quale “al di fuori dalla Chiesa non  v‘è salvezza” (extra ecclesiam nulla salus). Il testo di queste tre solenni  ed infallibili definizioni (e che quindi non possono essere cambiate)183  che costituiscono un obbligo per tutti i Cattolici184 (di qualsiasi rango  essi siano, inclusi i Cardinali ed i Papi), sotto pena di scomunica  automatica (cioè causando l’espulsione dalla Chiesa Cattolica in caso di  disobbedienza), è il seguente: 

Una, inoltre, è la chiesa universale dei fedeli, fuori della  quale nessuno assolutamente si salva. (Papa Innocente III, Quarto  Concilio Laterano, 1215; D.S. 802; Dz.-Hünermann 802)

E dichiariamo, affermiamo, stabiliamo che l’essere sottomessi al romano pontefice è, per ogni umana creatura, necessario per la  salvezza. (Papa Bonifacio VIII, Bolla Unam Sanctam, 1302; D.S.  875; Dz.-Hünermann 875)

La Santa Chiesa Romana fermamente crede, professa e predica che “nessuno di quelli che sono fuori della Chiesa cattolica, non solo i pagani”, ma anche i giudei o gli eretici e gli scismatici,  potranno raggiungere la vita eterna, ma andranno nel fuoco  eterno, “preparato per il diavolo e per i suoi angeli” [Mt 25,41], se prima della morte non saranno stati ad essa riuniti; crede  tanto importante l’unità del corpo della chiesa, che, solo a quelli che in essa perseverano, i sacramenti della chiesa procureranno la salvezza, e i digiuni, le altre opere di pietà e gli esercizi della  milizia cristiana ottengono il premio eterno. Nessuno, per quante  elemosine abbia fatto e persino se avesse versato il sangue per il nome di Cristo, può essere salvo, se non rimane nel grembo e  nell’unità della Chiesa cattolica. (Papa Eugenio IV, Bolla Cantate Domino 1442; D.S. 1351; Dz.-Hünermann 1351)

Poiché questo insegnamento viene spesso frainteso ed è al centro  degli attacchi contro i dogmi Cattolici, da parte dei nemici giurati della  Chiesa (principalmente i Massoni), esso richiede una spiegazione ed  una difesa più approfondite.

Il dogma significa esattamente ciò che afferma: se non avete  ricevuto il Battesimo istituito da Gesù Cristo – che, nel corso normale  della Provvidenza, consiste nel battesimo con l’acqua, nel nome del  Padre, del Figlio e dello Spirito Santo - allora non potete andare in  Paradiso.

Eppure, anche se il Battesimo e l’appartenenza alla Chiesa sono  necessari alla salvezza, essi non sono sufficienti (ad eccezione di quei  bambini che vengono battezzati e muoiono prima di raggiungere l’età  della ragione). Dobbiamo infatti vivere una vita secondo l’insegnamento  morale di Cristo ed amare il Signore con tutto il nostro cuore, così  come i nostri vicini ed il nostro prossimo. Dobbiamo anche ricevere  degnamente gli altri Sacramenti.

Quest’insegnamento non nega la possibilità della salvezza per tutte  quelle anime che non sono diventate formalmente membri della Chiesa  Cattolica, perché è possibile che qualcuno tra loro non abbia mai potuto  ascoltare la Parola salvifica del Vangelo, durante la propria vita.

Se una tale persona avesse rispettato tutti i fondamentali  Comandamenti della legge di Dio, grazie alla propria ragione (e, in caso  avesse commesso un peccato mortale, si fosse pentito di esso con un  perfetto atto di contrizione), egli si salverebbe, ma solo se il fatto di non  aver conosciuto l’obbligo di battezzarsi, di unirsi alla Chiesa Cattolica  e di praticare la Fede Cattolica non sia avvenuto per causa sua. Che un non-Cattolico possa salvarsi, è quindi molto più difficile  rispetto ad un Cattolico, perché quest’ultimo ha l’ausilio dei dogmi, gli  esempi dei santi e la grazia dei sette Sacramenti.

Molte persone, specialmente in questi tempi oscuri, tendono  ad ingannare se stessi e molti di loro sarebbero in grado di trovare  facilmente la verità del Vangelo, se solo la cercassero con sincerità.  Altri purtroppo preferiscono l’oscurità alla luce. Non dobbiamo quindi  presumere per forza che una persona sia senza colpe solo perché non  ha ricevuto il Battesimo e non ha praticato la Fede Cattolica. In genere,  la salvezza di chi non è Cattolico è molto più a rischio di chi invece lo è.  In carità, dobbiamo pregare e compiere sacrifici per la conversione di tutti i non credenti.

Ma la carità ci impedisce anche di attribuire una cattiva volontà o  uno stato di colpevolezza a chicchessia, o di giudicarlo “irrecuperabile.”  Dobbiamo sempre tenere a mente gli esempi di Santa Maria Maddalena,  nota peccatrice, e di San Paolo, persecutore della Chiesa, che si  convertirono entrambi e portarono innumerevoli anime a Cristo e alla  Sua Chiesa. Tutto è possibile grazie al Signore.

Ma a questo punto la domanda è: come può un Dio giusto e  misericordioso, se la Fede Cattolica è essenziale per la salvezza, dare  ad alcune anime il beneficio di nascere Cattoliche mentre ad altre nega  un simile privilegio? Non dovremmo avere tutti la stessa possibilità  di accedere in Paradiso? E perché alcune persone dovrebbero vedersi  negata l’opportunità di ascoltare la Parola del Vangelo e quindi essere in  grande svantaggio per ottenere la propria salvezza? È in simili domande  che vediamo all’opera l’ideologia democratica dei nostri tempi, insieme  alla presunzione di essere in grado di giudicare le vie del Signore.  Iniziamo a rispondere a queste obiezioni, stabilendo prima di tutto,  quale sia l’autorità della Chiesa e ciò che Essa afferma riguardo a ciò  che dobbiamo credere: 

1)  La Chiesa Cattolica è la “colonna e sostegno della verità” (1 Tim 3:15)

2)  La Chiesa Cattolica è la Chiesa del Signore, fondata da Gesù Cristo,  il Quale è accreditato dal Padre e dai Suoi tanti miracoli e profezie  – specialmente la Sua Resurrezione dalla morte. La Chiesa Cattolica  è storicamente la Chiesa da Lui fondata, ed accreditata come l’unica  vera Chiesa dal Signore. L’autenticità della Chiesa Cattolica è inoltre  garantita dai miracoli di santità, così come quelli fisici e morali, nel  corso dei secoli e che continuano fino ai giorni d’oggi. 

3)  La Chiesa Cattolica ha definito infallibilmente che al di fuori della  Chiesa non c’è possibilità di salvezza. Una definizione infallibile,  per sua stessa natura, non può essere ri-definita in altro modo.  La definizione non può sbagliarsi ed è irreformabile: essa è verità  assoluta ed immutabile. 

Il Modernista contrasta simili definizioni. Egli afferma che “la  verità non è qualcosa che posso apprendere grazie al mio intelletto; è  qualcosa che sento, ed il mio sentire cambia, quindi anche la verità può  cambiare.” 

Il Modernista che davvero professi questa credenza è già fuori dalla  Chiesa, perché egli nega le Scritture. “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi  e sempre!” (Ebrei 11:6)

Ma il Cattolico dalla fede o dalla formazione intellettuale deboli  –non importa se laureato in teologia o in filosofia - solleva un’altra  obiezione: il dogma “al di fuori della Chiesa non v’è salvezza” non  sembra potersi conciliare con l’insegnamento che Dio è assolutamente  giusto e non condannerebbe all’inferno qualcuno che non fosse a  conoscenza della Fede Cattolica, non per sua colpa ma perché non gli  era stata mai insegnata. 

Ancora una volta, dobbiamo rispondere citando un insegnamento  autorevole, questa volta proveniente dal Vangelo stesso: 

“Senza la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti  s’accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano”. (Ebrei 11:6)

“In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato  agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere  salvati”. (Atti 4:12)

“…in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito,  non può entrare nel regno di Dio”. (Giov. 3:5)

“Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.” (Mar. 16:16)

Come possiamo riconciliare questi insegnamenti apparentemente  contraddittori della necessità di credere in Gesù Cristo ed essere membri  della Sua Chiesa, per salvarci, con la Giustizia, la Bontà e la Santità di Dio  nei confronti di una persona che non ha mai udito la Parola del Vangelo,  o che se ne sia vista negata la pienezza, magari perché Protestante o  Greco Ortodosso di seconda generazione, oppure cresciuto in zone  affini all’Ebraismo? La risposta è che Dio è Assolutamente Santo, Giusto  e Buono, e non condannerebbe mai alle pene dell’inferno un’anima che  non si sia macchiata personalmente di un peccato mortale.

Uno dei peggiori peccati mortali personali commesso da un non  credente, condannato più volte da Gesù stesso, è il rifiuto di riconoscere  la verità di tutto il Vangelo - tutti i dogmi della Chiesa Cattolica - anche  dopo averne ricevuto testimonianza per segni, testimonianze e miracoli  che solo il Signore può compiere.

Il Concilio Vaticano I ha insegnato magistralmente come segue, in materia di Fede:

Essendo l’uomo, in tutto il suo essere, dipendente da Dio, suo  Creatore e Signore, ed essendo la ragione creata completamente  soggetta alla Verità increata, noi siamo tenuti a prestare con la  fede il nostro pieno ossequio di mente e di volontà a Dio rivelante. 

(Vedi canone 1) La Chiesa cattolica professa che questa fede, che è  l’inizio della salvezza dell’uomo, è una virtù soprannaturale, con la  quale, sotto l’ispirazione e la grazia di Dio, crediamo che le cose da Lui rivelate sono vere, non per la loro intrinseca verità individuata col lume naturale della ragione, ma per l’autorità dello stesso Dio  rivelante, il Quale né può ingannarsi, né può ingannare. La fede è, per testimonianza dell’Apostolo, “sostanza delle cose sperate,  argomento delle non apparenti”. (Ebrei 11:1)

Ma affinché l’ossequio della nostra fede fosse conforme alla  ragione (vedi Rom. 12:1), Dio ha voluto che agli aiuti interiori  dello Spirito Santo, si unissero gli argomenti esterni della Sua  Rivelazione, cioè gli interventi divini, come sono principalmente i  miracoli e le profezie che dimostrano luminosamente l’onnipotenza e la scienza infinita di Dio e sono segni certissimi della divina  Rivelazione e adatti all’intelligenza di tutti. Per questo Mosè e i  profeti, ma specialmente Cristo Signore, fecero molti e chiari miracoli e profezie; e degli Apostoli leggiamo: “Essi poi partirono e predicarono dappertutto, cooperando il Signore e confermando la loro predicazione con prodigi che li accompagnavano” (Mc.  16:20). Sta pure scritto: “Abbiamo il linguaggio profetico più  sicuro, che fate bene ad osservare, come lampada che splende in un luogo oscuro” [2Pt 1:19].185

È chiaro che molte persone sono oramai a conoscenza o hanno  ascoltato le testimonianze di eventi miracolosi, che provano come la  Fede Cattolica sia l’unica vera Fede di Gesù Cristo. Il Miracolo del Sole,  avvenuto a Fatima, è uno di questi miracoli. Ricordiamoci ciò che la  Chiesa ha infallibilmente definito col Concilio Vaticano I: 

(Canone 4) Se qualcuno dirà che i miracoli sono impossibili e che quindi la loro narrazione, anche se contenuta nella sacra  Scrittura, sia da relegare tra le favole e i miti; ovvero che i miracoli  non si possono mai conoscere con certezza, né per mezzo di essi si può conoscere e provare sufficientemente la divina origine della  religione cristiana: sia anatema.

Ma cosa succede a quella persona che non ha mai udito la Parola  del Vangelo e non sa che al di fuori della Chiesa non v’è salvezza? Se  esistesse una simile persona, Nostro Signore, infinitamente giusto, lo  giudicherebbe sulla base della Legge Naturale – cioè la legge scritta nel  cuore di ogni uomo nato su questa terra. 

Quella legge è valida semplicemente per il fatto che ogni uomo di  questo mondo, quando raggiunge l’età della ragione, sa che esiste una  Legge Naturale da seguire. 

Uno dei primi precetti di questa Legge Naturale è quello di cercare  la verità, di obbedirla e di seguirla ovunque ci conduca. “Chiedi e ti sarà  dato,” disse Gesù.

Quindi, se una persona ha cercato attentamente, per tutta la sua  vita, e non ha colpe oggettive per non aver trovato il Vangelo o la  Chiesa, egli potrà salvarsi grazie alla speciale provvidenza del Signore  e a prescindere dalla legge del Vangelo, che rimane comunque valida  per tutti gli uomini. 

Ma si tratta di un’eccezione speciale, non certo della regola, perché  nessuno può sapere prima di morire se ha effettivamente esercitato una  buona volontà o la giusta diligenza in modo sufficiente, nel cercare le  vie del Signore. “Chi ha pesato il cuore umano?” chiese il Signore nel  libro di Isaia; a questa Sua domanda Dio stesso rispose che nessuno, se  non il Signore, può capire in pieno il cuore umano di ciascuno di noi.  San Girolamo, durante gli ultimi istanti della sua vita e in presenza dei  suoi discepoli, pronunziò queste terribili parole: “Di centomila persone  le cui vite siano state malvagie, ne troverete a malapena una degna  d’indulgenza”. 

In ultima analisi, l’eccezione alla regola è letterale: un’eccezione che  si verifica in casi assai particolare. Il dogma “al di fuori della Chiesa non  v’è salvezza” rimane quindi valido il 100% delle volte, perché solo in  quel caso eccezionale che abbiamo appena descritto il Signore avrebbe  permesso a quell’anima di unirsi alla Chiesa, con una grazia speciale.  Dobbiamo quindi credere fermamente a questo dogma, obbedirgli e  difendere questo insegnamento dogmatico della Chiesa.

Come ci insegnò il Beato Pio IX nel Singulari Quadem, i Cattolici  non dovrebbero preoccuparsi, con inutili speculazioni, in merito alla  salvezza di coloro che non sono formalmente appartenenti alla Chiesa,  dato che solo Dio sa chi vorrà salvare (in maniera del tutto eccezionale),  tra i tanti che nel mondo non hanno professato esteriormente la  religione Cattolica.

Il Beato Pio IX – beatificato proprio da Papa Giovanni Paolo II –  esortava i fedeli a rimanere fermi nel dogma “al di fuori della Chiesa  non v‘è salvezza” e a continuare con maggior fervore nel compito della  Chiesa, assegnatole dal Cielo, che è quello di fare discepoli in tutte le  nazioni. Per quanto riguarda il destino di chi rimane al di fuori della  Chiesa visibile, Sua Santità ci avvertì che “ogni ulteriore indagine è  illegittima”.

Chi può mettere in dubbio la saggezza dei moniti di Beato Pio IX?  la Chiesa ha effettivamente insegnato, in modo costante ed infallibile,  che in questo mondo nessuno (a meno che non abbia ricevuto una  rivelazione privata) può sapere con assoluta certezza lo stato soggettivo  di un’anima, qualunque essa sia, ed ancor meno se questa – anche la  propria – risulti tra quelle elette. Dato che la Chiesa non può sapere con  esattezza se una persona è salva o dannata, i ministri della Chiesa hanno  il dovere di cercare la conversione di ogni uomo, donna e fanciullo sulla  faccia della terra, seguendo gli insegnamenti di Nostro Signore: “Andate  dunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre  e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò  che vi ho ordinato” (Matt. 28:19-20); “Chi crederà e si farà battezzare  sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”. (Marco 16:16)

È proprio in merito al dogma secondo cui al di fuori della Chiesa  Cattolica non v’è salvezza, che abbiamo un altro motivo caritatevole  per promuovere il Messaggio di Fatima – ed in particolar modo la  Consacrazione della Russia da parte del Papa e dei vescovi Cattolici di  tutto il mondo. Quando la consacrazione verrà finalmente compiuta,  infatti, la Russia si convertirà all’unica, vera Chiesa di Gesù Cristo, la  Chiesa Cattolica. Le genti della Russia diventeranno Cattoliche e la loro  salvezza sarà moralmente certa, se essi rimarranno saldi nella pratica  della Fede Cattolica fino all’ora della loro morte. Milioni di anime  saranno salvate.

Non solo verranno salvati i Russi, ma miliardi di anime in tutto il  mondo si convertiranno a Cristo e alla Sua Chiesa, la Chiesa Cattolica.  Lo sappiamo perché lo ha predetto la Madonna di Fatima: “verrà dato al mondo un periodo di pace.” Ma non può esservi pace se questa non  è basata sugli insegnamenti e le pratiche del Principe della Pace, Gesù  Cristo. Ma perché gli uomini e le donne vivano gli insegnamenti di Gesù  Cristo, essi devono credere nel Vangelo, ricevere il Battesimo e praticare  la Fede Cattolica. Questo accadrà, ad un certo punto - le Scritture ci  dicono che tutte le nazioni entreranno a far parte della Chiesa Cattolica:  “Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe,  perché ci indichi le Sue vie e possiamo camminare per i Suoi sentieri”  (Isaia 2:3).

Ma tutto questo accadrà solamente attraverso la Consacrazione  della Russia. Grazie ad essa, e quindi grazie all’obbedienza del Papa alla  Madonna di Fatima, la scandalosa esistenza di miliardi di persone, che  vivono nello squallore morale, nello scisma, nell’eresia, nel paganesimo  e nel culto di altre false religioni, avrà finalmente termine. Dobbiamo  sacrificare noi stessi e pregare per quest’intenzione, come disse la  Madonna di Fatima il 13 giugno 1929. 

Dobbiamo comunque tornare ad esaminare l’attuale scandalo di  questi funzionari d’alto rango del Vaticano, che stanno abbandonando de facto la difesa e la promozione del dogma “al di fuori della Chiesa  non v’è salvezza”. Per questo motivo, riprendiamo il filo del discorso,  esaminando questa volta gli erronei insegnamenti del Cardinal Kasper.  Dichiarando che i Protestanti non devono più convertirsi al  Cattolicesimo, il Cardinale Kasper ha sfidato apertamente sia gli  infallibili insegnamenti del Magistero della Chiesa che i comandi di  Nostro Signore. Le opinioni del Cardinale Kasper contraddicono anche  oggettivamente il costante insegnamento della Chiesa, secondo il quale  l’unica via per l’unità Cristiana è il ritorno dei dissidenti all’interno della  Chiesa Cattolica, attraverso la loro conversione. Nel monito di Papa  Pio XII, lanciato dal Sant’Uffizio nel 1949 e riguardante il “movimento  ecumenico”, i vescovi erano stati avvertiti che qualsiasi progetto  “ecumenico” avessero mai voluto intraprendere, gli interlocutori  protestanti avrebbero dovuto ricevere “la Verità Cattolica” e “gli  insegnamenti delle Encicliche dei Pontefici Romani sul ritorno dei  dissidenti all’interno della Chiesa”.186 La dottrina Cattolica del ritorno  dei dissidenti fu ricordata sotto Papa Pio XII, il 20 dicembre 1949: “La  dottrina cattolica dovrà dunque essere proposta ed esposta totalmente ed integralmente: non si dovrà affatto passare sotto silenzio o coprire  con parole ambigue ciò che la verità cattolica insegna sulla vera natura e  sui mezzi di giustificazione, sulla costituzione della Chiesa, sul primato  di giurisdizione del Romano Pontefice, sull’unica vera unione che si  compie col ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo”.187 Perlomeno, il Cardinale Kasper afferma apertamente ciò che la  maggior parte dei prelati di oggi sembra credere ma che non ammetterà  né negherà mai in modo esplicito. Eppure, la politica del Cardinale  Kasper rispecchia lo “spirito prevalente del Vaticano II”, malgrado la  richieste di Papa Benedetto XVI per “un’ermeneutica della continuità”  nel leggere il Concilio – di per sé, un’ammissione implicita dalla  portata devastante, perché implica che il Concilio abbia intrapreso una  visione che si pone in discontinuità con gli insegnamenti precedenti  della Chiesa; fu proprio l’ex Cardinale Ratzinger, all’epoca ancora un  semplice sacerdote, a confermare che il Concilio si era orientato all’idea  che la conversione dei non-Cattolici non era più necessaria. Nel suo  libro Risultati teologici del Vaticano II, del 1966, l’allora Padre Ratzinger  affermò che il Concilio aveva dato alla Chiesa un nuovo orientamento  nei confronti dei Non-Cattolici, che li dispensava da qualsiasi richiesta  di conversione:

La Chiesa Cattolica non ha alcun diritto di assorbire le altre  Chiese... [Una] unità fondamentale – delle Chiese che rimangano  Chiese, ma che possano diventare una Chiesa unica – deve  rimpiazzare l’idea della conversione, anche se la conversione  mantiene la sua importanza per coloro che sono motivati, secondo  coscienza, a cercarla.188

L’allora Padre Ratzinger scrisse questo libro durante il Concilio. In  quanto collega di Karl Rahner, egli fu coinvolto largamente nella stesura  dei documenti conciliari. Si trovava quindi in una posizione privilegiata  per farci conoscere quali fossero le vere intenzioni degli “architetti” del  Vaticano II, da non confondersi con le intenzioni dei Padri Conciliari in  generale. Padre Ratzinger affermava che l’insegnamento del Vaticano  II, secondo coloro che redassero i documenti, era quello di considerare  la conversione come un’opzione.189 Cioè, secondo loro, chi non era  Cattolico non doveva più necessariamente convertirsi all’unica, vera  Chiesa per trovare la salvezza eterna e l’unità.

Questa opinione non è meno radicale di quella di Padre Edward  Schillebeeckx, un altro perito progressista del Concilio, che tra l’altro fu  inquisito dal Vaticano dopo il Concilio (ma mai condannato o punito)  per le sue palesi contestazioni di molti dogmi Cattolici. Schillebeeckx  esultò per il fatto che “al Vaticano II, la Chiesa Cattolica ha ufficialmente  abbandonato il suo monopolio sulla religione Cristiana”.190

Anche una rivista “Cattolica”, edita dal Servizio Internazionale di documentazione Ebraico-Cristiana di Roma (SIDIC),191 scrisse in  merito al nuovo orientamento del Vaticano II nei confronti dei non  Cattolici. Nel 1999, la rivista evidenziò quello che veniva considerato  il “principale problema” con i cosiddetti “Cattolici tradizionalisti”, tra i  quali l’Arcivescovo Lefebvre: 

Il rifiuto di Lefebvre di accettare l’ecumenismo deriva dai  chiari insegnamenti del Magistero: l’enciclica Satis Cognitum di  Leone XIII (1896); l’enciclica Mortalium Animos di Pio XI (1928); 

L’istruzione del Sant’Uffizio nei riguardi dell’ecumenismo, del 20 dicembre 1949. L’unico ecumenismo che viene accettato da  Lefebvre e dai suoi seguaci è quello che cerca in tutti i modi il ritorno incondizionato dei membri delle altre confessioni in seno all’unica Chiesa di Cristo, la Chiesa Cattolica Romana. 

Questa visione così duramente settaria della natura  della Chiesa, è esattamente il tipo di ragionamento che il Vaticano II ha rifiutato di accettare, dopo una profonda  riflessione sulla natura stessa della Chiesa. Anche se radicata nella  Tradizione [sic] la portata della riflessione attuata dal Concilio è stata senza precedenti nella storia della Cristianità. Per gli  integralisti, l’ecumenismo è uno dei tradimenti fondamentali del  Vaticano II.192

Questa nuova pretesa, secondo la quale i membri delle altre  confessioni non devono più convertirsi al Cattolicesimo perché fanno  parte, “in qualche modo misterioso”, della Chiesa di Cristo,193 disprezza  l’eterno insegnamento della Chiesa sulla necessità, per chi non è  Cattolico, di abbandonare i propri errori e tornare in seno all’unica vera  Chiesa di Gesù Cristo, come i Papi pre-conciliari avevano unanimemente  insegnato. 

Vi sono stati casi di Cardinali del Vaticano che hanno scoraggiato  attivamente alcuni non Cattolici dal desiderio di convertirsi al  Cattolicesimo, applicando probabilmente quell’erronea interpretazione  del Concilio. La rivista Catholic Family News ha pubblicato la storia di  Don Lino Dragu Popian, cresciuto nella Romania Ortodossa, il quale,  nel 1975, rischiò la vita per fuggire dalla Romania Comunista e  presentarsi come seminarista in Vaticano; Don Lino espresse il desiderio  di convertirsi al Cattolicesimo, ma l’allora Segretario di Stato Cardinale  Villot, ed altri Cardinali del Vaticano, ne furono atterriti. Dissero al  giovane Popian che non avrebbe dovuto fuggire dal Comunismo e  che non sarebbe dovuto diventare Cattolico, perché questo avrebbe  danneggiato le relazioni Vaticane con la Romania Comunista e la Chiesa  Ortodossa Rumena.194

Poco è cambiato a Roma, sin da allora. Il Vescovo Fellay, della  Società di San Pio X, in un’intervista del 2001 affermò d‘aver incontrato  un vescovo scismatico (Ortodosso) che voleva convertirsi alla Chiesa  Cattolica. Fellay gli aveva consigliato di rivolgersi direttamente a  Roma. Ma quando il vescovo Ortodosso aveva comunicato al Vaticano  l’intenzione di convertirsi alla Chiesa Cattolica, “questo scatenò il  panico in Vaticano. Il giorno seguente, il Cardinale Neves, prefetto della  Congregazione dei Vescovi, disse al vescovo scismatico: ‘Eccellenza, non  è necessario convertirsi. dopo il Concilio le cose sono cambiate! Non c’è  più bisogno di convertirsi ormai.’”195

Questo deliberato rifiuto di permettere ad un vescovo scismatico  Ortodosso di tornare a Roma è assolutamente in linea con le indicazioni  della Dichiarazione di Balamand del 1993, un accordo negoziato da  certi elementi del Vaticano con alcune chiese Ortodosse. In questo  documento, i rappresentanti del Vaticano (nella persona del Cardinale  Cassidy, del Pontificio Concilio per “l’Unità Cristiana”) convennero  alla fine che, sulla base del “cambiamento radicale delle prospettive e  quindi dell’atteggiamento” generato dal Vaticano II, la Chiesa Cattolica  avrebbe istruito i nuovi sacerdoti affinché “percorressero la strada di  futuri contatti tra le due chiese, lasciandosi ormai dietro l’ecclesiologia  datata del ritorno alla Chiesa Cattolica”.196

Affermare che i costanti insegnamenti del Magistero sul ritorno  dei dissidenti (scismatici ed eretici) all’unica Vera Chiesa, come unico  mezzo per la vera unità Cristiana, siano “ecclesiologia datata” è pura  eresia, dato che questo non contraddice solamente l’insegnamento  della Chiesa sul ritorno dei dissidenti, ma anche il dogma Cattolico,  definito infallibilmente, secondo il quale al di fuori della Chiesa non v’è  salvezza.

L’abbandono de facto del tradizionale insegnamento della Chiesa in  questa materia non rappresenta certo un atto di vera carità, nei confronti  dei fratelli divisi, ma piuttosto l’abbandono, da parte della Chiesa,  del proprio compito, che è quello di dire semplicemente la verità. Il  risultato, quindi, non è una benedizione per i non-Cattolici, bensì una  Chiesa indebolita, colma di scandali e che oramai in molte parti del  mondo non riesce più ad essere il lievito della società, come sarebbe  invece suo dovere. Anche se la Chiesa, in quanto istituzione divina oltre  che umana, verrà inevitabilmente riportata al Suo precedente vigore  (cosa che è sempre accaduta dopo altre sue crisi, nel passato) essa, e  insieme a lei l’umanità intera, soffriranno enormemente finché questa  crisi di fede non avrà fine.

Padre Paul Kramer,

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