giovedì 5 novembre 2020

Viene abbandonato l’insegnamento secondo il quale la Chiesa Cattolica Romana è l’unica, vera Chiesa di Cristo

 


La Battaglia  Finale del Diavolo

Così come il tentativo di riconciliare i principi della Rivoluzione  Francese con quelli della la Chiesa avrebbe portato alla neutralizzazione  dell’opposizione, un tempo feroce, contro gli errori dell’epoca moderna,  allo stesso modo ”l’avventura ecumenica” lanciata dal Concilio avrebbe  portato presto all’abbandono de facto di tutti i tentativi di convertire gli  eretici (cioè i protestanti) alla Fede Cattolica – come avverrebbe invece  con la conversione della Russia.

Mentre il Concilio abbracciava il “movimento ecumenico” – a soli  35 anni di distanza dalla condanna dei suoi principi da parte di Papa  Pio XI, nella sua enciclica Mortalium Animos – il documento Conciliare  Lumen Gentium mise in dubbio l’intera dottrina della Chiesa Cattolica  sul fatto d’essere l’unica vera Chiesa. Secondo la Lumen Gentium “la  Chiesa di Cristo ... sussiste nella Chiesa Cattolica”. (Enfasi aggiunta) Quest’affermazione destò molte perplessità. Il documento, infatti,  non affermava semplicemente quello che la Chiesa Cattolica aveva  insegnato da sempre, come si può leggere nelle encicliche di Papa Pio XII – ovvero che l’unica vera Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica.174  Perché usare un termine favorevole ai progressisti, secondo i quali la  Chiesa di Cristo è fondamentalmente più grande della Chiesa Cattolica,  facendo sì che gli scismatici e gli eretici (come i protestanti) possano far  parte “misteriosamente” della Chiesa Cattolica, o comunque esserne in  comunione in qualche modo? Questo errore, basato sull’erroneo utilizzo,  da parte del Vaticano II, della parola “sussiste”, venne ulteriormente  rilanciato da Padre Avery Dulles, nominato cardinale da Papa Giovanni  Paolo II:

La Chiesa di Gesù Cristo non si identifica esclusivamente colla Chiesa Cattolica Romana. Essa  sussiste nel Cattolicesimo Romano, ma è anche presente in vari  modi e gradazioni in altre comunità cristiane nella misura in cui anch’esse sono ciò che fu principiato da Dio attraverso Gesù e sono  fedeli alle ispirazioni dello Spirito di Cristo. Come risultato di  questa parte in comunanza con la realtà dell’unica Chiesa, le varie  comunità Cristiane hanno una vera e propria comunione, per  quanto imperfetta, tra loro.175

Anche l’allora Cardinale Ratzinger sembrò sposare le tesi della “nuova  teologia”. In un’intervista rilasciata al giornale tedesco Frankfurter  Allgemeine Zeitung, il Cardinale fece le seguenti dichiarazioni: 

Quando i Padri conciliari sostituirono la parola “è” con la  parola “subsistit” (sussistere) lo fecero con uno scopo ben preciso. 

Il concetto espresso da “è” (essere) è più ampio di quello espresso da “sussistere”. “Sussistere” è un modo ben preciso di essere, ossia  essere come soggetto che esiste in sé. I Padri conciliari dunque  intendevano dire che l’essere della Chiesa in quanto tale è un’entità più ampia della Chiesa Cattolica Romana, ma in quest’ultima  acquista, in maniera incomparabile, il carattere di soggetto vero e proprio.176 

Il Cardinale Ratzinger affermò che i Padri Conciliari intendevano dire che l’“essere” della Chiesa è più ampio della sola Chiesa Cattolica,  ma questo concetto è sbagliato. La maggioranza dei Padri Conciliari non  aveva alcuna intenzione di contraddire gli insegnamenti di Papa Pio XII,  secondo i quali la Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica, non certo una  vaga “entità” che risulta essere “più ampia” della Chiesa Cattolica.

In verità, quest’ambiguità mina alle fondamenta l’insegnamento  tradizionale, secondo il quale l’unica e sola Chiesa di Cristo è la Chiesa  Cattolica – un’intenzione condivisa dai fedeli sostenitori della “nuova  teologia” al Vaticano II. Lo sappiamo perché fu proprio padre Ratzinger  in persona, in veste di perito al Concilio, ad introdurre il termine  “sussistere”, nella stesura del documento conciliare Lumen Gentium.  Egli inserì questo termine su suggerimento del Pastore Schmidt, un ministro protestante tedesco.

La spiegazione data dal Cardinale Ratzinger al Frankfurter Allgemeine  Zeitung sull’uso della parola “sussistere” è confusionaria, proprio come  il termine che cerca di spiegare. “Sussistere” ed “essere” possono,  infatti, voler dire la stessa cosa, contrariamente a quanto suggerì  all’epoca il Cardinale Ratzinger. Per quella ricerca della verità e della  precisione che dovrebbe caratterizzare qualsiasi documento conciliare,  il Concilio avrebbe dovuto affermare chiaramente che “La Chiesa di  Cristo sussiste unicamente nella Chiesa Cattolica”. Ma come ammise  Padre Edward Schillebeeckx, un altro perito conciliare, i suoi confratelli  progressisti avevano deliberatamente inserito alcune ambiguità, nei  testi conciliari,177 sapendo bene che avrebbero potuto successivamente  interpretarle in modo eterodosso e a proprio vantaggio, dopo il Concilio.  Si tratta, obiettivamente, di ciò che aveva fatto il Cardinale  Ratzinger al Concilio, quando aveva introdotto la parola “sussistere”. In  effetti, il testo originale dell’intervista in tedesco rilasciata dal Cardinale  Ratzinger al Frankfurter Allgemeine Zeitung ci mostra che l’uso di quel  termine fu un abbandono voluto rispetto agli insegnamenti di Papa Pio  XII: “... die Konzilsväter das von Pius XII gebrauchte Wort ‘ist’ durch  ‘subsistit’ ersetzten” – letteralmente: “... i Padri Conciliari rimpiazzarono  la parola è, usata da Pio XII, con ‘sussiste’”. Il Cardinale Ratzinger quindi  ammise che il Vaticano II aveva rimpiazzato la terminologia stabilita da  Papa Pio XII. Peggio ancora, nel testo originale dell’intervista, si legge:  “So wollten die Väter sagen: Das Sein der Kirche als solches reicht  viel weiter als die römisch-katholische Kirche” – letteralmente: “Così i  Padri volevano dire che l’essere della Chiesa, in quanto tale, è un’entità  assai più ampia della Chiesa Cattolica Romana”.178 Così, Dulles e Padre  Ratzinger contraddicevano esplicitamente l’eterno insegnamento del  Cattolicesimo, secondo il quale la Chiesa di Cristo esiste esclusivamente nella Chiesa Cattolica. Ciò nonostante, la loro opinione divenne quella  ufficiale del Vaticano II. Ecco quindi i primi esempi di come questi “nuovi  teologi” del Vaticano II si siano in realtà passati la “palla” teologica da  soli, mentre pretendevano di averla ricevuta dal “Concilio”.

Anche in merito a questo, alcuni eventi accaduti dopo la prima  edizione del nostro libro hanno confermato un problema che avevamo  già identificato. Proprio l’ex Cardinale Ratzinger, adesso divenuto Papa  Benedetto XVI, ha cercato di fare chiarezza sulla profonda confusione  causata nella Chiesa dall’uso della frase “sussiste nella Chiesa Cattolica”  invece di quella molto più semplice “è la Chiesa Cattolica.” Il 29 giugno  2007, la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha pubblicato  un documento intitolato “Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti  circa la dottrina sulla Chiesa”, che presentavano alcune risposte  formali a delle domande sugli insegnamenti Conciliari in materia. Il  documento inizia con questa sorprendente ammissione, riguardo a  queste domande: “La Congregazione intende rispondervi precisando il  significato autentico di talune espressioni ecclesiologiche magisteriali,  che nel dibattito teologico rischiano di essere fraintese.” In altre parole,  le “espressioni ecclesiologiche” del Concilio Vaticano II adesso rischiano  “di essere fraintese”, e devono essere pertanto chiarite – a più di  quarant’anni di distanza dalla fine del Concilio!

Una delle domande a cui è stata fornita una risposta è la  seguente: “Perché viene adoperata l’espressione “sussiste nella” e non  semplicemente la forma verbale “è”? Per rispondere, la CDF afferma:  “L’uso di questa espressione, che indica la piena identità della Chiesa di  Cristo con la Chiesa cattolica, non cambia la dottrina sulla Chiesa; trova,  tuttavia, la sua vera motivazione nel fatto che esprime più chiaramente  come al di fuori della sua compagine si trovino “numerosi elementi di  santificazione e di verità”, che in quanto doni propri della Chiesa di  Cristo spingono all’unità cattolica.”179

Questa risposta, per lo meno, confuta l’interpretazione data dal  Concilio – e promossa dall’ex Cardinale Ratzinger in persona – che  negava che la Chiesa di Cristo e la Chiesa Cattolica fossero “la stessa  cosa”. Dobbiamo ricordare che l’insegnamento della Chiesa Cattolica,  come quello di Pio XII nella Humani Generis, è sempre stato che essa è la  Chiesa di Gesù Cristo. Eppure, anche se viene risolto il problema della  parola “sussiste”, rimane tuttavia assai oscura l’altra nuova espressione  usata, e cioè che si trovino “numerosi elementi di santificazione e di  verità” al di fuori della compagine della Chiesa. L’espressione riguarda  solo sacramenti, come i matrimoni celebrati da un sacerdote Ortodosso  o un Battesimo celebrato da un ministro Protestante, che la Chiesa  riconosce validi e in quanto tali “elementi di santificazione”, che  possono quindi trovarsi al di fuori della Sua struttura visibile? Oppure  essa si estende alla predicazione di ministri non-Cattolici, che talvolta  possono avere ragione su questo o quell’argomento (per quanto possa  avere importanza una simile “ragione”, nel contesto di una predicazione  piena di eresie oggettive)?

Quanto sia problematica quest’espressione risulta evidente dallo  stesso commento della CDF sull’interpretazione del Vaticano II,  secondo la quale questi “elementi” al di fuori della Chiesa implicano  che la Chiesa è “presente” in essi, ovunque essi si trovino. Riportiamo  le parole usate dalla CDF: “Secondo la dottrina cattolica, mentre si può  rettamente affermare che la Chiesa di Cristo è presente e operante nelle  Chiese e nelle Comunità ecclesiali non ancora in piena comunione con  la Chiesa cattolica grazie agli elementi di santificazione e di verità che  sono presenti in esse, la parola ‘sussiste’, invece, può essere attribuita  esclusivamente alla sola Chiesa cattolica.”180

Attenzione: quest’affermazione è assai importante, perché essa  concede che si può affermare che questa è la lettura del Concilio in  accordo con la Dottrina Cattolica, laddove i Modernisti del Concilio  avevano insistito in uno “sviluppo” della dottrina che costituiva oramai  un obbligo per tutti i Cattolici, che dovevano quindi credere che la  Chiesa è in qualche strano modo “presente ed operativa” al di fuori  di Se stessa. Non è assurdo che la CDF si debba ridurre a dire che “si può affermare” che sia in accordo con la dottrina, ciò che un Concilio  Ecumenico aveva specificamente insegnato?

La grave ambiguità del Concilio in merito alla Dottrina della Chiesa  non finisce certo qui, malgrado questa chiarificazione. Anzi, il bisogno  stesso di pubblicare delle chiarificazioni sull’insegnamento del Concilio  è il primo indicatore di un problema assolutamente senza precedenti  con queste nuove ed ambigue espressioni. Si tratta di un inquietante  “segno dei tempi” che andrebbe letto alla luce di Fatima. Non può non  tornarci alla mente la lettura degli eventi compiuta da Pio XII alla luce  di Fatima, nel 1931, che lo spinse a denunciare quegli “innovatori” che  avrebbero presto cercato un vero e proprio “suicidio” per la Chiesa,  nella Sua liturgia, la Sua teologia e la sua stessa anima.181

Padre Paul Kramer

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