Nelle parole del Signore “Chi mangia di Me vive per Me” è evidente che l’Eucaristia è una scelta di vita precisa e significante, per mezzo della quale il Buon Pastore crea e ricrea continuamente il recinto delle Sue pecorelle; mangiando di Lui siamo obbligati e ci obblighiamo, perché non siamo forzati a farlo, nessuno ci costringe, a vivere per Gesù, a compiere le Sue opere, ad eseguire i suoi comandi e le sue prescrizioni, altrimenti il nostro banchetto è sacrilego, e compiamo nell’accostarci alla santa cena offerta dal Signore un gesto che è lontano dalla nostra effettiva volontà, contrastante con la sua natura di consacrazione piena e totale alla Signoria di Gesù Cristo Figlio di Dio e Sapienza incarnata dell’Altissimo.Dio ci ha creato per la Comunione eterna con Lui, beatitudine che è preceduta da un esilio dell’uomo sulla terra, nella quale è apprestato un ausilio affinchè, anche sulla terra, l’uomo che vuole possa rimanere in comunione con Dio e compiere nella sua vita le opere di Dio: lo strumento per mezzo del quale si realizza questa comunione è l’Eucaristia.Nell’Eucaristia e attraverso l’Eucaristia noi abbiamo l’Emmanuele, cioè il “Dio con noi”, e siamo il Popolo di Dio.L’Eucaristia è si definita dalla teologia primariamente “actio”, cioè azione misterica, ma è anche “sacramentum permanens”, cioè presenza reale del Signore, che continua a sussistere anche fuori della celebrazione Eucaristica.
Questa presenza si realizza nel tabernacolo, dove Gesù è presente sempre intero, cioè nella integrale dualità delle Sue Nature Divina ed Umana, prigioniero volontariamente per amore, unica autorità sulla terra disponibile a ricevere in udienza chiunque abbia bisogno senza appuntamento, ma anche unica autorità disprezzata e vilipesa dai tanti che non lo amano, lo offendono, lo insultano, lo odiano e non lo riconoscono; ma soprattutto offesa dai tanti cristiani di anagrafe che, pur riconoscendo la presenza del Signore nel Tabernacolo, vengono meno ai loro doveri verso di Lui, soprattutto ai doveri di amore, riconoscenza, rispetto ed ossequio.
Nel mangiare l’Eucaristia noi comunichiamo al Corpo e Sangue del Signore, il quale ci assimila a se, ci trasforma in se (gradualmente e secondo le disposizioni della Grazia e le nostre disposizioni ed inclinazioni), se ci rendiamo duttili e disponibili al lavoro che il Signore compie dentro di noi; in sostanza l’Eucaristia diventa virtù del nostro corpo e del nostro spirito, nella misura in cui noi collaboriamo all’azione che la Grazia compie dentro di noi.
Ciò non vuol dire che è nostro il merito della trasformazione in Cristo, che in noi opera l’Eucaristia (progressivamente), ma che piuttosto è nostro il solo merito della collaborazione, che consiste nella eliminazione degli impedimenti all’azione della Grazia che, per mezzo dell’Eucaristia, opera in noi; primo impedimento tra tutti gli affetti al peccato, ma anche l’eliminazione dei vizi e delle cattive nostre inclinazioni, la lotta ai nostri difetti caratteriali ed ai nostri atavici egoismi ed egocentrismi, che ci allontanano dalla carità e dalle virtù gradite a Dio, nel possesso delle quali consiste la santità delle persone.
Ma nell’Eucaristia ed attraverso di Essa noi diveniamo partecipi della vita eterna, secondo le parole di verità del Signore (“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna……”).Il Signore non ha detto “avrà”, bensi “ha”, ciò stà a significare che i Cristiani, che si accostano all’Eucaristia degnamente, partecipano della vita eterna nel Corpo Mistico del Signore, che è comunione perfetta e stabile della Chiesa trionfante e purgante con il Signore, e perfetta, sebbene instabile e discontinua, della Chiesa militante che è sulla terra, la quale continuamente cade, a causa del peccato, e si rialza per mezzo dei Sacramenti.
Questa comunione spirituale, di cui ci sfugge la percezione, è sempre presente nei cristiani che si trovano nello stato di Grazia, ma raggiunge l’apice e la sua massima espressione nella celebrazione eucaristica, durante la quale il Paradiso, il Purgatorio e la Chiesa terrena militante divengono realmente una sola realtà.
Questa realtà misteriosa ed invisibile del Corpo mistico di Cristo, che sempre è unito al Padre ed allo Spirito, quindi sempre nella comunione Trinitaria, prende consistenza per ciascun cristiano nella Comunione Eucaristica, fatta degnamente o il meno indegnamente possibile: cioè ogni qualvolta ci accostiamo all’Eucaristia, con l’amore e la devozione che devono accompagnarci sempre in questa circostanza, riceviamo il Signore nella nostra anima, il Quale si fonde in noi e ci plasma trasformandoci in Lui e comunicandoci a tutto il Suo Corpo Mistico, cioè unendoci in modo a noi misterioso, cioè non comprensibile, al Paradiso, al Purgatorio ed a tutti i cristiani che costituiscono la comunità dei battezzati nel mondo, cioè La Chiesa terrena e militante.
Gioacchino Ventimiglia
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