lunedì 22 novembre 2021

MORTE AL CLERICALISMO o RISURREZIONE DEL SACRIFICIO UMANO

 


CAPITOLO XVIII


 IL SACRIFICIO UMANO PRESSO I GALLI. 


I. 

La Santa Scrittura ci dice che tutti gli dèi dei pagani erano demonii : Omnes dii gentium daemonia. Ora i Galli ne adoravano quattro dei principali, ossia quattro grandi demoni, conosciuti sotto i nomi d'Eso, Tettiate, Taranis, e Beleno. Il primo era il più celebre e il più temuto. Come il suo nome lo indica, sembra essere il Zeus, o il Giove, deus pater, dei Greci e dei Romani. In onore di questi quattro demonii, il sangue umano inondò, durante molti secoli, tutte le Provincie Galliche.

 II. 

La crudeltà era il carattere dei Galli; quindi qual costume barbaro d'offrire agli dèi quasi esclusivamente vittime umane. Tutti gli autori son d'accordo su questo punto. «Quando v'ha de'Galli, dice Cesare, aggravati da malattie, ed  avvolti in guerre ed in pericoli, o immolano per vittime altri uomini, o fan voto d'immolarli. Credono essi che gli dèi si compiacciano di tali sacrifìzii, come più perfetti; e son persuasi non potersi altrimenti placare la possanza degl'immortali dèi, se non se col sacrificare per la vita d'un uomo quella d'un altro uomo. 

III.

 « Hanno essi istituito pubbliche ceremonie, che quando compionsi questi sacrifizii vi ha obbligo di osservare. Hanno simulacri di smisurata grandezza, intessuti di vinchi, i quali riempiono d'uomini vivi, a cui metton fuoco. Le fiamme subitamente si apprendono, e quei miseri tosto soffocati, esalano lo spirito. Il supplizio degli uomini colti in furto, ladroneccio, od altro delitto, il tengono pel più accetto agli dèi immortali; ma, ove non abbiano vittime fra colai gente, non lasciano di eleggerne anche fra gli innocenti.

 IV. 

« I funerali, sono magnifici ; e tutto ciò che in vita credono essere stato caro agli estinti gettano sul rogo, non esclusi gli animali; anzi anche i servi e clienti, che sapevasi essere stati lor prediletti, eran gettati sul rogo ; e si trovavano ancora parenti del defunto che si gettavano volontariamente nel fuoco, sperando vivere con lui nell' altro mondo.* » 

V. 

Un'altra maniera di sacrificare gli uomini era quella di trafìggerli con freccie, o d'inchiodarli in croce, o di farne un olocausto con un certo numero d'ogni sorta di bestie, che facevano bruciare entro una gran macchina col fieno, attaccata ad un piolo. Alcune volte riservavano i rei per lo spazio di cinque anni. Quindi li attaccavano a'pali, costruivano all'intorno un gran rogo, che coprivan delle primizie dei loro frutti, e facevano d'ogni cosa un sacrificio ai loro dèi, 8 

VI.

Per guarentirsi dalla peste, quando n'eran minacciati o assaliti, prendevano un povero, che presentavasi volontariamente, ed il nutrivano un anno intero molto delicatamente e sontuosamente, a spese del pubblico tesoro.

Dopo il qual tempo, lo rivestivano d'ornamenti sacri, l'ornavan di verbene, e dopo averlo condotto per tutta la città caricandolo di maledizioni, e pregando che tutti i mali, da cui erano afflitti o minacciati, cadessero sopra lui, era precipitato dall'alto d'una roccia *. Chi può dire quante volte le grandi roccie della cittadella di Besangon furono testimoni di questo spettacolo ?

 VII. 

Non eran sempre i poveri quelli che servivano per siffatte vittime; procuravasi ancora in tutti i modi di guadagnar qualche persona delle più avvenenti e meglio conformate aliquis de elegantissimis, a forza d'argento, di ricompense e con la prospettiva dell' immortalità fra gli dèi, perchè si sacrificasse per la salute della città o della provincia 2 . E in tal caso si osservavano le medesime cerimonie che si osservavano pe'poveri; ed alla fine d'un anno si ammazzavano fuori le mura a colpi di pietre 3 .

 VIII.

 I sacrificii che si facevan per la nazione,  per la provincia o per la città, rinnovavansi due volte il giorno, a mezzodì ed a mezzanotte. Gli altari erano formati di grandi e larghe pietre or quadrate  tutti i sensi, or più lunghe che larghe. La parte superiore era incavata a guisa di bacino o di canale, per ricevere il sangue delle vittime. Questi altari che si trovano ancora nelle foreste della maggior parte delle nostre provincie, portano il nome di dohnens. Confesso che non si può vederli senza dire ; forse su questa pietra venne immolato uno degli avi miei ; forse io stesso, senza il cristianesimo, vi sarei stato disteso, legato e sgozzato dalle mani d'un drudo. 

IX. 

Ho detto legato; invero se la vittima dovea esser strozzata od accoppata, incominciavansi dal legarla fortemente, per impedirle di muoversi, temendo che il colpo mortale non andasse fallito, perchè era essenziale nel sacrificio che le vittime sembrassero volontarie. Erano tanto rigorosi su questo punto, che allorquando trattavasi d'immolar fanciulli, le madri li tenevano fra le loro braccia colmandoli di carezze per soffocar le loro grida.

X.

Abbiam veduto i Galli offrire vittime umane, sia in espiazione de'pubblici delitti, sia per allontanare i gastighi meritati: eran le Targelie de' Greci. Non è da far le maraviglie se le troviamo a Marsiglia, fondata da una colonia di Focesi. Solamente un lungo soggiorno nelle Gallie avea lor fatto adottare il dio principale de'Galli. Anche dopo la conquista de'Romani, essi adoravano, più o meno pubblicamente, il terribile Eso, con la sanguinaria superstizione delle primitive età. 

XI.

 « Fuori del ricinto di Marsiglia, dice Lucano, eravi un bosco sacro, sul quale non erasi mai osato portar la scure, sin dall' origine del mondo. Gli alberi coronavan co'loro rami la terra ov'eran piantati ; e dappertutto formavano de'pergolati, dove i raggi del sole non potevan penetrare, e dove regnava una frescura ed un' oscurità perpetua. Questo luogo era destinato a barbari misteri. In ogni canto non vedevansi che altari, su'quali si scannavano vittime umane, il cui sangue zampillando sugli alberi mettea ribrezzo.

XII. 

« Le quercie, che mai agitansi al soffio d'un leggiero zefiro, infondon nell' animo un sacro orrore, non altrimenti che l'acqua oscura serpeggiante e scorrente pei diversi canali. Le forme del dio che vi si adora sono senz' arte, e consistono in tronchi rozzi ed informi ; il muschio giallo che li copre da capo a pie ispira quella tristezza, che vedesi impressa sulla loro scorza. È proprio de'Galli non compenetrarsi di rispetto che verso quei dèi che son rappresentati in strane forme, e il lor timore aumenta ip proporzione che ignorano gli dèi che adorano. 

XIII. 

« La tradizione vuole, che questo bosco spesso si agiti e tremi ; che allora escano dalle caverne voci strepitose; che i tassi abbattuti si raddrizzino; che il bosco sembri andar tutto in fuoco senza consumarsi, e che le quercie siano attortigliate da mostruosi dragoni. Nessun Gallo, pel gran rispetto che ne hanno, oserebbe abitar questo luogo si temuto ; essi il lasciano tutto quanto al Dio. Soltanto a mezzogiorno ed a mezzanotte vi si porta un sacerdote tutto tremante per celebrare i suoi terribili misteri ; ei teme ognora che un qualche dio, a cui il bosco é consacrato, gli s'abbia a presentar dinanzi. 1 » Ecco una foresta come tanti altri luoghi frequentata.

 XIV. 

Sotto una forma più espressiva ancora, quei di Marsiglia avevano le loro Targelie. In tempo di peste, prendevano un povero e il nutrivano delicatamente durante un intiero anno ; desso era una vittima che ingrassavan per Satana. Alla fine dell' anno, prendean quel poveretto, lo conducean per la città; e caricandolo di anatemi, gli dicevano : Sii tu la nostra espiazione : Esto nostrum peripsema, e lo gettavano nel mare. 8 Questo avveniva in Francia, nella nostra cara e bella patria, prima della predicazione del clericalismo. Ed oggi vogliono esterminare il clericalismo ! E dicono, che tutte le religioni sono egualmente buone !

Monsignor Gaume

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