GESÙ
CELLA DELLA MORTE
Nel 1941, nel campo di concentramento di Oswiecim, in Polonia, avveniva un fatto edificante.
I tedeschi maltrattavano i prigionieri e non pochi ne uccidevano. Ogni giorno c'era l'appello. Guai se qualcuno fosse stato assente! Il comando militare supremo aveva stabilito: Se qualche prigioniero non risponde all'appello, perché è riuscito a scappare, in punizione saranno uccisi dieci uomini del suo reparto.
Alla fine di luglio nel reparto 14 mancava un prigioniero. Il capo Fritsch, irritato, disse: Dieci uomini. morranno; saranno chiusi nella cella della morte e vi resteranno senza mangiare e senza bere sino all'ultimo respiro!
L'indomani fece disporre in fila il plotone e scelse dieci. Gl'infelici, singhiozzando, si staccarono dalla fila, dovevano rassegnarsi a quella triste fine.
Uno dei condannati cominciò a gridare disperatamente: povera moglie mia! ... Poveri miei bambini! ... Non vi vedrò mai più!... -
Tra i prigionieri di quel plotone c'era un Sacerdote, che non era stato scelto tra i dieci. Di vita esemplare, forte nel dolore, ardente di carità, si commosse alle grida di quel padre. Conosceva bene gl'insegnamenti di Gesù: Ama il prossimo tuo come te stesso! ... Ciò che avrete fatto all'ultimo dei miei fratelli, l'avrete fatto a me! ...
Uscì dalla fila, risoluto e sereno, e disse al capo: Poiché devono morire dieci, domando di essere condannato io a posto di quell'uomo! -
Intanto i suoi occhi lampeggianti di santa carità fissarono il capo. Uno degli agenti esclamò: Abbassa quegli occhi!
- Morire l'uno o l'altro, disse Fritsch, è la stessa cosa, purché siano dieci. - Padre Massimiliano Kolbe, oggi già Beato, lietamente entrò nella cella della morte, pensando: Per amore di Gesù ho salvato la vita ad un mio fratello. -
RICAMBIA L'INSULTO
Una sera, in mezzo alla via, era avvenuto un diverbio tra due uomini. Uno rimase offeso nell'amor proprio. Satana, esempio tipico di superbia, tentò di sobillare quel cuore: Ti ha offeso! ... Questo è troppo! . . . Ricambia l'insulto, anzi da' il doppio, il triplo e più ancora! -
Guai se si dà retta al maligno! Quell'uomo andò a casa; la moglie ed i figli si accorsero che era turbato, ma conoscendone il carattere e non immaginando il suo fosco disegno, non gli dissero parola.
Prese il coltello ed uscì di casa; rintracciò l'offensore e gli conficcò il coltello nel petto. Mi diceva la Superiora dell'ospedale: Il medico stentò poi ad estrarre l'arma dal petto, tanto il coltello era penetrato! -
Un padre di famiglia ucciso, una donna vedova ed i figli orfani; un altro padre di famiglia nella galera, la moglie ed i figli nel dolore e nell'umiliazione, ... senza contare i danni spirituali!
Quale differenza tra la condotta di Padre Massimiliano, animato dallo spirito di Gesù Cristo, e la condotta di un assassino, guidato dallo spirito satanico!
BUONI E CATTIVI
Il mondo è così:
Chi dà la vita per il prossimo e chi gliela toglie; chi prega e chi bestemmia; chi dà buon esempio e chi semina scandalo; chi vive nell'umiltà, pur avendo grandi talenti, e chi smania di comparire e di primeggiare; chi dà del suo al bisognoso e chi ruba; chi si rassegna nel dolore e chi si dispera.
Nel mondo ci sono i buoni e ci sono i cattivi; i figli di Dio e gli schiavi di Satana si riconoscono dalle opere.
Per divina disposizione devono stare assieme buoni e cattivi; hanno forse da cibarsi alla stessa tavola, lavorare nello stesso ufficio e dormire sotto lo stesso tetto. Gesù narrò a proposito una parabola.
Un uomo seminò del buon seme nel suo campo. Ma mentre gli uomini dormivano, il suo nemico andò a seminare il loglio nel suo campo e se n'andò.
Come poi il seminato germogliò ed ingrani, allora apparve anche il loglio.
I servi del padrone di casa andarono a dirgli: Signore, non hai seminato buon seme nel tuo campo? Come mai dunque c'è il loglio?
Ed egli rispose: L'uomo nemico ha fatto questo. - Ed i servi gli dissero: Vuoi che andiamo a sradicarlo? - Ma egli soggiunse: No, perché togliendo il loglio non abbiate a sradicare anche il grano. Lasciate che l'uno e l'altro crescano sino alla mietitura; al tempo della messe dirò ai mietitori:
Raccogliete prima il loglio e legatelo in fasci per bruciarlo; il grano invece riponetelo nel mio granaio (S. Matteo, XIII-24).
Il grano rappresenta i buoni ed il loglio i cattivi; su questa terra hanno da stare assieme gli uni e gli altri.
CON DIO E SENZA DIO
La Sacra Scrittura è parola divina. Attraverso le istruzioni che ci dà il Libro dell'Ecclesiastico, procuriamo di conoscere cosa siamo noi con il timore di Dio e senza il timore di Dio, e poiché è la donna che influisce tanto sulla vita dell'uomo, consideriamo principalmente la donna (Ecclesiastico, XXV-17 ... XXVI-1).
« Felice il marito della donna virtuosa, poiché sarà doppio il numero dei suoi giorni. La donna forte è la gioia del marito e riempirà di pace gli anni della sua vita.
« Una donna virtuosa è una fortuna e toccherà a chi teme Dio; sarà data all'uomo per le buone azioni. L'uomo, sia ricco sia povero,, avrà il cuore contento ed il volto sarà allegro. `;« La donna gelosa è per l'uomo dolore e strazio del cuore; ha il flagello della lingua e lo fa sentire a tutti.
« Come giogo di buoi che si muove, .così è la donna cattiva. Chi la prende, è. come chi prende uno scorpione.
« L'immoralità della donna si riconosce dallo sguardo sfacciato e dalle sue palpebre. « Veglia attentamente, o uomo, sopra la figliuola immodesta, se non vuoi che essa, trovata l'occasione, si rovini. Ti faccia sospettare l'immodestia dei suoi occhi e non ti meravigliare se essa non si cura di te. Come viandante assetato, vicino alla fonte apre la bocca e berrà dell'acqua più vicina, comunque sia.
« La grazia della donna diligente rallegrerà il marito e ne impolperà le ossa; la sua buona condotta è dono di Dio.
« Se la donna è di buon senso ed amante del silenzio, nulla può paragonarsi alla sua anima educata. Grazia sopra grazia è la donna santa e modesta. Non c'è prezzo che uguagli un'anima pura. Come il sole che s'innalza al mondo nell'altissima dimora di Dio, tosi la bellezza della donna virtuosa è l'ornamento della casa.
« Colonne d'oro su basi d'argento sono i piedi che posano sopra le piante di donna incrollabile. Fondamenti eterni gettati sopra salda pietra sono i comandamenti di Dio nel cuore di una donna santa.
« La più grande piaga \ è la tristezza del cuore; la più grande malizia è quella della donna. L'uomo sopporterà qualunque piaga, ma non la piaga del cuore, e qualunque malizia, ma non la malizia della donna ...
« Non c'è veleno peggiore del veleno del serpente e non c'è sdegno peggiore dello sdegno della donna. Meglio stare con un serpente e con un dragone, che con una donna malvagia.
« La malvagità della donna ne cambia il volto. In mezzo ai vicini il suo marito geme ... Ogni malizia è piccola in paragone di quella di una donna. Come è una salita sabbiosa per i piedi di un vecchio, così è la donna linguacciuta per l'uomo tranquillo ...
« E’ grande l'ira della donna, la sua spudoratezza e la sua vergogna .
« La donna, se ha il comando, è contraria al marito.
« Animo abbattuto, volto triste, cuore piagato; ecco la donna cattiva! ...
« Dalla donna ebbe principio il peccato e per la donna viene la morte ».
IL GIORNO DEL GIUDIZIO
Questi brani della Sacra Scrittura mettono in evidenza il bene ed il male della donna. Ma quanto si è detto, per analogia, si deve applicare anche all'uomo. In tal modo si comprende che nel mondo c'è il buon grano e c'è anche l'erba cattiva; hanno da crescere assieme. Si faccia attenzione affinché il loglio non soffochi il buon grano.
I buoni, che vivono alla luce degl'insegnamenti di Gesù, non si lascino influenzare dalla condotta dei cattivi, per non fare poi come loro la triste fine.
Al tempo della mietitura, cioè nel giorno del Giudizio, quando saranno raccolti in due schiere i seguaci di Gesù e quelli di Satana si assisterà ad una scena, che è bene meditare. La descrive Dio stesso nel Libro della Sapienza.
« Allora i giusti staranno con grande baldanza contro coloro che li oppressero e rapirono le loro fatiche.
« I cattivi a tal vista saranno agitati da orribile spavento e resteranno meravigliati dall'inaspettata e repentina salvezza; e diranno tra sé, tocchi da pentimento e gementi per l'affanno del loro spirito:
- Ecco quelli che una volta erano l'oggetto delle nostre derisioni, l'esempio dell'ignominia! Noi insensati, stimavamo la loro vita una pazzia e la loro fine senza onore ed ora ecco che sono annoverati tra i figli di Dio ed hanno il loro posto tra i Santi! Dunque, siamo stati noi che abbiamo sbagliate, lungi dalla via della verità; per noi noti brillò la luce della giustizia e non sorse il sole dell'intelligenza.
« Ci stancammo nella via dell'iniquità e della perdizione; camminammo per vie difficili e non arrivammo a conoscere la via del Signore.
« A che cosa ci è servita la superbia? Quale utile ci ha apportato la boria delle ricchezze? Tutte queste cose sono passate come un'ombra ... Noi restammo consumati dalla nostra malvagità » (Sapienza, V-l).
CHI È ENTRATO?
Era ebreo ed abbondava di ricchezze. La sua spiccata intelligenza gli permetteva di comporre molti libri, che purtroppo erano immorali. Tutto ciò che la vita gli presentava di piacere, era suo; poté appagare anche la voglia dei lunghi viaggi.
Cercava la felicità e non poteva trovarla; ricchezza, gloria e spassi momentaneamente gli apportavano piacere, ma subito sottentrava in lui l'agonia dello spirito. Tutto cercava, tranne che Dio; ma Dio guardava lui con occhio di compassione e voleva tirarlo a sé. Il pescatore prende i pesci con l'amo e Dio prende le anime con il dolore.
Mentre l'ebreo si trovava in Cina, avvertì i sintomi del cancro.
Andò a Roma per curarsi nella primaria clinica, la « Sanatrix ».
Un grande e notorio peccatore gravemente infermo! Quale caso più pietoso! Il Gesuita Padre Cappello, molto rinomato per la sua virtù e per la sua scienza, brigò per entrare in intimità con il celebre scrittore. Riuscì a convertirlo ed a fargli ritrattare i libri immorali già pubblicati.
A sessantadue anni quell'ebreo ricevette il Battesimo e la Prima Comunione.
La malattia faceva il suo corso e l'infermo giunse agli estremi. Un giorno sembrava entrato nello stato comatoso; stava sul letto quasi immobile e gli occhi socchiusi. Nel frattempo entrò nella camera Padre Cappello, desideroso di assistere al trapasso della sua preda spirituale. Una Suora, che stava al capezzale, dubitando che l'infermo avesse ancora la conoscenza, gli chiese: Professore, ha visto chi è entrato?
- Sì; è entrato chi mi ha aperto la porta della felicità! -
Queste parole di Curzio Malaparte sono una prova che se nella vita c'è felicità, questa è riservata solo a chi vive con Gesù, facendo parte del suo regno spirituale.
UNA SCRITTRICE
Stando lontano da Gesù, la vita è malinconia, amarezza e spesso tormento.
Una giovane francese, Françoise Sagan, a diciotto anni ha pubblicato un libro, che subito ha fatto il giro del mondo. Descrive la sua vita gaudente, svolta nelle spiagge e nelle città; parla anche dei corteggiamenti goduti. Chiude il libro con questo pensiero:
« Dopo una notte di buio, la mia stanza s'illumina lentamente. È la prima luce del giorno. Io dò il saluto alla nuova giornata: Buon giorno, «tristezza!». Sì, ogni nuovo giorno è una nuova tristezza! ».
INFELICE UOMO!
Non c'è pace per gli empi!
Chi sta sotto Satana, deve confessare la sua infelicità.
Gabriele D'Annunzio, empio, blasfemo ed immorale, dotato da Dio di un pennino d'oro, che bagnava nel fango, poté avere nella vita i piaceri più agognati dell'uomo. Chiude il suo ultimo libro con questi versi: « Tutta la vita è senza mutamento; Ha un solo volto: la malinconia. L'amore è legato al tradimento. Ed il pensier per cima ha la follia! - ».
Dunque per D'Annunzio, che spese la vita a servizio di Satana, la vita fu malinconia e non di raro orribile rimorso. Chi visita la sua villa a Gardone Riviera, vi scorge una statua di San Rocco. Pittori e scultori sogliono raffigurare questo Santo con un cane.
D'Annunzio fece scrivere alla base della statua:
« Rocco, tu per divina misericordia avesti un cane, che ti lambiva le piaghe. Fa' tacere questo cane ... che mi rimorde la coscienza e non mi dà pace, né dì né notte! ».
IL RE DEI RE
Gli episodi narrati fanno rilevare che chi sta vicino a Gesù trascorre felicemente la vita; chi sta invece alla dipendenza di Satana, vive nell'agonia dello spirito.
Conviene dunque considerare il regno di Gesù Cristo per apprezzarlo e per gioire di appartenervi. È bene pure considerare il regno di Satana, per sentire orrore di appartenervi e per essere invogliati a liberarne gli schiavi.
REGALITA
Gesù fu accusato dai Giudei presso l'autorità romana quale nemico dell'imperatore, quasi volesse divenire re. Difatti il pretore Ponzio Pilato così l'interrogò: - Sei tu il Re dei Giudei? -
Gesù rispose: Questo lo dici da te stesso o altri te l'hanno detto di me?
- Sono forse Giudeo? - soggiunse Pilato. - La tua nazione ed i capi dei Sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani. Cosa hai fatto? - Gesù allora rispose: Il mio regno non è di questo mondo; se fosse di questo mondo, i miei soldati certamente lotterebbero perché io non fossi dato in mano dei Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù. - Dunque, sei Re?
- Tu lo dici! Io sono Re. Sono nato per questo e per questo son venuto al mondo a rendere testimonianza alla verità. Chi è per la verità, ascolta la mia voce - (S. Giovanni, VIII-33).
Gesù dichiara di essere Re. Ed a chi meglio di Lui compete questo titolo? Egli è il Figlio di Dio, è lo splendore della Corte Celeste, è il Redentore del genere umano. È il Re dei Re. La Santa Chiesa onora la sua regalità con una festa particolare, fissata all'ultima domenica dell'anno liturgico.
In detta festa la Sacra Liturgia innalza a Gesù un inno di gloria, attribuendogli i titoli più eccelsi. Lo chiama: Re Pacifico, il cui Regno sarà fermissimo in eterno. Dice anche: Egli domina tutto e porta la pace ai popoli. E’ nostro Padrone e nostro Giudice. E’ nostro Re e ci salverà. Ha ogni potere in cielo e in terra. Regnerà in eterno e il suo Regno non avrà mai fine. Sulle sue vesti è scritto: Rei dei Re e Dominante dei Dominanti. A Lui la gloria e l'impero per tutti i secoli. Egli è il Re della gloria e tutto gli sta soggetto. Tutti i popoli si piegheranno davanti alla sua potenza. Il suo trono è come un sole splendente.
L'Apostolo San Paolo dice: Fratelli, ringraziamo Dio Padre, che ci ha fatti degni di partecipare alla sorte dei Santi nella luce, e, liberandoci dall'impero delle tenebre (da Satana), ci ha trasformati nel regno del suo diletto Figlio. - (Colossesi, I-12).
SACRIFICIO
Gesù durante la vita terrena volle costituire il suo regno nel mondo e nelle singole anime. Operò miracoli, fece bene a tutti, annunziò la buona novella ed invitò tutti a seguirlo: Venite a me tutti! - (S. Matteo, XI-28) - Chi viene a me, non avrà più fame; e chi crede in me, non avrà più sete ... Tutto quanto il Padre mi dà verrà a me, né io scaccerò chi viene a me - (S. Giovanni, VI-35 ... ).
- In verità, in verità vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede in Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non incorre nella condanna, ma passa da morte a vita - (S. Giovanni, V-24). Chi segue me, non cammina nelle tenebre - (S. Giovanni, VIII-12). - Il mio giogo è soave ed il mio peso è leggero - (S. Matteo, XI-30).
Gesù è Verità Eterna; invitando le anime a seguirlo, non vuole illuderle. Presenta loro il piano della Redenzione: Dio Padre non ha mandato il suo Figlio al mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui - (S. Giovanni, III-17).
Gesù come ha salvato l'umanità? Con la sofferenza; difatti, dopo risorto da morte, lo confermò ai discepoli di Emmaus: Non doveva forse il Cristo patire tali cose (passione e morte) e così entrare nella sua gloria? - (S. Luca, XXIV-26).
Come ha sofferto il capo, Gesù, così devono soffrire le membra, cioè i suoi seguaci, se vogliono far parte del suo regno sulla terra e poi far parte del suo regno in Cielo.
Per la qual cosa Gesù dice: Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua! - (S. Luca, IX,23).
Dunque la sorte riservata ai seguaci di Gesù è il patire? ... La vita su questa terra sarà per gli amanti di Gesù una continua amarezza, una specie di agonia o di Purgatorio anticipato? ... Tutt'altro! ...
FREDDO E CALDO
Nel cuore dell'inverno, in gennaio, molte macchine si dirigono verso l'Etna.
Man mano che la strada sale, il percorso si fa più difficile per l'abbondanza della neve; l'opera dello spazzaneve è indispensabile. Andando su, scendono dalle macchine i numerosi sportmans, uomini e donne. E’ necessario affrontare una rapida salita, o a piedi o sul carrello della filovia. Si giunge a circa tremila metri di altezza; tutto lassù è neve; il freddo è intensissimo. Sul così detto « piano del lago » gli sciatori, spesso internazionali, danno inizio alle gare di corsa. Domandiamo agli sciatori: - Sentite freddo?
- No! - rispondono.
- Ma data l'altezza, il rigido inverno e l'abbondanza della neve, non può non sentire il freddo!
- Noi invece sentiamo calore. L'aria fredda è per noi come una brezza fresca gradevole. Con il moto e con qualche sorso di liquore si sviluppa nel corpo tanto calore, da non fare avvertire il freddo. Noi sciatori resteremmo intirizziti, se ci fermassimo a lungo accoccolati sulla neve. -
Sembrerebbe cosa strana, eppure è naturale: può starsi in mezzo alla neve, ad una grande altezza, e non sentire il freddo!
Così è nella vita spirituale.
Gesù dice di seguirlo portando la croce e rinnegando se stessi. Chi lo segue con amore, chi gli domanda il suo aiuto nelle tribolazioni, chi si nutre e si fortifica con il suo Corpo Eucaristico, pur trascorrendo la vita in questa valle di lacrime, prova tanta gioia nel suo spirito da non sentire quasi il peso della croce e più aumenta l'amore per Gesù, più aumenta la felicità dell'anima.
L'autore di queste pagine ha quasi settant'anni; nella sua vita ha potuto conoscere intimamente molte persone e può affermare che le più felici sono quelle che stanno più vicine a Gesù. Non è vero che la croce è tutta amarezza! La croce è anche fonte di grande gioia, quando si abbraccia per amore di Gesù e con la viva speranza del premio eterno.
Gesù fa scaturire dalla croce la felicità e non solo nell'altra vita, ma anche in questa.
Conosco un'anima buona, che da più di ventotto anni è paralizzata e sta sempre a letto; mai in tanti anni è uscita dalla sua cameretta. Oltre alla paralisi ha parecchie altre sofferenze. L'ho esortata a soffrire per Gesù ed è felice. Ecco qualche suo sentimento:
« Che serenità, che gaudio e pace c'è nell'anima mia! Quale gioia profonda e divina provo in me! Nell'anima mia c'è il Cielo. Signore, Sapienza infinita, ti sento e ti adoro. Tu sei il mio tutto! Dammi sempre la pace e la gioia nel dolore! ».
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Don Giuseppe Tomaselli
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