Pene del Purgatorio: diversità di esse. - Il fanciullo Biagio Massei - La ven. Francesca del Santissimo Sacramento. - S. Corpreo.
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Secondo le rivelazioni dei Santi, nelle pene afflittive del Purgatorio vi è un'a grande diversità. Benché il fuoco sia il supplizio dominante, vi è anche il tormento del freddo, vi è la tortura delle membra, e vi sono supplizi applicati ai sensi differenti del corpo umano. Questa diversità di pene è ordinata dalla divina giustizia, e sembra sopratutto rispondere alla natura dei peccati, esigendo ognuno di essi il suo proprio castigo, secondo quelle parole: Quia per quae quis peccat, per haec et torquetur: l'uomo è punito in quello in cui pecca (Sap., XI, 17). Del resto, fa d'uopo che sia così pel castigo, esistendo la medesima diversità per le ricompense. Ognuno nel Cielo riceve secondo le sue opere, e, come dice il venerabile Beda, ognuno riceve la sua corona, la sua veste di gloria: veste che pel martire ha lo splendore della porpora e pel confessore lo splendore d'una abbagliante bianchezza.
Il celebre Biagio Massei, risuscitato da S. Bernardino, vide nel Purgatorio una grande diversità di pene. Questo miracolo si trova narrato diffusamente negli Acta Sanctorum, appendice al 20 maggio.
Poco tempo dopo la canonizzazione di S. Bernardino da Siena, morì a Cascia nel regno di Napoli un fanciullo di undici anni, chiamato Biagio Massei. I suoi genitori gli avevano inspirato la divozione che essi stessi nutrivano per quel nuovo santo, e questi seppe ricompensarli. Il giorno dopo la morte portandosi a seppellire, Biagio si risvegliò come da un profondo sonno, e disse che Bernardino lo richiamava alla vita per narrare le meraviglie fattegli vedere nell'altro mondo.
Si comprende lo stupore e la curiosità che eccitò un tal fatto. Per un mese intero Biagio non fece che parlare di ciò che aveva veduto, e rispondere alle domande mossegli dai visitatori. Parlava colla semplicità d'un fanciullo, ma nel tempo stesso con un'esattezza di espressione, con una cognizione della vita futura ben superiore alla sua età.
Al momento della sua morte, diceva, S. Bernardino s'era a lui presentato, e l'aveva preso per mano dicendogli: «Non aver paura, ma guarda bene tutto quanto ti mostrerò, per ritenerlo e raccontarlo in seguito».
Nell'inferno Biagio vide orrori inesprimibili, ed i vari supplizi dai quali erano tormentati gli orgogliosi, gli avari, gli impudici e gli altri peccatori. Fra questi, parecchi ne riconobbe che aveva veduto durante la vita, ed anzi due ne vide arrivare appena morti, uno dei quali era dannato per aver posseduto beni malamente acquistati. Il figlio suo, colpito da questa rivelazione come da un fulmine, e d'altra parte conoscendo la verità delle cose, s'affrettò a fare piena restituzione; e non contento di quest'atto di giustizia, per non esporsi a dividere un giorno la triste sorte del padre, ai poveri distribuì il rimanente della sua fortuna ed abbracciò la vita monastica.
Di là condotto al Purgatorio, Biagio vide pure spaventevoli supplizi, diversi secondo i peccati di cui erano il castigo. Vi riconobbe un gran numero di anime, e parecchie di esse lo pregarono d'avvertire i propri parenti e prossimi della loro dolorosa situazione, indicando pure i suffragi e le buone opere di cui abbisognavano. Quando veniva interrogato sullo stato di un defunto, senza. esitare rispondeva e dava le più precise particolarità: «Vostro padre, disse ad uno di quelli che lo visitavano, trovasi al Purgatorio fin dal tal giorno: vi incaricò di distribuire in elemosina la tal somma, e non l'avete fatto». - «Il vostro fratello, disse ad un altro, vi aveva detto di far celebrar tante messe, e ne conveniste con lui; ma non avete compito il vostro impegno: rimangono ancora da soddisfare tante messe».
Biagio parla va pure del cielo, ove in ultimo era stato condotto, ma ne parlava pressappoco come S. Paolo, il quale, essendo stato rapito al terzo cielo, con o senza il suo corpo, ciò che non sapeva, aveva udite parole misteriose, non possibili a ridirsi da bocca mortale. Ciò che sopratutto aveva colpito gli sguardi del fanciullo era l'immensa moltitudine di angeli che circondano il trono di Dio, e l'incomparabile bellezza della S. Vergine Maria, innalzata al disopra di tutti i cori degli Angeli.
La vita della venerabile madre Francesca del santo Sacramento, religiosa di Pamplona (29), offre parecchi fatti che mostrano come le pene sono proporzionate ai falli da espiare. Questa grande serva di Dio aveva le più intime comunicazioni colle anime del Purgatorio, tanto che in gran numero venivano e riempivano la sua cella, umilmente, ognuna alla sua volta, aspettando che le aiutasse colle sue preghiere. Spesse volte, per meglio eccitare la sua compassione, le apparivano cogli strumenti dei loro peccati, divenuti nell'altra vita strumenti di tortura. Un giorno vide un religioso circondato di oggetti preziosi, quadri, poltrone, accesi. Egli, contrariamente alla povertà religiosa aveva nella sua cella ammassato queste cose: dopo la morte formavano il suo tormento. Altri erano preti coi loro paramenti in fuoco: la stola cambiata in catena ardente, le mani coperte di schifose ulceri. In tal modo erano puniti per aver senza rispetto celebrato i divini misteri.
Un giorno le apparve un notaio con tutte le insegne delle sua professione, le quali erano in fuoco e, circondando il suo corpo, lo facevano soffrire in modo orribile. «Impiegai questa penna, questo inchiostro, questa carta, le diceva, a compilar atti illeciti. Aveva anche la passione del giuoco e queste carte brucianti che sono costretto a tener continuamente in mano, formano il mio castigo. Questa borsa accesa contiene i miei guadagni illeciti e me li fa espiare,..
Da tutto ciò si ricava una grande e salutare lezione. Le cose create sono date all'uomo come mezzi per servire Dio: egli ne deve fare strumenti di virtù e di buone opere; se ne abusa e ne fa strumento di peccato, è giusto che siano rivolte contro di lui e siano strumenti del suo castigo.
La vita di S. Corpreo, vescovo d'Irlanda, che si trova nei Bollandisti sotto il 6 marzo, ci dà un altro esempio dello stesse genere. Un giorno che questo santo prelato stava pregando dopo l'uffizio, vide alzarsi dinanzi a lui un orribile personaggio, pallido il viso, con un collare di ferro attorno al collo, e sulle spalle un miserabile mantello tutto stracciato. «Chi sei? Domandò il santo, senza turbarsi. - Sono un'anima passata all'altra vita. - Donde viene il triste stato in cui ti veggo? - Dai miei falli che mi tirarono addosso questi castighi. Malgrado la miseria cui ora sono ridotto, sono Malachia, già re d'Irlanda. In quest'alta posizione poteva far molto bene; era allora il mio dovere: lo trascurai: ecco perché son punito. - Non hai fatto penitenza dei tuoi falli? - Non ne ho fatto a sufficienza, per la colpevole debolezza del mio confessore, che piegai ai miei capricci offrendogli un anello d'oro. Ed è perciò che ora porto al collo questo collare di fiamme. - Vorrei sapere, riprese il vescovo, perché sei coperto di questi brandelli. - È ancora per castigo: non ho vestito quelli che erano nudi, non ho soccorso i poveri colla carità, col rispetto e colla liberalità comandata dalla mia dignità di re e dal mio titolo di cristiano. Ed ecco perché vedete me pure vestito da povero e coperto d'una veste di confusione».
La storia aggiunge che S. Corpreo, essendosi messo a pregare con tutto il suo capitolo, alla fine di sei mesi ottenne un alleggerimento di pena, ed un po' più tardi, l'intera liberazione del re Malachia.
Padre F. S. SCHOUPPE d. C. d. G.
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