martedì 29 agosto 2023

IL DOGMA DEL PURGATORIO

 


Pene del Purgatorio: diversità di esse. - Il fanciullo Biagio Massei - La ven. Francesca del  Santissimo Sacramento. - S. Corpreo. 
  
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Secondo le rivelazioni dei Santi, nelle pene afflittive del Purgatorio vi è un'a grande diversità.  Benché il fuoco sia il supplizio dominante, vi è anche il tormento del freddo, vi è la tortura delle  membra, e vi sono supplizi applicati ai sensi differenti del corpo umano. Questa diversità di pene è  ordinata dalla divina giustizia, e sembra sopratutto rispondere alla natura dei peccati, esigendo  ognuno di essi il suo proprio castigo, secondo quelle parole: Quia per quae quis peccat, per haec et  torquetur: l'uomo è punito in quello in cui pecca (Sap., XI, 17). Del resto, fa d'uopo che sia così pel  castigo, esistendo la medesima diversità per le ricompense. Ognuno nel Cielo riceve secondo le sue  opere, e, come dice il venerabile Beda, ognuno riceve la sua corona, la sua veste di gloria: veste che  pel martire ha lo splendore della porpora e pel confessore lo splendore d'una abbagliante  bianchezza. 
    Il celebre Biagio Massei, risuscitato da S. Bernardino, vide nel Purgatorio una grande diversità di  pene. Questo miracolo si trova narrato diffusamente negli Acta Sanctorum, appendice al 20 maggio. 
    Poco tempo dopo la canonizzazione di S. Bernardino da Siena, morì a Cascia nel regno di Napoli  un fanciullo di undici anni, chiamato Biagio Massei. I suoi genitori gli avevano inspirato la  divozione che essi stessi nutrivano per quel nuovo santo, e questi seppe ricompensarli. Il giorno  dopo la morte portandosi a seppellire, Biagio si risvegliò come da un profondo sonno, e disse che  Bernardino lo richiamava alla vita per narrare le meraviglie fattegli vedere nell'altro mondo. 
    Si comprende lo stupore e la curiosità che eccitò un tal fatto. Per un mese intero Biagio non fece  che parlare di ciò che aveva veduto, e rispondere alle domande mossegli dai visitatori. Parlava colla  semplicità d'un fanciullo, ma nel tempo stesso con un'esattezza di espressione, con una cognizione  della vita futura ben superiore alla sua età. 
    Al momento della sua morte, diceva, S. Bernardino s'era a lui presentato, e l'aveva preso per  mano dicendogli: «Non aver paura, ma guarda bene tutto quanto ti mostrerò, per ritenerlo e  raccontarlo in seguito». 
    Nell'inferno Biagio vide orrori inesprimibili, ed i vari supplizi dai quali erano tormentati gli  orgogliosi, gli avari, gli impudici e gli altri peccatori. Fra questi, parecchi ne riconobbe che aveva  veduto durante la vita, ed anzi due ne vide arrivare appena morti, uno dei quali era dannato per aver  posseduto beni malamente acquistati. Il figlio suo, colpito da questa rivelazione come da un  fulmine, e d'altra parte conoscendo la verità delle cose, s'affrettò a fare piena restituzione; e non  contento di quest'atto di giustizia, per non esporsi a dividere un giorno la triste sorte del padre, ai  poveri distribuì il rimanente della sua fortuna ed abbracciò la vita monastica. 
    Di là condotto al Purgatorio, Biagio vide pure spaventevoli supplizi, diversi secondo i peccati di  cui erano il castigo. Vi riconobbe un gran numero di anime, e parecchie di esse lo pregarono  d'avvertire i propri parenti e prossimi della loro dolorosa situazione, indicando pure i suffragi e le  buone opere di cui abbisognavano. Quando veniva interrogato sullo stato di un defunto, senza.  esitare rispondeva e dava le più precise particolarità: «Vostro padre, disse ad uno di quelli che lo  visitavano, trovasi al Purgatorio fin dal tal giorno: vi incaricò di distribuire in elemosina la tal  somma, e non l'avete fatto». - «Il vostro fratello, disse ad un altro, vi aveva detto di far celebrar  tante messe, e ne conveniste con lui; ma non avete compito il vostro impegno: rimangono ancora da  soddisfare tante messe». 
    Biagio parla va pure del cielo, ove in ultimo era stato condotto, ma ne parlava pressappoco come  S. Paolo, il quale, essendo stato rapito al terzo cielo, con o senza il suo corpo, ciò che non sapeva,  aveva udite parole misteriose, non possibili a ridirsi da bocca mortale. Ciò che sopratutto aveva colpito gli sguardi del fanciullo era l'immensa moltitudine di angeli che circondano il trono di Dio, e  l'incomparabile bellezza della S. Vergine Maria, innalzata al disopra di tutti i cori degli Angeli. 
    La vita della venerabile madre Francesca del santo Sacramento, religiosa di Pamplona (29), offre  parecchi fatti che mostrano come le pene sono proporzionate ai falli da espiare. Questa grande serva  di Dio aveva le più intime comunicazioni colle anime del Purgatorio, tanto che in gran numero  venivano e riempivano la sua cella, umilmente, ognuna alla sua volta, aspettando che le aiutasse  colle sue preghiere. Spesse volte, per meglio eccitare la sua compassione, le apparivano cogli  strumenti dei loro peccati, divenuti nell'altra vita strumenti di tortura. Un giorno vide un religioso  circondato di oggetti preziosi, quadri, poltrone, accesi. Egli, contrariamente alla povertà religiosa  aveva nella sua cella ammassato queste cose: dopo la morte formavano il suo tormento. Altri erano  preti coi loro paramenti in fuoco: la stola cambiata in catena ardente, le mani coperte di schifose  ulceri. In tal modo erano puniti per aver senza rispetto celebrato i divini misteri. 
    Un giorno le apparve un notaio con tutte le insegne delle sua professione, le quali erano in fuoco  e, circondando il suo corpo, lo facevano soffrire in modo orribile. «Impiegai questa penna, questo  inchiostro, questa carta, le diceva, a compilar atti illeciti. Aveva anche la passione del giuoco e  queste carte brucianti che sono costretto a tener continuamente in mano, formano il mio castigo.  Questa borsa accesa contiene i miei guadagni illeciti e me li fa espiare,.. 
    Da tutto ciò si ricava una grande e salutare lezione. Le cose create sono date all'uomo come  mezzi per servire Dio: egli ne deve fare strumenti di virtù e di buone opere; se ne abusa e ne fa  strumento di peccato, è giusto che siano rivolte contro di lui e siano strumenti del suo castigo. 
     La vita di S. Corpreo, vescovo d'Irlanda, che si trova nei Bollandisti sotto il 6 marzo, ci dà un  altro esempio dello stesse genere. Un giorno che questo santo prelato stava pregando dopo l'uffizio,  vide alzarsi dinanzi a lui un orribile personaggio, pallido il viso, con un collare di ferro attorno al  collo, e sulle spalle un miserabile mantello tutto stracciato. «Chi sei? Domandò il santo, senza  turbarsi. - Sono un'anima passata all'altra vita. - Donde viene il triste stato in cui ti veggo? - Dai  miei falli che mi tirarono addosso questi castighi. Malgrado la miseria cui ora sono ridotto, sono  Malachia, già re d'Irlanda. In quest'alta posizione poteva far molto bene; era allora il mio dovere: lo  trascurai: ecco perché son punito. - Non hai fatto penitenza dei tuoi falli? - Non ne ho fatto a  sufficienza, per la colpevole debolezza del mio confessore, che piegai ai miei capricci offrendogli  un anello d'oro. Ed è perciò che ora porto al collo questo collare di fiamme. - Vorrei sapere, riprese  il vescovo, perché sei coperto di questi brandelli. - È ancora per castigo: non ho vestito quelli che  erano nudi, non ho soccorso i poveri colla carità, col rispetto e colla liberalità comandata dalla mia  dignità di re e dal mio titolo di cristiano. Ed ecco perché vedete me pure vestito da povero e coperto  d'una veste di confusione». 
    La storia aggiunge che S. Corpreo, essendosi messo a pregare con tutto il suo capitolo, alla fine di  sei mesi ottenne un alleggerimento di pena, ed un po' più tardi, l'intera liberazione del re Malachia. 

Padre F. S. SCHOUPPE d. C. d. G. 

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