LIBRO DELLE LAMENTAZIONI
17 Sion protende le mani, nessuno la consola. Contro Giacobbe il Signore ha mandato da tutte le parti i suoi nemici. Gerusalemme è divenuta per loro un abominio.
Ancora il profeta mostra, anzi rivela il dolore di Gerusalemme. Il profeta non vede solo il dolore visibile, vede anche quello invisibile, del cuore.
Sion protende le mani, nessuno la consola. Non ci sono persone che possano consolare chi è senza Dio, chi ha ripudiato il suo Sposo, il suo Signore.
Contro Giacobbe il Signore ha mandato da tutte le parti i suoi nemici. Giacobbe è il suo popolo, invaso da potenti popoli senza timore del Signore.
Gerusalemme è divenuta per loro un abominio, una città immonda, da distruggere, radere al suolo, da votare allo sterminio.
Quando si abbandona il Signore non ci sono consolatori umani, mai se ne potranno trovare. L’unico e solo Consolatore è il Signore.
Se Lui consola, siamo consolati. Se Lui non consola, perché non può consolare, nessuno potrà recare una qualche consolazione al nostro cuore.
Il nostro Dio è insostituibile. Se vi fosse una cosa sola al mondo, o una sola persona che potesse sostituirlo, Lui sarebbe inutile, ininfluente.
È verità che mai dovrà essere dimenticata. Tutte le cose del mondo mai potranno sostituire il nostro Dio. Senza di Lui non c’è vera vita.
Quando una cosa è dichiarata abominio, essa va distrutta, ridotta in polvere, in cenere. È un abominio. Il peccato ha reso Gerusalemme un abominio.
Essendo abominio mai potrà esistere. Dovrà essere distrutta, cancellata, ridotta in polvere. Solo potrà essere ricostruita. L’idolatria è veramente abominevole.
Priva di Dio della sua gloria, del suo nome, della sua magnificenza per conferire queste cose a chi neanche esiste. Gli idoli sono la non esistenza.
Quando si cade nell’idolatria, il cuore è avvolto da oscurità e tenebre. Non vede più il bene. Si consegna tutto al male. Si va ben oltre il limite del peccato.
MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI
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