SPIEGAZIONE TEOLOGICA DEL CATECHISMO DI S. S. PIO X
Nessuno ha parlato della Provvidenza di Dio così bene come Gesù Cristo (Cfr. Mt 6, 25-34).
La cura che Dio ha delle sue creature si chiama Provvidenza,
I. Dio ha cura e provvidenza delle cose create. - Dio ha creato tutte le cose, dando loro l'essere e l'esistenza. Ma dopo averle chiamate all'esistenza non le abbandona a se stesse. La madre, data la vita al figlio, non lo abbandona, ma lo nutre del suo latte, lo cura con amore che non conosce limiti nel sacrificio e nella dedizione, lo educa e lo accompagna con i suoi aiuti e i suoi consigli finché Dio la lascia in vita sulla terra, per continuare la sua assistenza anche dal cielo, dove si fa angelo invisibile, ma sempre tutelare dei figli.
Se Dio non avesse cura del mondo che ha creato e delle singole cose che sono contenute nel mondo, ciò accadrebbe:
1) o perché ha fatto il mondo senza saperlo e ne ignora l'esistenza: ma questo ripugna all'infinita sapienza del Creatore;
2) o perché non può curarsene: ma chi ha dato l'essere può anche dare il modo di essere: se può creare, tanto più può avere cura delle sue creature;
3) o perché non vuole: ma è impossibile che l'Infinita Sapienza divina nel creare non assegni un fine alla sua creatura e non le dia i mezzi e l’assistenza per conseguire il fine stesso.
L'orologiaio non fabbrica gli orologi senza molla, senza quadrante o senza lancette, perché non servirebbero a nulla.
II... e le conserva. - La creatura rimane nel suo essere solo e in quanto continuamente lo riceve da Dio, che la conserva nell'esistenza. Come la creatura dipende da Dio in quanto all'inizio dell'esistenza, allo stesso modo ne dipende continuando ad esistere. Senza la conservazione divina tutti gli esseri creati cadrebbero nel nulla, non lasciando la minima traccia di sé, Una pallida immagine di questo fatto si può vedere nel fumo, che perdura finché è alimentato dal fuoco: cessato il fuoco, in breve, dopo aver vagolato incerto nell'aria, si disperde, scompare e si scompone nei suoi elementi primi, che entrano in altre combinazioni nelle quali il fumo non ha più alcuna parte.
«Diversamente da una fabbrica la quale, una volta costruita, sussiste anche senza l'architetto, il mondo non sussisterebbe un istante se Dio non lo conservasse. La ragione di questa differenza consiste in ciò, che l'architetto dà forma: alla fabbrica, ma non crea la materia con cui la costruisce; mentre la cosa creata intanto continua la sua sussistenza in quanto Dio, che l'ha tratta dal nulla, la sostiene e impedisce che ricada nel nulla» (SANT'AGOSTINO).
Lo Spirito Santo ha dettato queste parole nel libro della Sapienza (11, 26): Come potrebbe durare una cosa, se tu (o Dio) non volessi? E conservarsi quello che non fosse stato voluto da Te? Dio è la causa totale delle sue creature: ma non si potrebbe dire veramente tale se dipendessero da Lui solo nella creazione e non nella conservazione.
III. ... e le dirige al proprio fine. - Dalla vita di Giuseppe l'Ebreo (v. n. 11, esempio 2) risulta chiaramente come Dio conduca tutti gli avvenimenti, anche quelli umanamente più incomprensibili, al fine che Egli, nella sua infinita sapienza, ha loro prestabilito.
Dio, essendo sapienza infinita, ha assegnato ad ogni creatura un fine determinato e tutte le ha ordinate a un fine ultimo, che è la sua gloria. Il Signore ha fatto tutte le cose per se stesso (Prv.16,4). Ad ogni cosa Dio ha fissato uno scopo corrispondente, onde, dalla cospirazione di tutte le cose al proprio fine, risulti l'ordine meraviglioso del cosmo (1). Il sole ha il fine immediato di illuminare e diffondere calore; la nostra lingua di servire ad esprimere il pensiero, il fiore è per il frutto, il frutto per il seme, il seme per la pianta - il mondo vegetale per quello animale e questo per l'uomo. Ma tutte le cose, e l'uomo soprattutto, sono per la gloria di Dio. -
La Provvidenza divina opera nel dirigere le creature al loro fine immediato e ultimo ed è l'attuazione del piano meraviglioso di Dio nel dare l'essere alle creature.
IV .... con sapienza, bontà e giustizia infinita. - Nella creazione, nella conservazione e nel governo di tutte le cose rifulgono luminosamente la sapienza, la bontà e la giustizia infinita di Dio.
I) Con sapienza ... - L'universo intero è un ordine meraviglioso, in cui nulla è inutile; ogni cosa creata ha un fine particolare e tutte assieme tendono al fine comune, che è la celebrazione della gloria e della grandezza di Dio. Non importa che noi non conosciamo tutti i disegni della divina Provvidenza. Solo ne conosciamo una infinitesima parte: ma, a mano a mano che la scienza della natura e della rivelazione progredisce, scopre sempre più l'ordine meraviglioso dell'universo, che canta a voce spiegata la gloria e la grandezza della sapienza divina.
2) ... bontà - La bontà di Dio rifulge sovrana nell'ordine della Provvidenza divina che guida tutte le creature al loro fine particolare e al fine ultimo, secondo la loro natura. Le creature irrazionali sono guidate al loro fine da leggi fisiche immutabili; le creature intelligenti da leggi morali, che devono osservare liberamente. Tutto Dio ha creato per amore e tutto per amore governa. Tutto il bene che è nel mondo non è che una partecipazione della bontà infinita di Dio.
3) ... e giustizia infinita. - Le creature trovano la loro felicità nell'osservare l'ordine della divina Provvidenza. Le creature che liberamente osservano la legge divina hanno il premio che Dio ha stabilito, e in esso trovano la felicità per la quale sono create: in questa vita che è preparazione a quella futura, e nell'eternità, dove la felicità sarà piena ed eterna. La giustizia dii Dio si manifesta nel premio che essa assegna ai buoni e nel castigo che infliggerà agli empi, che sarà il trionfo definitivo dell'eterna giustizia e la restaurazione dell'ordine leso dalla libera trasgressione del peccato.
Riflessione. - Solo l'uomo, con la libera trasgressione delle leggi divine, può andare contro ai mirabili piani della divina Provvidenza. Perciò il peccato è il più grande male.
ESEMPI. - 1. Tobia. - La vita di Tobia, mirabilmente narrata nel libro della Sacra Scrittura che porta lo stesso nome, è un luminoso esempio della cura che Dio ha delle sue creature, e particolarmente di quegli uomini che lo servono con fedeltà. Tobia spese tutte le sue ricchezze per soccorrere i fratelli di prigionia, che gemevano sotto il giogo del re Salmanasar, in Assiria. Divenuto cieco mentre stava compiendo un'opera di carità, e caduto nella miseria, Tobia non perdette la fede in Dio. Il Signore volle alfine premiare la fedeltà e la carità di lui. Gli mandò l'Arcangelo Raffaele che, senza farsi conoscere, accompagnò il giovane e inesperto figlio di Tobia in un paese lontano, lo salvò dai pericoli che lo minacciavano durante il viaggio, specialmente da un pesce che lo aveva assalito nelle acque del fiume Tigri, gli somministrò i medicamenti per guarire la cecità del padre e liberare la futura sposa dal demonio, gli trovò una santa sposa, che gli diede tutta la sua ricchezza e tutto il suo casto amore. L'Arcangelo stesso andò a riscuotere una notevole somma dal debitore Gabelo nel lontano paese di Rages, e infine ricondusse il giovane con la sposa Sara nella casa paterna. Il vecchio Tobia riacquistò miracolosamente il dono della vista, le ricchezze perduti: ed ebbe la felicità di sapersi amato da Dio, che aveva gradito tutte le sue opere di carità e lo aveva voluto provare con la sofferenza, della quale lo aveva ritenuto degno e con la quale lo aveva santificato.
2. Gesù provvede con un miracolo il pane alla folta (Gv.6, 5-14)
Sac. C. T. DRAGONE, P. S. S. P.
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